50 anni di carriera per il prof. Abignente

Continuano a collaborare con la Facoltà alcuni dei professori andati in pensione lo scorso novembre: Caterina Fattorusso, Fabio Temussi, Carlo Di Lauro, Concetta Pietropaolo e Maria Vittoria Diurno. Invece il prof. Enrico Abignente lascerà il suo studio i primi di febbraio dopo aver messo a disposizione della Facoltà il suo sapere e la sua esperienza per un ulteriore triennio. Ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica, classe 1935, il prof. Abignente ha da poco festeggiato i 50 anni di carriera. “Sono diventato assistente di ruolo nel 1960 – riferisce – Il mio è stato un iter lunghissimo in cui ho fatto tutto con le mie forze. Il mio Maestro, il prof. Mario Covello, è andato in pensione nel 1961 ed io sono rimasto senza copertura”.
Il suo percorso inizia con due lauree, una in Chimica e l’altra in Farmacia, oltre ad un Master negli Usa: “Allora non esisteva CTF. Avevo capito che volevo occuparmi di Chimica farmaceutica e mi resi conto che non sapevo quasi nulla delle materie biologiche. Così, mentre facevo l’assistente, mi iscrissi a Farmacia. Per un periodo ho fatto gli esami sia da docente che da studente”. 
Tanti sono stati i suoi incarichi istituzionali: dal 2000 al 2007 è stato Coordinatore del Dottorato di ricerca in Scienze Farmaceutiche e di quello in  Scienza del Farmaco, Direttore del Dipartimento Chimica Farmaceutica e Tossicologica per tre mandati, dal 1996 al 2000  Presidente del Corso di Laurea in CTF, dal 2005 è Direttore del Centro Interdipartimentale di ricerca in Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione. E’ tra i fondatori della Scuola di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera e del Consorzio Interuniversitario TEFARCO Innova. Se gli si chiede che cosa abbia imparato in tanti anni di docenza alla Federico II, risponde: “Come non si deve insegnare, cioè pavoneggiandosi in cattedra per dire cose ormai superate come facevano spesso i miei docenti. Oggi succede molto meno”. Individua come principale differenza tra l’università di oggi e quella degli anni ‘60 “la migliore comunicazione tra docenti e studenti. Per quel che mi riguarda ho sempre avuto un ottimo rapporto con gli allievi”. L’Università di oggi è più o meno meritocratica? “I cambiamenti sono più che altro di superficie. Il ricercatore oggi ha una maggiore autonomia. Quando ho iniziato io c’era una sudditanza effettiva e psicologica ai baroni. Ma i baroni esistono ancora, seppur sotto altro nome”. In tanti anni di attività la passione per la ricerca è rimasta invariata: “anzi, è aumentata”, afferma. In passato ha concentrato i suoi studi sui FANS, farmaci anti-infiammatori non steroidei, e di recente il suo gruppo ha ottenuto diversi brevetti di profarmaci nel campo delle neuroscienze e di farmaci analgesici. Chi vuole fare la carriera universitaria, secondo il professore deve amare la didattica, la ricerca, ma deve imparare anche a tessere relazioni e trovare finanziamenti all’esterno. “Per conciliare tutto si deve lavorare dalla mattina alla sera. E senza trascurare la famiglia”.
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