Oddio non ce la faccio! Quasi tutti gli studenti, almeno una volta nella vita, hanno pronunciato questa frase. Ma evitare l’ansia, in una Facoltà basata sul metodo sperimentale, è possibile. Studenti e docenti con esperienza di orientamento e tutorato ci raccontano come. “Ogni persona trova il proprio metodo, ma i migliori risultati si ottengono con la strategia. Pianificate preventivamente gli esami e ricordatevi che non sono slegati fra loro”, suggerisce il dott. Aniello Murano, ricercatore di Informatica. Che sottolinea: “Il voto non è fine a se stesso, è un avviso per il futuro. Se è basso, ci sono conoscenze importanti per l’avvenire da recuperare”. I consigli: “Studiate in gruppo, non mollate i corsi, anche quando costa fatica, non scoraggiatevi se avete sostenuto pochi esami e sfruttate tutte le piattaforme di e-learning disponibili. Dal canto nostro, cerchiamo di trattenere quante più persone possibile, svolgendo piccoli progetti, con esercizi che coprono una parte dell’esame. In questo modo cresce il numero delle persone promosse al primo appello”.
“In Matematica, il linguaggio è lo scheletro della materia, fortemente legato al metodo”, spiega il dott. Ulderico Dardano, ricercatore di Matematica. Uno scheletro su cui si fonda il processo legato alla successione: “premessa, considerazione, risultato”. In pratica, la dimostrazione. “Non è scontato che le persone sappiano cosa sia una dimostrazione. Gli studi classici, oggi meno diffusi, permettevano un miglior approccio alla disciplina”. “Il nostro compito è aiutare i ragazzi a formare le categorie del linguaggio e far venire voglia e necessità di congetturare”, prosegue il matematico. Che esorta: “Non serve imparare a memoria il libro o studiare solo nel fine settimana. E nemmeno prendere gli appunti e riguardarseli a casa. Senza una rielaborazione, non c’è speranza di fare Matematica, né bene, né male. Chi ha scelto un corso biologico, può chiedere al docente di avvicinare la disciplina ai propri interessi, con richiami espliciti alle attività di un biologo”.
Scopriamo, ora, come si organizzano gli studenti. “All’inizio studiavo da solo, con il tempo ho imparato ad ascoltare gli altri. È utile per affrontare Algebra Lineare e Geometria, in cui non ci sono figure, solo vettori e strutture”, racconta Luigi Terracciano, iscritto a Matematica. “Trovare il proprio metodo di studio presuppone una ricerca, che deve cominciare prima possibile. Solo al secondo anno ho cominciato a registrare le lezioni e a ricopiare gli appunti volta per volta, ma forse si dovrebbe approfittare della relativa semplicità delle materie del primo anno e della disponibilità dei professori per costruirsi un metodo. Diversamente, il problema si ripresenterà”, dice il collega Vincenzo Schiano. La ricetta di Roberto Capasso, studente di Informatica: “le basi necessarie per astrarre concetti matematici si possono acquisire facendo continui confronti con la realtà, sempre, però, dopo aver approfondito ogni paragrafo. L’approccio più duro è con i docenti, che hanno una propria velocità, e gli studenti devono adattarsi. Se non riuscite a tenere subito il ritmo, non buttatevi a studiare troppi esami contemporaneamente. Meglio sostenere prima i fondamentali, soprattutto Algebra”. “Dopo aver studiato attentamente la teoria, bisogna fare gli esercizi. Se i risultati sono buoni, si può andare avanti, altrimenti si deve ricominciare da capo”, raccomanda Giuseppe Ferone, iscritto a Fisica. “Sostenete subito gli esami propedeutici. Meglio un solo esame fondamentale a semestre, piuttosto che tanti esami inutili per passare all’anno successivo – consigliano Elvira Bassolino e Luciana Celli, studentesse di Biologia Generale e Applicata – Chiudersi in casa con il libro fa perdere tante occasioni che l’università offre: corsi di recupero, attività di tutorato, laboratori sostitutivi degli scritti, confronto con i docenti. Non prendere bene gli appunti, affidandosi totalmente al libro di testo, è un errore comune il primo mese. I docenti, a lezione, spiegano cose in più che non si trovano in alcun manuale”.
“In Matematica, il linguaggio è lo scheletro della materia, fortemente legato al metodo”, spiega il dott. Ulderico Dardano, ricercatore di Matematica. Uno scheletro su cui si fonda il processo legato alla successione: “premessa, considerazione, risultato”. In pratica, la dimostrazione. “Non è scontato che le persone sappiano cosa sia una dimostrazione. Gli studi classici, oggi meno diffusi, permettevano un miglior approccio alla disciplina”. “Il nostro compito è aiutare i ragazzi a formare le categorie del linguaggio e far venire voglia e necessità di congetturare”, prosegue il matematico. Che esorta: “Non serve imparare a memoria il libro o studiare solo nel fine settimana. E nemmeno prendere gli appunti e riguardarseli a casa. Senza una rielaborazione, non c’è speranza di fare Matematica, né bene, né male. Chi ha scelto un corso biologico, può chiedere al docente di avvicinare la disciplina ai propri interessi, con richiami espliciti alle attività di un biologo”.
Scopriamo, ora, come si organizzano gli studenti. “All’inizio studiavo da solo, con il tempo ho imparato ad ascoltare gli altri. È utile per affrontare Algebra Lineare e Geometria, in cui non ci sono figure, solo vettori e strutture”, racconta Luigi Terracciano, iscritto a Matematica. “Trovare il proprio metodo di studio presuppone una ricerca, che deve cominciare prima possibile. Solo al secondo anno ho cominciato a registrare le lezioni e a ricopiare gli appunti volta per volta, ma forse si dovrebbe approfittare della relativa semplicità delle materie del primo anno e della disponibilità dei professori per costruirsi un metodo. Diversamente, il problema si ripresenterà”, dice il collega Vincenzo Schiano. La ricetta di Roberto Capasso, studente di Informatica: “le basi necessarie per astrarre concetti matematici si possono acquisire facendo continui confronti con la realtà, sempre, però, dopo aver approfondito ogni paragrafo. L’approccio più duro è con i docenti, che hanno una propria velocità, e gli studenti devono adattarsi. Se non riuscite a tenere subito il ritmo, non buttatevi a studiare troppi esami contemporaneamente. Meglio sostenere prima i fondamentali, soprattutto Algebra”. “Dopo aver studiato attentamente la teoria, bisogna fare gli esercizi. Se i risultati sono buoni, si può andare avanti, altrimenti si deve ricominciare da capo”, raccomanda Giuseppe Ferone, iscritto a Fisica. “Sostenete subito gli esami propedeutici. Meglio un solo esame fondamentale a semestre, piuttosto che tanti esami inutili per passare all’anno successivo – consigliano Elvira Bassolino e Luciana Celli, studentesse di Biologia Generale e Applicata – Chiudersi in casa con il libro fa perdere tante occasioni che l’università offre: corsi di recupero, attività di tutorato, laboratori sostitutivi degli scritti, confronto con i docenti. Non prendere bene gli appunti, affidandosi totalmente al libro di testo, è un errore comune il primo mese. I docenti, a lezione, spiegano cose in più che non si trovano in alcun manuale”.