“Chi parte per l’Erasmus piange due volte, quando parte e quando ritorna”

Un incontro, diventato ormai una tradizione ad Ingegneria, per illustrare agli studenti la vasta offerta di accordi e scambi nell’ambito del Progetto Erasmus, rappresentata da ben 230 borse, suddivise per paesi e macroaree, e rispondere alle domande dei ragazzi che sono intervenuti numerosi per ascoltare le storie di chi è tornato e riflettere sulle opportunità offerte da un’avventura unica nella vita. La presentazione del nuovo bando Erasmus – c’è tempo fino al 28 febbraio per presentare la domanda – si è tenuta il 14 febbraio nell’Aula Bobbio della Facoltà. 
“Chi parte per l’Erasmus piange due volte, quando parte e quando ritorna”, dice Carlo Cattaneo, studente di Ingegneria Aerospaziale, citando il film Benvenuti al Sud. Partito con una borsa di cinque mesi nell’autunno del 2010 per il Politecnico di Delft, in Olanda, ha prolungato il soggiorno fino a ben quattordici mesi. “Grazie all’aiuto di un professore che aveva studiato a Napoli, sono riuscito a fare lì anche la tesi e il tirocinio. L’Erasmus è un’esperienza che tutti dovrebbero vivere ma sei mesi volano e alcune aziende ricercano, a volte in maniera mandatoria, persone con un anno di esperienza all’estero. Non pensate, però, di uscire tutte le sere, perché i soldi non bastano. Per sopperire alla scarsità della borsa, tanti ragazzi trovano dei lavori part-time. Anche io ne ho trovato uno, facevo i test su alcuni campioni di laboratorio. Dopo aver analizzato i miei, analizzavo anche quelli di altri laboratori”. 
“Si impara anche
 ad apprezzare 
casa propria”
Vivere tanti mesi lontani da casa richiede anche un grande spirito di adattamento. “Mi sono trovato a vivere in diverse condizioni – prosegue Carlo – In casa da solo, in uno studentato, in un appartamento con altri ragazzi olandesi. Vi chiederete perché non sono rimasto in Olanda e, invece, sono tornato qui per laurearmi? L’Università di Delft è un Politecnico enorme, con investimenti, nel solo ramo aerospaziale, pari a 27 milioni di euro, ma mi bastava studiare tre giorni, al più una settimana, per avere 30 agli esami e, quando sono partito, avevo la media del 25, non ero nessuno. Com’era possibile? Perché ho studiato qui. Il metodo di insegnamento che ho trovato all’estero è estremamente pratico, orientato all’industria, niente a che fare con quello che mi è stato insegnato in questa Facoltà, né con le cose che, credo, un ingegnere debba saper fare. Questa è la mia casa e questa è la mia università”. Certamente, andare all’estero dà maggiore fiducia in se stessi e nei propri mezzi: “non avrò più paura di partire e sostenere colloqui in Germania o altrove. Aiuta a superare tante paure legate agli esami ed ai voti. Si impara come funzionano altri sistemi, ma anche ad apprezzare casa propria. Alcuni problemi nel ritardo delle consegne, per esempio, sono identici dappertutto”, conclude Carlo. Giacomo Godsher, studente al secondo anno di Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione, che ha appena concluso l’Erasmus presso l’Università di Navarra (Spagna), sottolinea: “È un’esperienza che aiuta a crescere, perché mette in contatto non solo con la cultura del paese ospitante ma anche con quella di altre persone provenienti da tutto il mondo. È anche un’occasione preziosa per approfondire l’inglese e imparare un’altra lingua. Per molte aziende è più importante l’Erasmus nel curriculum che un centodieci e lode, perché testimonia apertura mentale ed una certa conoscenza linguistica”. Tanti i consigli da dare per gli aspiranti viaggiatori: “confermate anche sul sito dell’università estera la vostra partecipazione e verificate gli esami che andrete a sostenere. Se i crediti non corrispondono, concordate con il vostro docente il colloquio integrativo”. Alla riunione partecipa anche uno studente irlandese, appena arrivato a Napoli per l’Erasmus: “sono qui da due giorni e non mi aspettavo di dover parlare ad un pubblico così numeroso. Devo dire che sono un po’ spaventato. Sono venuto qui a Napoli seguendo il consiglio di alcuni amici che due anni fa hanno fatto l’Erasmus nella vostra università e si sono trovati molto bene”. 
Tesi e crediti:
i dubbi
degli studenti
Tantissime le domande dalla platea cui rispondono la dott.ssa Valeria Peluso e i professori Marina Fumo, Ettore Napoli e Antonio Lanzotti.
Se parto nel secondo semestre, posso prolungare la borsa? “Puoi arrivare al massimo a sette mesi perché i tempi sono un po’ più contratti”. 
