Dal primo novembre il prof. Gaetano Ciarcia, Ordinario di Anatomia Comparata e Citologia presso il Dipartimento di Biologia, Scuola Politecnica e delle Scienze di Base, è in pensione. Volto molto noto tra docenti, amministrativi e studenti di Scienze, prima di andare via ha affidato un messaggio ad Ateneapoli: “Ringrazio i colleghi, il personale tecnico e amministrativo e gli studenti della Federico II per essere stati miei compagni di viaggio. Augurandovi di vivere l’Università con professionalità, competenza ed entusiasmo, vi saluto con l’affetto, l’amicizia e la stima di sempre”.
Professore, come sono stati i suoi esordi alla Federico II?
“Da studente fuorisede, io sono originario di Pietradifusi, un paesino della provincia di Avellino e mio papà era artigiano, ebbi un alloggio nello Studentato alle spalle della Facoltà di Veterinaria. La Casa dello Studente Miranda. Non si stava male, avevamo una stanzetta singola, anche se i servizi erano in comune. Frequentavo assiduamente e studiavo. Ricordo che all’epoca alcuni colleghi, antesignani degli odierni rappresentanti, si interessavano se c’erano problemi per i buoni pasto o per altri. Uno era Silvano Masciari, che poi ritrovai anni dopo nelle vesti di assessore comunale a Napoli con il Psi”.
Quando e con chi si è laureato?
“Nell’anno accademico 1972/1973 con il prof. Gianfranco Ghiara, che poi divenne Preside e Prorettore. A maggio di quell’anno la prof.ssa Filosa, che era un’assistente, andò all’estero ed io ottenni la mia prima supplenza di Anatomia comparata. Un paio di anni più tardi un altro professore, che era assistente, scattò ad ordinario. Il suo posto fu messo a supplenza e lo ebbi. Sono stato ricercatore. Poi associato ed infine ordinario”.
Lei è stato il fondatore del diploma di Laurea in Biologia delle produzioni marine. Come nacque l’idea?
“Tutto iniziò con un incontro sul mare a Torre del Greco. Ci stava un Commissario, un professore universitario. Ebbi modo di vedere che erano in corso lavori agli ex Mulini Marzoli, che il Comune aveva acquistato. Commentai che sarebbe stato bello utilizzarli per una iniziativa sul mare. Giorni dopo il Commissario mi fece chiamare e nacque così il progetto del diploma di laurea, poi laurea breve”.
Come mai è durato solo alcuni anni?
“Un po’ il territorio non ha risposto adeguatamente nell’accogliere i nostri studenti come tirocinanti, un po’ ci fu il problema del numero eccessivo di corsi in Biologia negli Atenei campani. Mi spesi per salvare quella proposta, anche perché si diversificava dalle altre lauree in Biologia. Purtroppo non ci riuscii. Facemmo anche un Master di primo livello con la stazione Dohrn, ma è durato solo un anno. Resta la soddisfazione di avere contribuito a formare giovani preparati nell’ambito della biologia marina. Pensi che una mia ex studentessa ora lavora in Australia in progetti di tutela e conservazione della barriera corallina”.
Da dove è nata questa passione per il mare in un irpino?
“Fino a 18 anni avrò visto il mare cinque o sei volte. Con gli amici l’acqua che frequentavo era quella del fiume Calore. I sapori ed i profumi del mare erano solo quelli che arrivavano in tavola quando il martedì ed il venerdì nei mercatini dei nostri paesi irpini arrivavano i prodotti della costiera amalfitana. Li portavano i pescatori con le lambrette. Era una festa, così come quando portavano i fichi d’india. Poi ho scoperto il mare da studente a Napoli e, ancor di più, dopo il matrimonio. Ho sposato una signora della costiera sorrentina. Ho vissuto per anni a Sorrento ed ora sono a Piano di Sorrento. Gaetano Milone, un caro amico, mi coinvolge nelle sue uscite a pesca in cerca di totani”.
Torniamo alla sua esperienza di docente. È stato severo?
“Volevo che studiassero. Non largheggiavo nei voti, ma, se incontravo uno bravo, lo premiavo senza problemi con il massimo. Davo impegno e volevo impegno, perché ho sempre ritenuto che l’Università sia una cosa seria. Praticavo una didattica per certi aspetti innovativa. Per esempio, quando ancora non si usavano le prove intercorso sottoponevo agli studenti un compito scritto a domande aperte a lezioni in corso, in modo da poter valutare la preparazione e intervenire prima che si presentassero impreparati all’esame”.
Le dispiace andare via dall’Università?
