Duemilaquattrocento firme per Letizia Moratti in arrivo da Napoli per bloccare l’applicazione del Dpr 328/01 sulla modifica delle modalità d’iscrizione all’Albo degli ingegneri, in vigore dalla fine del 2006. Provvedimento che, a detta degli studenti d’Ingegneria, penalizzerà tutti gli iscritti del vecchio ordinamento che si laureeranno – e sosterranno l’esame di Stato – dopo dicembre 2006. Ad occuparsi della petizione, tre studenti della Facoltà di Ingegneria della Federico II, Gabriella Caputo, Luciano Ventriglia e Danilo Maffei, che hanno raccolto l’appello lanciato dal Movimento nazionale contro il Dpr 328.
Secondo gli studenti, il decreto presidenziale (che s’inserisce nel più generale progetto di riforma degli albi professionali) prevede un esame di abilitazione molto più complesso rispetto al passato: le prove salgono a quattro, e cioè due scritte, un’orale e una pratica; l’iscrizione, inoltre, è consentita a un solo settore dell’albo professionale (Informazione, Industriale o Civile). Chi invece ha sostenuto il vecchio esame di Stato non solo ha dovuto sostenere solamente due prove (una scritta e un’orale), ma ha anche potuto iscriversi a tutti e tre i settori (prima l’Albo era unico), e senza ulteriori esami. “Questa legge – tuona Gabriella Caputo, laureanda in Ingegneria Gestionale alla Federico II e rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà – discrimina gli studenti del vecchio ordinamento, svalutando le loro capacità e gli sbocchi professionali. Rispetto agli studenti che fanno capo alla riforma, inoltre, riteniamo di avere anche maggiori competenze; ciononostante potremo iscriverci ad un solo ramo dell’Albo, a differenza del passato, allorché non di rado capitava che l’ingegnere meccanico costruisse palazzi o che un edile progettasse impianti”.
Di qui la decisione di aderire alla campagna nazionale contro il Dpr 328/01, cominciata nel 2002 con una prima raccolta di firme. All’epoca, alla Camera dei Deputati ne arrivarono circa 14mila, bilancio di due petizioni che sortirono l’effetto positivo di prorogare al 2003 i termini per consentire agli studenti del vecchio di ordinamento di laurearsi e sostenere l’esame di Stato con le modalità di rito. Il movimento non si fermò e, attraverso un’ulteriore sottoscrizione, riuscì ad ottenere l’estensione del “transitorio” sino al 2006. Provvedimento giudicato ancora insufficiente dagli studenti. “Come iscritti del vecchio ordinamento – si sfoga Gabriella – stiamo subendo tutte le ripercussioni negative del passaggio dal vecchio al nuovo sistema di studi: stiamo pagando in termini di soppressione dei corsi, lezioni dimezzate in occasione della protesta dei ricercatori dello scorso anno accademico; adesso vogliono estenderci anche una norma, quella dell’esame di Stato, nata invece per i nuovi iscritti all’università. Insomma, ci troviamo di fronte ad una palese ingiustizia e ad una violazione del diritto di equità. Il decreto va fermato”.
E così sia. Il 21 settembre 2005 è ripartita la caccia alla firma per la quarta petizione nazionale. Duemilaquattrocento quelle raccolte a Napoli, grazie all’efficace azione dei tre studenti partenopei. “Da sola – riferisce Gabriella – ne ho racimolato 1.252; il resto è merito di Danilo e Luciano. Abbiamo organizzato un banchetto all’esterno del triennio; ci siamo anche avvalsi del passaparola; prezioso il contributo di Stige, l’associazione degli studenti di Ingegneria Gestionale. Poiché è la 328 è una legge dello Stato, potevano sottoscrivere la nostra causa tutti i cittadini maggiorenni che avevano delle perplessità nei suoi riguardi”. Il 24 gennaio la spedizione, l’originale al ministro Moratti, altre tre copie agli organi centrali di Roma, e cioè alla senatrice Maria Grazia Siliquini, sottosegretario al Miur, all’avvocato Daniela Salmini, capo dell’Ufficio del Legislativo, al dott. Antonello Masia della Direzione generale dell’Ufficio esami di Stato. “Sul tavolo della Moratti, c’è ora la richiesta di sospendere la norma sino al completo esaurimento degli iscritti al vecchio ordinamento. Come estrema ratio, se dovesse esserci un’ulteriore proroga, chiediamo di tener conto della durata media del tempo di laurea per ogni singolo Corso di Laurea, spostando l’applicazione della nuova normativa almeno sino al 2008”.
E sempre in tema di riforma delle professioni, “abbiamo esteso la petizione anche alla questione tirocini. Il Consiglio dei Ministri, infatti, pare aver approvato la bozza di regolamento presentata dalla Moratti che prevede l’introduzione di un tirocinio obbligatorio di sei mesi per l’esercizio della professione, nel caso degli ingegneri la durata è di un anno. Gli studenti del nuovo ordinamento, però, che riescono ad accumulare un tot di crediti durante l’iter universitario possono evitarlo. Ecco, ancora una volta i vecchi iscritti sono penalizzati – sbotta Gabriella – Non solo ci troviamo a seguire un corso di studio certamente più impegnativo rispetto a quello riformato, ma ora dobbiamo perdere anche un anno per il tirocinio. Al Ministro, pertanto, domandiamo di lasciare la situazione invariata”.
