“Il Policlinico dei paradossi”

Il Policlinico dei paradossi. E’ quello della Seconda Università degli Studi di Napoli, che ha recentemente ricevuto la visita del Ministro della Salute Girolamo Sirchia, in occasione della quale le RdB (Rappresentanze di Base), hanno diffuso un eloquente volantino. “Egregio Ministro Sirchia, anche il fumo negli occhi nuoce gravemente alla salute”, questo lo slogan con cui si è voluto sintetizzare la caratteristica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria: da un lato un volto funzionale, moderno, efficiente, quello del Policlinico che affaccia su via del Sole, dall’altro un volto trascurato e degradato, assolutamente fatiscente, quello che affaccia su piazza Miraglia. “I vertici dell’Azienda Ospedaliera Universitaria –si legge nel volantino- la accompagneranno sicuramente in una ‘visita guidata’, lontana dalla realtà assistenziale che noi e gli utenti condividiamo, tra innumerevoli disagi, giorno per giorno. Non si lasci incantare dai loro sorrisi e vada al padiglione che ospita rianimazione, tossicologia e chirurgia, provi a dare un’occhiata al montacarichi multiuso, che trasporta indifferentemente rifiuti speciali, pazienti post-operatori, cibo e salame. Le basterà per capire come vanno le cose ‘dietro le quinte’ della scenografia di facciata. Per il diritto al Bene Salute”. Uno dei promotori della manifestazione di protesta è Peppe Vitale, infermiere professionale e dirigente della RdB. “Abbiamo colto nel segno – dice Vitale- abbiamo avuto un buon impatto sia con l’utenza che con il personale. Il Ministro però non ha voluto accettare il nostro volantino, com’era prevedibile. La cosa che fa riflettere è che comunque nel suo intervento in aula ha detto le stesse cose che sosteniamo noi. Pare tra l’altro che dopo il nostro intervento l’abbiano portato anche al di fuori del complesso di S. Andrea delle Dame, è un piccolo risultato”. Vitale denuncia una situazione di estrema confusione, con difficoltà operative, di gestione e di spesa. A partire da piccole cose come i costi dei prodotti distribuiti attraverso le macchinette automatiche, più elevati rispetto a quelli praticati nelle facoltà non mediche, fino a grandi problemi come quelli della gestione dell’attività ambulatoriale da parte dei docenti, che devono garantire un impegno minimo di 15 ore settimanali di assistenza, pur essendo pagati come degli ospedalieri. “Scontiamo la presenza di un’accademia abbastanza conservatrice, poco avvezza a mettersi in discussione”, dice Vitale. E gli studenti quanto risentono di tutto questo? “Lo studente di Medicina è uno studente atipico”, risponde il sindacalista, “viene selezionato all’origine e spesso è legato a nomi di docenti o medici ospedalieri. Lo studente non può parlare, non gli conviene perché ha interesse a coltivare conoscenze per il suo futuro. Quello che è certo è che risulta estremamente difficile per i ragazzi mettere piede nei reparti e visitare qualche paziente durante gli anni di università, anche se dovrebbero farlo”.
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