È un laureato in Architettura alla Federico II il vincitore di Archiprix 2013 per la sezione Restauro (premio di 2 mila euro), concorso bandito dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Architetti per premiare le migliori tesi di laurea. Si chiama Marzio Di Pace, ha 28 anni e si è laureato nel 2012 in Restauro architettonico, relatrice la professoressa Renata Picone. Titolo della tesi: Restauro del moderno. La fabbrica di ceramiche Solimene a Vietri sul Mare. Centodieci e lode il voto. “Ho studiato a Napoli – dice l’architetto Di Pace – ma sono originario di Salerno e sin da bambino ho osservato con curiosità l’edificio che, a Vietri, ospita la fabbrica Solimene. Ho scoperto poi, crescendo, la sua storia, che s’interseca con quella dell’architetto Paolo Soleri, il progettista. Quell’edificio è infatti l’unica opera realizzata da Soleri in Italia negli anni Cinquanta del secolo scorso, prima che andasse negli Stati Uniti”. Proprio seguendo le tracce di Soleri, Di Pace è andato a sua volta negli Stati Uniti, durante la preparazione della tesi. “Sono stato – racconta il giovane architetto – nel suo archivio storico, dove ho potuto svolgere attività di ricerca e consultare gli elaborati progettuali. L’archivio è in Arizona, ai limiti del deserto, presso una città di nome Arcosanti. Un esperimento urbano progettato da Soleri: una città laboratorio fondata sui principi dell’architettura e dell’ecologia, della frugalità e della gestione sostenibile delle risorse. Ha ospitato negli anni Sessanta generazioni di architetti e studiosi, i quali hanno contribuito alla costruzione ed hanno appreso le teorie di Soleri”. Ritorno al progetto di restauro della fabbrica Solimene: “Ci tenevo a realizzarlo perché quell’edificio è un patrimonio, è considerato tra i più alti esempi di architettura organica in Italia ed è un simbolo di grande importanza per Vietri. La nascita di quella fabbrica segna un passaggio storico della produzione di ceramica vietrese, che da una dimensione artigianale è transitata ad una realtà di produzione industriale. La fece realizzare Vincenzo Solimene. Molti dei suoi dieci figli continuano a lavorare lì ed esportano in tutto il mondo. L’edificio, per quanto abbia resistito molto bene al passaggio degli anni, grazie all’encomiabile lavoro dei tecnici dell’epoca, realizzato a regola d’arte, necessita di un intervento di restauro per preservarlo e garantirne il prolungamento della vita”. Il complesso edilizio è vincolato ai sensi del codice dei beni culturali e, per questo motivo, il restauro potrebbe essere finanziato dallo Stato. “È interessante notare che si tratta di un restauro particolare. Obiettivo: preservare il carattere e lo spirito dell’edificio, senza modificarne la destinazione d’uso o senza convertirlo in museo o biblioteca. Rimane un edificio produttivo, ma ho strutturato al suo interno un percorso espositivo di visita che consenta di ospitare i turisti in piena sicurezza. Il tutto senza intaccare la capacità produttiva”.
È un post lauream interessante e gratificante quello del giovane architetto salernitano, nonostante le inevitabili difficoltà di chi si affaccia alla professione in una congiuntura economica tutt’altro che favorevole. “Ho uno studio con un gruppo di amici: Amor vacui. La scorsa estate abbiamo ottenuto una menzione d’onore al premio Piranesi “Prix de Rome” per il progetto di restauro di Villa Adriana, a Tivoli. Al di là della progettazione, ci occupiamo di organizzazione e comunicazione per creare consapevolezza sull’architettura”.
Forte di queste esperienze, ecco qualche consiglio per le ragazze ed i ragazzi che s’immatricoleranno ad Architettura tra qualche mese, superata la prova di selezione in programma ad aprile. “Suggerisco loro quello che avrei voluto qualcuno mi dicesse al momento dell’iscrizione: la cosa fondamentale è non dimenticare mai perché si è compiuta la scelta di iscriversi ad Architettura, non lasciarsi rubare la passione. Io credo che la cosa fondamentale in assoluto sia il fare le cose bene, con qualità e senza scendere mai a compromessi avvilenti sulla qualità e sulla propria integrità. Non bisogna mai stare all’università tanto per raccattare il pezzo di carta ed inanellare un esame dietro l’altro. Non porta a nulla, specie in questo mercato che è straordinariamente duro. Non è la legittimazione a parcheggiarsi ad Architettura per 15 anni, intendiamoci, ma è l’invito a studiare con impegno e senza lasciarsi travolgere dalla velocità a scapito della qualità”.
Il suo primo anno, racconta, “fu duro, perché ci si deve abituare al nuovo ambiente ed al nuovo contesto. È stato difficile entrare nel meccanismo. Al liceo i tempi ti sono dati ed imposti, all’università nessuno ti corre dietro con l’assegno, ma bisogna imparare a gestire e ad organizzare il proprio tempo”.
Fabrizio Geremicca
È un post lauream interessante e gratificante quello del giovane architetto salernitano, nonostante le inevitabili difficoltà di chi si affaccia alla professione in una congiuntura economica tutt’altro che favorevole. “Ho uno studio con un gruppo di amici: Amor vacui. La scorsa estate abbiamo ottenuto una menzione d’onore al premio Piranesi “Prix de Rome” per il progetto di restauro di Villa Adriana, a Tivoli. Al di là della progettazione, ci occupiamo di organizzazione e comunicazione per creare consapevolezza sull’architettura”.
Forte di queste esperienze, ecco qualche consiglio per le ragazze ed i ragazzi che s’immatricoleranno ad Architettura tra qualche mese, superata la prova di selezione in programma ad aprile. “Suggerisco loro quello che avrei voluto qualcuno mi dicesse al momento dell’iscrizione: la cosa fondamentale è non dimenticare mai perché si è compiuta la scelta di iscriversi ad Architettura, non lasciarsi rubare la passione. Io credo che la cosa fondamentale in assoluto sia il fare le cose bene, con qualità e senza scendere mai a compromessi avvilenti sulla qualità e sulla propria integrità. Non bisogna mai stare all’università tanto per raccattare il pezzo di carta ed inanellare un esame dietro l’altro. Non porta a nulla, specie in questo mercato che è straordinariamente duro. Non è la legittimazione a parcheggiarsi ad Architettura per 15 anni, intendiamoci, ma è l’invito a studiare con impegno e senza lasciarsi travolgere dalla velocità a scapito della qualità”.
Il suo primo anno, racconta, “fu duro, perché ci si deve abituare al nuovo ambiente ed al nuovo contesto. È stato difficile entrare nel meccanismo. Al liceo i tempi ti sono dati ed imposti, all’università nessuno ti corre dietro con l’assegno, ma bisogna imparare a gestire e ad organizzare il proprio tempo”.
Fabrizio Geremicca