A lezione con le matricole di Lettere Moderne

Cantattrice. E’ una delle parole che resteranno impresse nella memoria delle matricole di Lettere Moderne che lunedì 3 ottobre hanno iniziato a seguire i corsi nell’Aula 4 dell’Edificio Centrale, quelle con il cognome dalle iniziali comprese tra la lettera M e la lettera Z, introdotte alla Storia della Lingua Italiana dal prof. Francesco Montuori. E proprio Montuori ha tirato in ballo quella parola, cantattrice, al termine di due ore di lezione dedicate alla presentazione del corso. Una parola composta, che gli è saltata agli occhi mentre sfogliava un quotidiano e che ha sottoposto all’attenzione dei ragazzi per invitarli a lasciarsi stimolare dagli interrogativi linguistici che inevitabilmente sorgono dalla lettura dei giornali. Quanti neologismi, quante parole di origine straniera, quanti termini sulla cui correttezza non ci sono ancora certezze. Una cantante che fa anche l’attrice diventa una cantattrice, mentre un sindaco donna come l’ex primo cittadino di Napoli può essere chiamata indifferentemente sindaca, o sindaco, o sindaco donna, appunto. Cosa ne pensano gli studenti? Quante altre parole composte conoscono? A loro ne sono venute in mente altre: cantautore, ad esempio, oppure fantascienza. Dall’analisi che ne hanno fatto assieme al docente sono emerse differenze di struttura e di significato anche sottili, che però sono importanti per chi, come i futuri laureati in Lettere Moderne, deve avere una conoscenza professionale della lingua italiana. Il professore ha avvisato che il corso si svolgerà proprio così: la parola agli studenti per una buona parte del tempo della lezione frontale. 
Dibattito in aula
Un dibattito in aula che servirà a stimolare il ragionamento e il confronto. La prima lezione, ha sottolineato il prof. Montuori, è stata un’eccezione da questo punto di vista: “Sto parlando soltanto io per presentarvi il corso, ma già da domani sarete voi i protagonisti”. L’introduzione alla Storia della Lingua Italiana per le matricole M-Z può essere riassunta in alcuni punti fondamentali, che toccano la sostanza dell’insegnamento, il programma, l’organizzazione della didattica. Non solo storia. Studiare la Storia della Lingua Italiana non significa soltanto collocare al posto giusto nello spazio e nel tempo Pietro Bembo e la questione della lingua. Si tratta di qualcosa di più. “Voi dovete avere una conoscenza professionale dell’italiano”, ha detto il docente. Quali sono le differenze tra l’italiano scritto e l’italiano parlato oggi? Perché la lingua materna non è più il dialetto? Ecco un paio di domande alle quali lo studente dovrà saper dare risposta alla fine del corso. Acquisire delle competenze e non semplicemente apprendere una cronologia di eventi, questo l’obiettivo da raggiungere.
Programma unico. Montuori – De Caprio per la cattedra M-Z; Bianchi – De Blasio per la cattedra A-L: un unico programma per tutti. I testi sono indicati nella guida dello studente, oltre che sulla pagina web dei docenti. Riguardo alla sua, il prof. Montuori ha precisato: “Gli avvisi pubblicati sono sempre aggiornati. Non tempestatemi di e-mail per chiedermi se è proprio come c’è scritto. La risposta sarà: sì, è proprio così”. Sulla pagina web del docente si potranno reperire anche i materiali didattici dalle lezioni. Non solo internet. La Facoltà di Lettere ha una biblioteca che si trova in Piazza Bellini. Lo studente deve saper usufruire della cara vecchia biblioteca. Uno strumento prezioso per lo studio e l’approfondimento. Uno dei ferri del mestiere, insomma. 
