“È un po’ come viaggiare stando fermi”

I ran, Iraq, Turchia, Tunisia, Albania, Israele, Canada, Brasile. Sono alcuni dei Paesi di provenienza degli studenti del Corso di Laurea in Medicina in lingua inglese che è attivo da sei anni all’Università Vanvitelli. Lo frequentano complessivamente, considerando la platea dal primo al sesto anno, 142 ragazze e ragazzi. Gli italiani sono il 40% del totale. Gli studenti che provengono da Israele rappresentano il 27%. Ci sono, poi, allievi che sono venuti a studiare a Napoli dal Regno Unito (4%), dalla Grecia, dal Brasile, dagli Stati Uniti, dalla Turchia e dallo Sri Lanka (3% per ciascuna di queste nazionalità), dal Canada e dall’Iraq (2% da ognuno dei due). Lettonia, Moldavia, Paesi Bassi, Nigeria, Pakistan, Panama, Russia, Tunisia, Albania, Bosnia Erzegovina, Cipro, Finlandia, India ed Iraq sono rappresentati dall’uno per cento ciascuno degli studenti iscritti. Ma quali sono i motivi che inducono un ragazzo a frequentare il Corso in inglese? Per molti la motivazione principale è rappresentata dal desiderio di partecipare ad una competizione per l’ammissione che offra maggiori opportunità di quella che seleziona nella loro patria gli aspiranti camici bianchi. È il caso, per esempio, degli israeliani. In quel Paese, infatti, il rapporto tra posti disponibili negli Atenei e domande è particolarmente sfavorevole per i candidati. Per altri, per esempio i canadesi, la decisione di venire in Italia è anche il frutto di una valutazione dei costi molto elevati che comporta nel loro Paese di origine frequentare l’università per diventare medici. Tra gli italiani conta anche la considerazione che, essendo ormai l’orizzonte lavorativo dei futuri medici transnazionale, può essere utile iniziare a studiare da subito in inglese, per non farsi trovare impreparati dopo la laurea. Condizione necessaria, naturalmente, è che si conosca molto bene la lingua, ed infatti le biografie di buona parte delle ragazze e dei ragazzi italiani impegnati nel Corso di Studi raccontano di viaggi all’estero, soggiorni più o meno prolungati oltre frontiera, frequentazione di scuole ed istituti di lingua.
Il futuro è all’estero per gli italiani
“Le scuole italiane di Medicina hanno una ottima reputazione in Grecia”, dice Marilena Bediava, una ragazza ellenica che ha 24 anni e sogna di diventare cardiologa. “Conoscevo già bene l’inglese – racconta – e per questo ho scelto di iscrivermi qui. L’inizio è stato davvero molto duro perché ho lasciato la mia famiglia, gli amici e le abitudini. Gradualmente, però, mi sono inserita. Nuove amicizie, la vita universitaria, insomma ho preso confidenza con la mia nuova realtà. Oggi va molto meglio, nonostante, devo dire, non manchino episodi che mi amareggiano. L’ultimo pochi giorni fa, quando sono stata rapinata di notte mentre rientravo a casa”. Il suo bilancio, naturalmente provvisorio, è in ogni caso positivo: “Mi piace imparare in inglese e mi piace la scelta di studiare Medicina. Non mi pento”. Il che non le impedisce di sottolineare con onestà ed obiettività talune criticità del Corso di Studi che frequenta. Una, in particolare, è questa: “Alcuni docenti non sono, purtroppo, particolarmente attenti e particolarmente presenti”. Il futuro? “Dopo la laurea e la specializzazione vorrei tornare in Grecia ed esercitare lì la professione”. Mariarosaria Magaldi, 24 anni, di Torre del Greco, ha puntato su Medicina in inglese perché le piacerebbe dopo la laurea “svolgere una esperienza formativa all’estero e sono certa che questo percorso che sto portando avanti qui alla Vanvitelli si rivelerà