Mette tristezza attraversare il secondo piano del palazzo di via Porta di Massa e trovare la buvette chiusa. Non c’è più l’allegro viavai di ragazzi tra i tavolini e la terrazza, niente odore di caffè o di pizzette. Il bar ha chiuso alla metà di febbraio. A Giurisprudenza non c’è più un luogo di ritrovo per gli studenti (e non solo), adesso. Soprattutto, non c’è più un servizio ristoro pensato apposta per loro, con una notevole varietà di prodotti a prezzi che dovrebbero essere contenuti. E così ci hanno impiegato pochissimo i rappresentanti di Azione Universitaria a raccogliere 1.500 firme per la riapertura del bar in tempi brevi, è bastato piazzarsi per un paio di giorni con dei cartelli in prossimità della buvette abbandonata. Abbandonata, sì, perché a quanto pare la società che la gestiva si è resa improvvisamente irreperibile, con danno dei lavoratori prima e degli studenti poi. “Le cose non andavano più bene già dal mese di dicembre – dicono i rappresentanti degli studenti Matteo Restaino e Vincenzo Fischetti- C’è stato un periodo in cui il bar apriva e chiudeva, non veniva più assicurata la continuità del servizio. A gennaio e febbraio, il personale dipendente ha offerto i prodotti che erano rimasti, e infatti negli ultimi giorni non c’era quasi più niente”. La scadenza naturale del contratto di appalto avrebbe dovuto essere il 13 aprile. Dunque la chiusura anticipata della buvette è dipesa da una situazione di difficoltà in cui si è trovata la società che la gestiva. Una delle tante società legate al consorzio Olimpo, che tre anni fa vinse la gara d’appalto bandita dal Polo delle Scienze Umane e Sociali. Malgrado le apparenze, il punto ristoro non ha avuto vita facile in questi tre anni, la gestione è cambiata più volte e non sempre sono state rispettate le regole sulla necessaria modicità dei prezzi praticati e gli orari quotidiani di chiusura. Giancarlo Argo, rappresentante in CdS di Azione Universitaria-Università Europea, che delle vicende del bar si è interessato fin dall’inizio, dice che alcuni problemi sono nati a causa di una errata impostazione del rapporto tra università e società di gestione. “Ci siamo dovuti spesso lamentare dei prezzi, è vero. Ma è da dire che l’errore stava a monte, a livello del bando di gara in cui furono attribuiti molti punti al numero dei dipendenti e agli arredi, ma pochi ai prezzi. Da una gestione all’altra, a volte i prezzi sono addirittura aumentati ulteriormente, però non dobbiamo dimenticare che le società dovevano pagare dodici mensilità di fitto piuttosto alto, più una percentuale sui guadagni. Gestire il bar era tutt’altro che semplice”. Nonostante le difficoltà, si è riuscito ad ottenere una riduzione dei prezzi quando a suo tempo si è presentato il problema, così come si è risolta la questione dell’anticipazione dell’orario di chiusura. “Si doveva chiudere alle 19, e invece alle 17.30 i dipendenti del bar già sbaraccavano. Abbiamo denunciato la cosa e il problema è stato risolto – racconta Argo- Alla stessa maniera ci siamo adoperati per far rilevare il comportamento scortese di alcuni dipendenti nei confronti degli studenti. Insomma, per la buvette ci siamo sempre adoperati molto, è l’unico punto di ritrovo che gli studenti di Giurisprudenza hanno tra le aule universitarie”. Stavolta la situazione è più grave che mai, soprattutto se si considera che tra breve partiranno i corsi del secondo semestre e le aule si ripopoleranno. “E’ periodo di esami, in molti restano a casa a studiare, ma quando le lezioni riprenderanno il problema esploderà”, affermano Restaino e Fischetti. La richiesta che i rappresentanti hanno avanzato al Consiglio di Polo è quella di anticipare il nuovo bando di gara per fare in modo che il servizio possa essere ripristinato in tempi brevi. La petizione con le 1.500 firme raccolte, è stata consegnata al prof. Raffaele Perrone Capano, rappresentante di Polo, che l’ha poi consegnata in presidenza. “E’ il Polo a redigere il bando, che però va poi sottoposto all’attenzione del Consiglio di Facoltà e del Preside”, spiega Argo. Questioni tecniche che i rappresentanti dimostrano di conoscere approfonditamente, e che però la maggioranza degli studenti sente lontane da sè. Perché ciò che conta è che la buvette riapra, non importa in base a quali gare o normative. “Ridateci il bar”, esclamano. “Il servizio deve essere garantito – afferma Francesco, studente fuori corso- Che il contratto di appalto scada a febbraio piuttosto che ad aprile non ci riguarda, noi studenti dobbiamo poter contare su un servizio e basta. E’ l’università che si deve preoccupare di fare in modo che ci sia offerto con continuità”. Per Sara, studentessa della triennale, è una vergogna che un punto di ristoro così importante sia chiuso. “Il bar della facoltà di Agraria, ad esempio, piccolo e frequentato al massimo da una sessantina di persone, ha sempre funzionato alla perfezione – dice- Non è possibile che il nostro sia fallito!”. E invece è accaduto, per le ragioni espresse in estrema sintesi da Argo che, quanto al prossimo bando di gara, annuncia: “abbiamo intenzione di chiedere che vengano modificate le richieste dell’università, pretendendo una minore pressione economica ed una maggiore attenzione al livello dei prezzi. Il precedente esercizio, infatti, è fallito a causa delle assurde condizioni economiche imposte dalla Federico II”.