E dopo le due ore di Storia della Lingua Italiana, corso comune anche agli studenti del Corso di Laurea in Storia, lo scenario è un po’ cambiato  con l’arrivo della docente di Letteratura italiana 1, la prof.ssa Adriana Mauriello, Presidente del Corso di Laurea in Lettere. L’aula si è ulteriormente affollata, il numero degli studenti arrangiatisi a sedere per terra è cresciuto. Qualcuno era già al secondo anno, ma con l’esame arretrato. La docente con piglio deciso ha proceduto alla sua presentazione. Scelta coraggiosa. Una definizione che colpisce, e che purtroppo è impossibile smentire. Chi si iscrive a Lettere, oggi, compie una scelta coraggiosa. La prof.ssa Mauriello lo ha detto esplicitamente nel suo saluto agli studenti, riferendosi alle difficoltà occupazionali che i laureati in Lettere incontrano ormai da lungo tempo, soprattutto nel settore che dovrebbe essere per loro lo sbocco naturale, cioè l’insegnamento. Calo fisiologico. Alcuni studenti non hanno trovato posto a sedere, è vero. Ma questa situazione durerà pochi giorni, come anticipato dalla professoressa, che sulla base della propria esperienza ha annunciato un “calo fisiologico delle presenze già dopo la prima settimana”. Chi vuole potrà, entro la fine del mese, presentare una domanda per cambiare cattedra, ma dovrà individuare un collega dell’altra cattedra disposto allo scambio. In ogni caso, la numerosità degli iscritti che giustifica lo sdoppiamento delle cattedre sarà nella pratica temperata dalla diminuzione dei frequentanti, che si verificherà in tempi brevi. “Per tradizione, nella nostra Facoltà non richiediamo la presenza obbligatoria”, ha sottolineato la prof.ssa Mauriello, “niente firme e fogli di presenza. Voi non siete più a scuola, se seguite le lezioni lo fate nel vostro interesse. E se non siete interessati potete leggere il giornale o andare a fare una passeggiata. La cosa importante è che non diate fastidio ai colleghi che vogliono seguire o al docente che spiega. All’università si deve crescere”.
Testo e manuale
non sono sinonimi
L’importanza del testo giusto. In aula si imparerà a confrontarsi con i testi, cioè a leggerli e a capirli. Parliamo di testi, e non di manuali. “Molti di voi non conoscono la differenza, e quando parlo di testo pensano al manuale. Il manuale di letteratura contiene i dati, la cronologia degli eventi, i discorsi sui testi. Il testo è il Decamerone, ad esempio”. Dunque, il testo è la fonte, l’origine, il vero oggetto di analisi e di studio. All’esame non si sarà chiamati soltanto a ricordare date o a riportare teorie e pagine di ‘chiacchiere’. Fondamentale sarà l’analisi dei testi, e infatti la docente ha precisato che gli studenti potranno presentarsi anche avendo studiato dal loro manuale scolastico, se non vogliono acquistare quello suggerito nella guida. “Io però non conosco la vostra provenienza scolastica e non posso avere conoscenza di tutti i manuali che ci sono in circolazione. Ho la certezza della bontà del manuale da me consigliato (e dal prof. Botti, con il quale l’insegnamento è diviso a metà, ndr), non di tutti gli altri”. Come dire che ci si può senz’altro orientare autonomamente nella scelta di un manuale piuttosto che di un altro, ma si corre il rischio di non acquisire una preparazione adeguata al livello che l’esame universitario richiede. Questo vale anche per i testi. Boccaccio, Petrarca: le loro opere possono essere lette e studiate su qualsiasi edizione esistente in commercio, ma può essere pericoloso non seguire l’indirizzo del docente. “Quante volte è capitato di sentirmi dire delle sciocchezze agli esami”, ha spiegato la prof.ssa Mauriello, “e quando ho chiesto ai ragazzi dove le avessero apprese, loro mi hanno indicato una pagina del libro dal quale avevano studiato: è scritto qui. E davvero era scritto lì. Ma non andava bene affatto quello che c’era scritto, e sapete perché? Perché quello era un testo criticamente pessimo”. Meglio lasciarsi guidare, allora. E seguire le lezioni, durante le quali si analizzerà tutto quanto verrà chiesto all’esame e anche di più, per fare in modo che gli studenti acquisiscano competenze e non semplici conoscenze.
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