Crediti formativi e programmi d’esame. Secondo gli studenti del Dipartimento di Scienze Politiche ‘Jean Monnet’ non c’è una giusta corrispondenza e, alle porte della sessione d’esami, ciò non può che destare critiche. “I ragazzi lamentano una scarsa chiarezza. Vorrebbero capire com’è definito il numero dei crediti in relazione al carico didattico di ciascun insegnamento – afferma Domenico Della Peruta, rappresentante degli studenti – Inoltre, spesso, i professori comunicano il programma di studi durante le lezioni piuttosto che all’inizio del corso”. Presupposto che quasi tutti gli esami del primo anno di Scienze Politiche, essendo annuali, valgono dodici crediti, il vero problema è l’incongruenza tra programmi e crediti. A titolo d’esempio, “l’esame di Storia moderna e contemporanea vale dodici crediti. È molto corposo e, infatti, prevede lo studio di vari testi per un ammontare di circa 2500 pagine – spiega Raffaele Ausiello, rappresentante iscritto al secondo anno della Triennale in Scienze Politiche – Un esame con un programma più ridotto, a questo punto, dovrebbe assegnare meno crediti, e invece no. Sociologia prevede sicuramente delle ore di studio in meno, tenuto conto che il programma consta di circa cinquecento di pagine, ma vale sempre dodici crediti”. Un’ulteriore differenza è percepita rispetto agli altri Dipartimenti. “Il programma di Diritto privato è praticamente identico a quello che studiano gli iscritti di Giurisprudenza – dice Francesco Iannone, 22enne rappresentante, originario di Villa Literno – però da noi vale i soliti dodici crediti, mentre a Giurisprudenza ne vale quattordici”. La questione dei crediti non tocca solo gli esami, ma anche le altre attività didattiche che dovrebbero stimolare i ragazzi a frequentare il Dipartimento. “Partecipiamo a tanti seminari, – continua Francesco – alcuni anche molto lontani dalla nostra realtà, come quelli di Storia, ma non ci vengono riconosciuti i crediti che ci erano stati assicurati all’inizio degli incontri”. Alla base di ciò, forse, manca la comunicazione tra studenti e corpo docente. “È scarsa, – concludono i ragazzi – una grossa percentuale dei nostri professori non risponde alle mail, o lo fa in ritardo di una o due settimane”.