“Diventare medico non è solo una scelta professionale, ma morale e sociale”

“La Sun è un Ateneo medio-grande, per cui ha i vantaggi di essere abbastanza grande, ma non gli svantaggi di cui soffre un mega-Ateneo – afferma il prof. Alfonso Barbarisi, Direttore del Dipartimento di Scienze Anestesiologiche, Chirurgiche e dell’Emergenza nonché docente di Chirurgia generale – La nostra Scuola di Medicina deriva dalla grande tradizione della medicina napoletana, proveniamo dalla Facoltà originaria da cui, successivamente, si è formata la Scuola della Federico II”. Si avvale di una parte laboratoristica “egregia, dal punto di vista della produzione scientifica, mentre la parte clinica è divisa tra la medicina territoriale vicina al centro storico di Napoli, e una medicina proiettata verso la ricerca tecnologica avanzata, a Cappella Cangiani”. L’internazionalizzazione è uno dei punti forti non solo dell’Ateneo, ma dell’area medica nello specifico. “Abbiamo fatto degli sforzi enormi, in questo senso, stipulato convenzioni con l’Argentina, la Russia e, ultimamente, preso parte ad un importante progetto, in collaborazione con il Ministero degli Esteri, che permetterà ai nostri giovani chirurghi di fare pratica in Palestina, perché per medici neo-laureati è importantissimo vedere un’altra realtà”. 
Secondo il prof. Barbarisi, “diventare medico non è solo una scelta professionale, ma morale e sociale. Significa condividere le sofferenze degli altri e risolverle. È difficile ma affascinante, una sfida anche con se stessi”. Lo studio, poi, non finisce con il conseguimento della laurea. “È necessario sempre studiare per dare contributi ai malati, e poi non si finisce mai di imparare. Chi opta per questo percorso di studi deve, senza dubbio, avere una forte tensione verso la vita”. Fin dal primo anno, per una buona riuscita degli studi, è importante distribuirsi bene il carico di lavoro. “Al primo semestre, i nostri studenti affrontano lo studio di Chimica, Fisica e Biologia, tutte materie di base che i ragazzi hanno trovato anche ai test d’ingresso – spiega la prof.ssa Maria Lepore, docente di Fisica medica presso le sedi universitarie di Napoli e Caserta – quindi, se si impegnano dal primo giorno, senza rimandare lo studio individuale, possono superare bene il primo anno”. I programmi vengono svolti con un doppio obiettivo: “omogeneizzare le conoscenze della platea studentesca, procedendo con un riepilogo delle tematiche principali, per poi passare allo studio degli argomenti tipici dell’applicazione in Medicina”. L’impegno è il fattore determinante. “I ragazzi sono consapevoli di aver scelto un percorso abbastanza lungo e complesso. La cosa che ripeto sempre a loro è di studiare senza cercare di memorizzare tutto, piuttosto ragionare e capire ciò che si legge”, conclude la professoressa.
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