Continuiamo il nostro viaggio nei mestieri della scienza dedicando il primo approfondimento del 2011, anno internazionale della Chimica, a questa disciplina di grande tradizione a Napoli, visto che entrambi i percorsi offerti nell’Ateneo fridericiano sono stati insigniti delle certificazioni europee di qualità. Eppure nel nostro Paese la Chimica soffre gli scarsi livelli di insegnamento scolastico, un fattore determinante per orientare le scelte degli studenti. I Corsi di Laurea in Chimica e Chimica Industriale sono, infatti, fra quelli con il minor numero di iscritti, nonostante quest’anno si siano registrate rispettivamente 180 e 60 matricole. È difficile pensare ad un campo in cui un chimico non possa trovare sbocchi: industrie chimiche, di trasformazione, farmaceutiche, cosmetiche, ASL, laboratori di analisi cliniche, ambientali, industriali. Nonostante questo, il settore, che continua a registrare buoni tassi di inserimento, presenta delle flessioni. I laureati sono, in genere, sottoutilizzati e chi cerca posizioni di vertice spesso deve trasferirsi all’estero (per approfondire le tematiche legate alla Chimica è disponibile il sito whatischemistry.unina.it).
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“Al liceo mi erano rimaste delle curiosità verso argomenti che sembravano interessanti ma che avevo solo intravisto. Erano gli anni ’60, quelli del boom della Chimica in Italia, sui giornali si parlava delle materie plastiche che allora cominciavano ad essere trattate su vasta scala e mi affascinava tutto quello che aveva a che fare con la trasformazione della materia”, racconta la prof.ssa Giuseppina Castronuovo, Presidente del Corso di Laurea in Chimica, la quale ricorda come è cominciata la sua vita di ricerca che l’ha condotta fin negli Stati Uniti al Politecnico di Brooklyn. “Eravamo solo cinque donne su cento iscritti”, dice. Una scelta della quale non si è mai pentita. “Il momento più bello della mia vita da studentessa è stato quello della tesi in Metallorganica. Lavoravo in condizioni sperimentali estreme, ma questo mi ha dato una consapevolezza ed una manualità che mi ha reso molto forte”. Tanti anni fa, sottolinea, “gli studenti di Chimica erano motivati, oggi questa percentuale è diminuita; mentre noi sapevamo di avere un mondo davanti, oggi gli orizzonti si sono chiusi”. La dote più importante per chi decida di studiare Chimica? “Non smettere mai di studiare”.
“Ho avuto la fortuna di avere a scuola una insegnante laureata in Chimica, questo mi ha permesso di capire che lo studio di questa disciplina non si risolve solo in formule da imparare a memoria”, ricorda il prof. Vittorio Petraccone, Presidente di Chimica Industriale, un Corso che concentra parte della sua formazione sull’impiantistica industriale avvicinando in questo modo i propri interessi all’Ingegneria. Aggiunge: “è importante presentare bene la materia. Dopo si scopre che è anche più bella di quanto intravisto. Godiamo di cattiva fama e di pessima divulgazione, eppure quel po’ di benessere diffuso a basso costo dipende dallo sviluppo della Chimica”, sottolinea il docente che si occupa di polimeri ed ha lavorato in passato presso l’Università statunitense del Massachussets. “Oggi la Chimica è diventata fortemente pervasiva in tanti campi, senza l’approccio molecolare, per esempio, è impossibile immaginare la Biologia, ma l’approccio è universale”, conclude.
Simona Pasquale
“Al liceo mi erano rimaste delle curiosità verso argomenti che sembravano interessanti ma che avevo solo intravisto. Erano gli anni ’60, quelli del boom della Chimica in Italia, sui giornali si parlava delle materie plastiche che allora cominciavano ad essere trattate su vasta scala e mi affascinava tutto quello che aveva a che fare con la trasformazione della materia”, racconta la prof.ssa Giuseppina Castronuovo, Presidente del Corso di Laurea in Chimica, la quale ricorda come è cominciata la sua vita di ricerca che l’ha condotta fin negli Stati Uniti al Politecnico di Brooklyn. “Eravamo solo cinque donne su cento iscritti”, dice. Una scelta della quale non si è mai pentita. “Il momento più bello della mia vita da studentessa è stato quello della tesi in Metallorganica. Lavoravo in condizioni sperimentali estreme, ma questo mi ha dato una consapevolezza ed una manualità che mi ha reso molto forte”. Tanti anni fa, sottolinea, “gli studenti di Chimica erano motivati, oggi questa percentuale è diminuita; mentre noi sapevamo di avere un mondo davanti, oggi gli orizzonti si sono chiusi”. La dote più importante per chi decida di studiare Chimica? “Non smettere mai di studiare”.
“Ho avuto la fortuna di avere a scuola una insegnante laureata in Chimica, questo mi ha permesso di capire che lo studio di questa disciplina non si risolve solo in formule da imparare a memoria”, ricorda il prof. Vittorio Petraccone, Presidente di Chimica Industriale, un Corso che concentra parte della sua formazione sull’impiantistica industriale avvicinando in questo modo i propri interessi all’Ingegneria. Aggiunge: “è importante presentare bene la materia. Dopo si scopre che è anche più bella di quanto intravisto. Godiamo di cattiva fama e di pessima divulgazione, eppure quel po’ di benessere diffuso a basso costo dipende dallo sviluppo della Chimica”, sottolinea il docente che si occupa di polimeri ed ha lavorato in passato presso l’Università statunitense del Massachussets. “Oggi la Chimica è diventata fortemente pervasiva in tanti campi, senza l’approccio molecolare, per esempio, è impossibile immaginare la Biologia, ma l’approccio è universale”, conclude.
Simona Pasquale