Come reperire informazioni sull’Università ospitante e parlare con i ragazzi che vi sono stati? “In rete sono disponibili tutte le informazioni sulle Università. All’Ufficio Relazioni Internazionali dell’Ateneo, potete chiedere di prendere contatto con chi c’è già stato ma il grosso del lavoro lo dovete fare da soli”. 
Come funziona il learning agreement per la tesi? “Bisogna trovare un relatore qui, ma soprattutto nell’università che vi ospita. Se il promotore dell’accordo vi può aiutare, è un vantaggio. Meglio non partire per la tesi senza relatore e, più in generale, è difficile partire solo per preparare la tesi, perché è necessaria un’attenzione maggiore”. “Tutti i nostri scambi prevedono la possibilità di fare la tesi all’estero”, interviene al riguardo il prof. Massimiliano Fabbrocino del Corso di Laurea in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio.
E se uno studente in regola con gli esami ha solo tre mesi di tempo per la tesi all’estero? “Bisogna cambiare il punto di vista. L’Erasmus è un’esperienza che apre la mente, mentre laurearsi in un semestre in più o in meno non fa alcuna differenza. Rappresenta anche un modo per mettersi alla prova, una sorta di patentino per la vita ed il lavoro”.
Come faccio il learning agreement, se parto per sostenere solo esami a scelta? “Fai verificare gli esami che andrai a sostenere al responsabile della didattica del tuo Corso di Laurea, può essere un’occasione per studiare discipline che qui non ci sono”.
Qui gli esami sono tutti da nove crediti, ma altrove sono per lo più di cinque o sei. Devo trovare l’esatta corrispondenza? “Parlane con il Presidente del tuo Corso di Laurea. In generale, però, si cerca di avere una certa flessibilità”. 
È possibile sostituire due esami da 9 crediti con 3 da 6 crediti dello stesso ambito? “Dipende dall’esame, se pensiamo che affronti argomenti che vorremmo poter inserire nei programmi, se ne avessimo l’occasione, non c’è problema. Il guaio è quando ci sono crediti in più o in meno, cosa che capita spesso, per esami progettuali. In quei casi, capita che si perda qualche credito”. 
A marzo mi laureo alla Triennale e mi iscrivo alla Magistrale. Posso presentare domanda per il secondo anno Magistrale, anche se non ho crediti? “Puoi concorrere lo stesso, parti un po’ più in basso nella graduatoria. In ogni caso, non siete in tanti a presentare domanda nella vostra situazione”.
Dove possono andare gli studenti di Ingegneria Edile-Architettura? “Sia in Facoltà di Ingegneria che di Architettura. In questi casi, incoraggiamo i ragazzi a seguire lezioni di tipo progettuale per fare esperienze diverse, con corsi che qui non ci sono”. 
Erasmus ai 
Dipartimenti 
dal prossimo anno
Diversi i commenti degli studenti al termine dell’incontro. “Alcune informazioni sono disponibili anche sul sito, ma è stato interessante partecipare perché i docenti ci hanno incoraggiato a partire e rassicurato soprattutto sul riconoscimento del lavoro svolto. Peccato che per il nostro indirizzo ci siano pochi scambi attivi”, dice Francesco Ventola, studente triennale di Ingegneria per l’Automazione. “Abbiamo ancora le idee confuse. Dai piani di studio, infatti, è difficile capire quale sia la meta più adatta. C’è poi tanto altro da capire: la disponibilità di alloggi, i servizi, i corsi di lingua. Sarebbe, in ogni caso, preferibile scegliere un paese dove si parli l’inglese, perché è la lingua che ci servirà in futuro. Inoltre, il bando dura un mese, la domanda non è proprio semplice da compilare ed è periodo d’esami”, sostengono Alessia Autiero, Sara Mormone e Luigi Neri. “Noi siamo in una situazione un po’ particolare. Vorremmo fare la tesi all’estero, in Olanda, abbiamo anche già contattato un docente disponibile, ma non sappiamo come fare, perché si tratta di una università non aderente all’Erasmus”, dicono Carlo Rossi e Federica Citarella, iscritti al Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura. “Credo sia importante sottolineare che l’anno prossimo ci sarà una piccola rivoluzione, perché, come avviene anche in altri paesi, il programma Erasmus sarà affidato ai Dipartimenti. Sarà una nuova scommessa”, anticipa il prof. Giorgio Serino, soddisfatto per la crescita registrata in questi anni dal programma in Facoltà: “È aumentato il numero degli studenti che vanno all’estero e, anche se con numeri più contenuti, anche quello degli studenti stranieri ospiti i quali, in genere, si trovano sempre molto bene”.
Simona Pasquale
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