prezioso ed utile a raggiungere il mio obiettivo”. Mariarosaria ha vissuto 4 mesi all’estero ed ha perfezionato l’inglese, che già aveva studiato, in quella circostanza. “Ciononostante – ammette – l’inizio del percorso universitario non è stato semplice. Studiare Medicina in inglese, per un italiano, sia pure padrone della lingua straniera, non è mai banale. Per fortuna i neuroni si adattano e con il tempo ho superato le iniziali difficoltà”. Per una giovane campana, sottolinea la studentessa torrese, frequentare un Corso universitario marcatamente caratterizzato dalla presenza di ragazze e ragazzi che provengono da ogni parte del mondo è un po’ come viaggiare stando fermi, senza spostarsi da casa. “Il fatto che mi abbia dato l’opportunità di relazionarmi con coetanei cresciuti in ambiti culturali diversi dal mio – sottolinea – è certamente una delle caratteristiche più belle del Corso di Studi di Medicina che sto frequentando”. Anche Mariarosaria ambisce ad un futuro da cardiologa. Un’altra italiana, Laura Colaciro, che ha 23 anni, vorrebbe diventare gastroenterologa. “Sono molto contenta della scelta di studiare Medicina in inglese – dice – perché sarà più facile, dopo la laurea, andare fuori a lavorare. Sono convinta che sarà necessario ed è giusto che mi prepari sin da ora. Penso alla Germania o al Regno Unito come possibili mete”. Film, telefilm e musica in lingua originale sono stati la palestra attraverso la quale Colaciro ha imparato l’inglese. Del Corso, prosegue, “apprezzo in particolare il fatto che siamo venti in una classe. È una situazione che offre l’opportunità di svolgere attività pratica più frequentemente che nei Corsi di Studio in Medicina frequentati da centinaia di studenti per ogni anno. Mi piace di meno che ci siano docenti i quali fanno il bello ed il cattivo tempo. Non tutti, per esempio, sono molto presenti”.
Padroneggiano l’inglese e non solo…
È venuto a studiare a Napoli dal Canada, dove viveva nei pressi di Toronto, il ventiduenne Imaud Syed. “Sono stati due i motivi – racconta – alla base della mia scelta. Negli Stati Uniti ed in Canada il percorso per diventare medici è lungo – 4 anni al College e 4 alla Medical School – ed è molto costoso. I miei familiari, in particolare mia madre, mi hanno invitato a guardare nel mondo, per così dire, per cercare una soluzione meno gravosa. Sono venuto qui con mia sorella”. Rispetto al Canada ed agli Stati Uniti, prosegue, “la vita a Napoli scorre più lentamente”. Per il suo post lauream Imaud ha in mente di viaggiare ancora: “Sto valutando varie possibilità. Inghilterra, Germania, Nord Europa”. Limor Buck è una ragazza che è nata ad Haifa, in Israele, ed è innamorata di Napoli e dei napoletani: “Gente aperta e calorosa, mi piace molto”. Prima di approdare in Italia ha frequentato un corso di lingua. Oggi parla l’italiano fluentemente e la nostra è diventata una delle tante – 7 – lingue che padroneggia. Il suo obiettivo è diventare chirurgo. È israeliana anche Chen Maman, che ha 26 anni. “Nel mio Paese – dice – entrare a Medicina è veramente una impresa sovrumana. I posti in palio in tutta Israele sono circa 400 e partecipano ogni anno decine di migliaia di candidati. Ho scelto l’Italia perché ero già stata in vacanza a Roma e mi ero trovata benissimo”. Ha iniziato l’Università convinta di tornare in Israele non appena conseguita la laurea, poi ha cambiato idea. “Non so se davvero ora è questo il mio desiderio o se mi piacerebbe rimanere qui in Italia. O, magari, andare in Gran Bretagna”.
Fabrizio Geremicca
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