“Ci sono state
delle inadempienze
contrattuali”
delle inadempienze
contrattuali”
La parola al dott. Francesco Paolo Manzo, dell’Ufficio Economato, che conferma solo in parte quanto affermato dagli studenti.
Dott. Manzo, cos’è accaduto negli ultimi due mesi? “Ci sono state delle inadempienze contrattuali da parte del consorzio che si era aggiudicato l’appalto”. Precisamente? “Non sono state pagate delle rate del canone di locazione, poi il consorzio si è reso irreperibile”. Quante volte è cambiata la gestione della buvette in questi tre anni? “Per quanto risulta all’economato, mai. Mi spiego. Il consorzio Olimpo si aggiudicò l’appalto. Come tutti i consorzi, Olimpo non ha potuto occuparsi direttamente della gestione del servizio, ma l’ha demandata ad una delle società sue consorziate. Se il consorzio, che è l’unico soggetto con cui l’amministrazione dell’università ha a che fare, avesse voluto cambiare la società di gestione del bar, avrebbe dovuto preventivamente ottenere l’autorizzazione del Consiglio di Polo, cosa che non è mai avvenuta. Potrebbe esserci stato un cambio per così dire occulto, ma noi non ne abbiamo conoscenza. Sicuramente è stata invece modificata la ragione sociale del consorzio, che prima si chiamava Olimpo e oggi Cosepa”. Gli studenti accusano l’università di aver imposto condizioni economiche eccessivamente onerose al consorzio. Lei cosa ne pensa? “Penso che probabilmente non sono a conoscenza del fatto che l’importo del canone di locazione non è stato imposto dall’università, bensì offerto dal consorzio. Gli studenti magari sono in possesso del contratto sul quale trovano indicata la cifra del canone annuo, ma non si rendono conto che su quello c’è stata una gara in base agli importi offerti da ciascun partecipante. Inoltre c’è il capitolato d’appalto da tener presente”. Ecco, quanto al capitolato, pare che si sia attribuito alla voce prezzi un punteggio decisamente più basso rispetto alle voci numero dei dipendenti e arredi. Perché? “Sicuramente ci saranno state delle ragioni di opportunità prese in considerazione dal Consiglio di Polo, che discute e approva bando e capitolato. All’economato il bando arriva solo quando è ormai già pronto”. A quando il nuovo bando di gara? “Non mi è dato saperlo. E’ il Consiglio di Polo che deve decidere”.
Sara Pepe
Dott. Manzo, cos’è accaduto negli ultimi due mesi? “Ci sono state delle inadempienze contrattuali da parte del consorzio che si era aggiudicato l’appalto”. Precisamente? “Non sono state pagate delle rate del canone di locazione, poi il consorzio si è reso irreperibile”. Quante volte è cambiata la gestione della buvette in questi tre anni? “Per quanto risulta all’economato, mai. Mi spiego. Il consorzio Olimpo si aggiudicò l’appalto. Come tutti i consorzi, Olimpo non ha potuto occuparsi direttamente della gestione del servizio, ma l’ha demandata ad una delle società sue consorziate. Se il consorzio, che è l’unico soggetto con cui l’amministrazione dell’università ha a che fare, avesse voluto cambiare la società di gestione del bar, avrebbe dovuto preventivamente ottenere l’autorizzazione del Consiglio di Polo, cosa che non è mai avvenuta. Potrebbe esserci stato un cambio per così dire occulto, ma noi non ne abbiamo conoscenza. Sicuramente è stata invece modificata la ragione sociale del consorzio, che prima si chiamava Olimpo e oggi Cosepa”. Gli studenti accusano l’università di aver imposto condizioni economiche eccessivamente onerose al consorzio. Lei cosa ne pensa? “Penso che probabilmente non sono a conoscenza del fatto che l’importo del canone di locazione non è stato imposto dall’università, bensì offerto dal consorzio. Gli studenti magari sono in possesso del contratto sul quale trovano indicata la cifra del canone annuo, ma non si rendono conto che su quello c’è stata una gara in base agli importi offerti da ciascun partecipante. Inoltre c’è il capitolato d’appalto da tener presente”. Ecco, quanto al capitolato, pare che si sia attribuito alla voce prezzi un punteggio decisamente più basso rispetto alle voci numero dei dipendenti e arredi. Perché? “Sicuramente ci saranno state delle ragioni di opportunità prese in considerazione dal Consiglio di Polo, che discute e approva bando e capitolato. All’economato il bando arriva solo quando è ormai già pronto”. A quando il nuovo bando di gara? “Non mi è dato saperlo. E’ il Consiglio di Polo che deve decidere”.
Sara Pepe