“Lascio un mondo che è stata la mia vita per oltre 40 anni. Devo anche dire che l’Università è profondamente cambiata rispetto a quando sono arrivato io e con essa pure la biologia, sempre più ancella della medicina. Per fortuna interessi e passioni non mi mancano e li coltiverò con più tempo libero a disposizione”.
Professore, come sono stati i suoi esordi alla Federico II?
“Da studente fuorisede, io sono originario di Pietradifusi, un paesino della provincia di Avellino e mio papà era artigiano, ebbi un alloggio nello Studentato alle spalle della Facoltà di Veterinaria. La Casa dello Studente Miranda. Non si stava male, avevamo una stanzetta singola, anche se i servizi erano in comune. Frequentavo assiduamente e studiavo. Ricordo che all’epoca alcuni colleghi, antesignani degli odierni rappresentanti, si interessavano se c’erano problemi per i buoni pasto o per altri. Uno era Silvano Masciari, che poi ritrovai anni dopo nelle vesti di assessore comunale a Napoli con il Psi”.
Quando e con chi si è laureato?
“Nell’anno accademico 1972/1973 con il prof. Gianfranco Ghiara, che poi divenne Preside e Prorettore. A maggio di quell’anno la prof.ssa Filosa, che era un’assistente, andò all’estero ed io ottenni la mia prima supplenza di Anatomia comparata. Un paio di anni più tardi un altro professore, che era assistente, scattò ad ordinario. Il suo posto fu messo a supplenza e lo ebbi. Sono stato ricercatore. Poi associato ed infine ordinario”.
Lei è stato il fondatore del diploma di Laurea in Biologia delle produzioni marine. Come nacque l’idea?
“Tutto iniziò con un incontro sul mare a Torre del Greco. Ci stava un Commissario, un professore universitario. Ebbi modo di vedere che erano in corso lavori agli ex Mulini Marzoli, che il Comune aveva acquistato. Commentai che sarebbe stato bello utilizzarli per una iniziativa sul mare. Giorni dopo il Commissario mi fece chiamare e nacque così il progetto del diploma di laurea, poi laurea breve”.
Come mai è durato solo alcuni anni?
“Un po’ il territorio non ha risposto adeguatamente nell’accogliere i nostri studenti come tirocinanti, un po’ ci fu il problema del numero eccessivo di corsi in Biologia negli Atenei campani. Mi spesi per salvare quella proposta, anche perché si diversificava dalle altre lauree in Biologia. Purtroppo non ci riuscii. Facemmo anche un Master di primo livello con la stazione Dohrn, ma è durato solo un anno. Resta la soddisfazione di avere contribuito a formare giovani preparati nell’ambito della biologia marina. Pensi che una mia ex studentessa ora lavora in Australia in progetti di tutela e conservazione della barriera corallina”.
Da dove è nata questa passione per il mare in un irpino?
“Fino a 18 anni avrò visto il mare cinque o sei volte. Con gli amici l’acqua che frequentavo era quella del fiume Calore. I sapori ed i profumi del mare erano solo quelli che arrivavano in tavola quando il martedì ed il venerdì nei mercatini dei nostri paesi irpini arrivavano i prodotti della costiera amalfitana. Li portavano i pescatori con le lambrette. Era una festa, così come quando portavano i fichi d’india. Poi ho scoperto il mare da studente a Napoli e, ancor di più, dopo il matrimonio. Ho sposato una signora della costiera sorrentina. Ho vissuto per anni a Sorrento ed ora sono a Piano di Sorrento. Gaetano Milone, un caro amico, mi coinvolge nelle sue uscite a pesca in cerca di totani”.
Torniamo alla sua esperienza di docente. È stato severo?
“Volevo che studiassero. Non largheggiavo nei voti, ma, se incontravo uno bravo, lo premiavo senza problemi con il massimo. Davo impegno e volevo impegno, perché ho sempre ritenuto che l’Università sia una cosa seria. Praticavo una didattica per certi aspetti innovativa. Per esempio, quando ancora non si usavano le prove intercorso sottoponevo agli studenti un compito scritto a domande aperte a lezioni in corso, in modo da poter valutare la preparazione e intervenire prima che si presentassero impreparati all’esame”.
Le dispiace andare via dall’Università?
“Lascio un mondo che è stata la mia vita per oltre 40 anni. Devo anche dire che l’Università è profondamente cambiata rispetto a quando sono arrivato io e con essa pure la biologia, sempre più ancella della medicina. Per fortuna interessi e passioni non mi mancano e li coltiverò con più tempo libero a disposizione”.