Probabilmente, se la petizione non sortirà gli effetti sperati, Gabriella Caputo farà parte di una delegazione di studenti che presenteranno le loro motivazioni al ministro Moratti. “Speriamo che non si debba arrivare a quel punto. Nel frattempo, confidiamo nell’intervento di qualche politico che abbracci la nostra causa”.
Paola Mantovano
Secondo gli studenti, il decreto presidenziale (che s’inserisce nel più generale progetto di riforma degli albi professionali) prevede un esame di abilitazione molto più complesso rispetto al passato: le prove salgono a quattro, e cioè due scritte, un’orale e una pratica; l’iscrizione, inoltre, è consentita a un solo settore dell’albo professionale (Informazione, Industriale o Civile). Chi invece ha sostenuto il vecchio esame di Stato non solo ha dovuto sostenere solamente due prove (una scritta e un’orale), ma ha anche potuto iscriversi a tutti e tre i settori (prima l’Albo era unico), e senza ulteriori esami. “Questa legge – tuona Gabriella Caputo, laureanda in Ingegneria Gestionale alla Federico II e rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà – discrimina gli studenti del vecchio ordinamento, svalutando le loro capacità e gli sbocchi professionali. Rispetto agli studenti che fanno capo alla riforma, inoltre, riteniamo di avere anche maggiori competenze; ciononostante potremo iscriverci ad un solo ramo dell’Albo, a differenza del passato, allorché non di rado capitava che l’ingegnere meccanico costruisse palazzi o che un edile progettasse impianti”.
Di qui la decisione di aderire alla campagna nazionale contro il Dpr 328/01, cominciata nel 2002 con una prima raccolta di firme. All’epoca, alla Camera dei Deputati ne arrivarono circa 14mila, bilancio di due petizioni che sortirono l’effetto positivo di prorogare al 2003 i termini per consentire agli studenti del vecchio di ordinamento di laurearsi e sostenere l’esame di Stato con le modalità di rito. Il movimento non si fermò e, attraverso un’ulteriore sottoscrizione, riuscì ad ottenere l’estensione del “transitorio” sino al 2006. Provvedimento giudicato ancora insufficiente dagli studenti. “Come iscritti del vecchio ordinamento – si sfoga Gabriella – stiamo subendo tutte le ripercussioni negative del passaggio dal vecchio al nuovo sistema di studi: stiamo pagando in termini di soppressione dei corsi, lezioni dimezzate in occasione della protesta dei ricercatori dello scorso anno accademico; adesso vogliono estenderci anche una norma, quella dell’esame di Stato, nata invece per i nuovi iscritti all’università. Insomma, ci troviamo di fronte ad una palese ingiustizia e ad una violazione del diritto di equità. Il decreto va fermato”.
E così sia. Il 21 settembre 2005 è ripartita la caccia alla firma per la quarta petizione nazionale. Duemilaquattrocento quelle raccolte a Napoli, grazie all’efficace azione dei tre studenti partenopei. “Da sola – riferisce Gabriella – ne ho racimolato 1.252; il resto è merito di Danilo e Luciano. Abbiamo organizzato un banchetto all’esterno del triennio; ci siamo anche avvalsi del passaparola; prezioso il contributo di Stige, l’associazione degli studenti di Ingegneria Gestionale. Poiché è la 328 è una legge dello Stato, potevano sottoscrivere la nostra causa tutti i cittadini maggiorenni che avevano delle perplessità nei suoi riguardi”. Il 24 gennaio la spedizione, l’originale al ministro Moratti, altre tre copie agli organi centrali di Roma, e cioè alla senatrice Maria Grazia Siliquini, sottosegretario al Miur, all’avvocato Daniela Salmini, capo dell’Ufficio del Legislativo, al dott. Antonello Masia della Direzione generale dell’Ufficio esami di Stato. “Sul tavolo della Moratti, c’è ora la richiesta di sospendere la norma sino al completo esaurimento degli iscritti al vecchio ordinamento. Come estrema ratio, se dovesse esserci un’ulteriore proroga, chiediamo di tener conto della durata media del tempo di laurea per ogni singolo Corso di Laurea, spostando l’applicazione della nuova normativa almeno sino al 2008”.
E sempre in tema di riforma delle professioni, “abbiamo esteso la petizione anche alla questione tirocini. Il Consiglio dei Ministri, infatti, pare aver approvato la bozza di regolamento presentata dalla Moratti che prevede l’introduzione di un tirocinio obbligatorio di sei mesi per l’esercizio della professione, nel caso degli ingegneri la durata è di un anno. Gli studenti del nuovo ordinamento, però, che riescono ad accumulare un tot di crediti durante l’iter universitario possono evitarlo. Ecco, ancora una volta i vecchi iscritti sono penalizzati – sbotta Gabriella – Non solo ci troviamo a seguire un corso di studio certamente più impegnativo rispetto a quello riformato, ma ora dobbiamo perdere anche un anno per il tirocinio. Al Ministro, pertanto, domandiamo di lasciare la situazione invariata”.
Probabilmente, se la petizione non sortirà gli effetti sperati, Gabriella Caputo farà parte di una delegazione di studenti che presenteranno le loro motivazioni al ministro Moratti. “Speriamo che non si debba arrivare a quel punto. Nel frattempo, confidiamo nell’intervento di qualche politico che abbracci la nostra causa”.
Paola Mantovano