“Ormai viviamo in fila indiana”

File per i bagni, file per accaparrarsi il posto in aula, file per chiedere spiegazioni ai docenti. A poco più di un mese dall’inizio delle lezioni, la vivibilità a Giurisprudenza non è per nulla migliorata. Soprattutto per gli studenti del primo anno. “Ormai viviamo in fila indiana – scherza Giulia Baiardo, matricola – Passo più tempo ad aspettare il mio turno che seduta in aula. Eppure ci avevano rassicurato che solo il primo mese sarebbe stato terribile, poi tutto si sarebbe placato”. Invece: “in aula arriva ancora gente nuova – incalza Roberta De Rossi – Ormai tutte le riserve sono state sciolte, e chi aveva qualche dubbio l’ha di sicuro superato. Gli esami di gennaio si avvicinano, tutti vogliono stare in prima fila e fare la figura degli intelligenti”. I neo iscritti sembrano saperla lunga al riguardo. “Frequentare Giurisprudenza per un mese – dice Francesco Genua – equivale ad un anno di esperienza in qualche altro Dipartimento più piccolo. In questa sede pochi amici e molti studenti in giacca e cravatta, pronti a sgomitare per passare davanti a tutti. Le lezioni sono molto interessanti e hanno accresciuto notevolmente la mia conoscenza del diritto. Peccato che a livello umano l’ambiente lasci un po’ a desiderare”. Nell’aula 32 a lezione di Diritto Costituzionale, prof. Massimo Villone, c’è ancora chi è seduto per terra. “Non ci faccio nemmeno più caso – ammette Paola Russo – Per me è diventato ‘normale’ sedermi dove capita. Anzi, quando non sono in piedi, mi sento fortunata, così almeno posso prendere appunti”. “Da matricole subiamo questa situazione – dichiara Lorenzo Sartore – Tanto non servirebbe a nulla protestare, gli spazi questi sono e siamo rassegnati. Talvolta prendiamo le sedie dalle aule studio adiacenti. Ma anche in questo caso è una vera lotta. Non sempre gli altri ragazzi sembrano gradire il nostro ‘furto’ dalla loro aula”. 
Situazioni non dissimili al III anno. Per seguire Procedura Civile, con il prof. Nicola Rascio, gli studenti si fanno la guerra per un posto a sedere. “È una lotta continua dal primo all’ultimo anno – afferma Roberta Lauro – Ogni studente la mattina si alza e sa che dovrà correre, per non farsi mangiare dagli altri studenti, per occupare il famigerato posto a sedere. Sembra ridicolo ma è proprio così. Fra queste mura sopravvive chi resiste di più ed è più veloce”. “Purtroppo l’aula non è abbastanza capiente per il numero di persone che segue Procedura – spiega Stefano Bernardo – Per questa disciplina bisogna sommare i ragazzi in corso a quelli fuori corso. Quindi il numero raddoppia o forse triplica”. Stanca e sfiduciata Valeria D’Emilio: “Sono stata bocciata ad ottobre, quindi preferisco seguire Procedura, onde evitare ulteriori dispiaceri. A ciò si associa il prendere appunti in condizioni sovrumane. Ci saranno 30 gradi in quest’aula, c’è gente abbarbicata dappertutto, e trovi pure il secchione di turno che ti fa sentire davvero male. Per fortuna sono solo tre mesi, poi potrò stare finalmente a casa”. Anche a lezione del prof. Francesco Liguori, Diritto Amministrativo, c’è chi proprio non ce la fa più. “Abbiamo fatto presente la difficoltà che abbiamo nel seguire – racconta Simone Passaro – Il professore si è reso disponibile a cambiare aula, ma, fino ad oggi, nulla di concreto è stato fatto. Peccato, le lezioni sono interessanti e la branca amministrativa sta avendo molto seguito per i possibili sbocchi lavorativi. Staremo a vedere che succede. Ma non sono per nulla ottimista”. Con il viso stanco Emanuela Solimeo: “Tra mezzi pubblici che non vanno e la lezione alle 8.30, sono praticamente in piedi dalle 5.00 di stamattina. Poi arrivo in aula e non trovo nemmeno una sedia vuota per poter seguire il corso in santa pace. Ormai è più di un mese che faccio questa vita”. “La condizione non è migliorata, chi segue ed è interessato non va via, non si lascia spaventare dall’aula piena – sostiene Margherita Prevete – Così per tre mesi viviamo in questo modo, consapevoli che nulla sarà modificato, se non il nostro stato di salute. Perché a stare seduti tutti i giorni per terra, si rischia veramente di farsi male la schiena”. 
Susy Lubrano
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