A Monte Sant’Angelo di sera “ci obbligano a fare il giro del campus”

Trasporti inaffidabili, orari estenuanti, ritmi ossessivi. Il secondo semestre è ricominciato e, con la ripresa delle attività, gli studenti d’Ingegneria tornano a fare i conti con le mille difficoltà di una vita frenetica e piena di disagi. È una mattina piovosa e presso le aule T di Monte Sant’Angelo sono in corso le prime lezioni della giornata. In corridoio, un gruppetto di ragazze attende che i colleghi terminino, per entrare a loro volta in aula. “Veniamo da lontano, dalla zona vesuviana – dice Jessica Strazzullo, primo anno di Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione, di Torre del Greco, che ogni giorno fa i conti con i disservizi della Circumvesuviana – Non è la prima volta che ci capita di perdere la prima lezione del mattino a causa della disorganizzazione dei mezzi pubblici”. “Lottiamo per arrivare qui, prendendo due treni ed un autobus, sempre strapieni, sempre in ritardo e i professori si arrabbiano e non ci permettono di entrare quando hanno già cominciato a spiegare”, protesta la collega Chiara Petronzio. “Cerchiamo di organizzarci con i mezzi privati, ma è una spesa che si aggiunge alle tasse, ai libri ed al materiale”, sottolinea Chiara Monterino. Le giornate universitarie, si sa, sono lunghe. I corsi durano fino alle 18.30. D’inverno è già buio da un pezzo, il traffico è quello dell’ora di punta e “come se non bastasse, ci obbligano a fare il giro del campus perché chiudono i passaggi interni, che ci permetterebbero di accorciare la strada. Alle sette di sera, poi, gli autobus non passano mai. Mi è capitato, più di una volta, di tornare a casa alle dieci, a pezzi e con il mal di testa. Sembra di vivere in un brutto film. Se ci dicessero anche come fare a studiare ed evitare di completare l’università in dieci anni, ci farebbero una cortesia”, insiste Maria Torre di Ercolano. Come già sottolineato da altri studenti, chi può cerca di prendere l’auto e dividere le spese con altri colleghi perché: “affidarsi esclusivamente ai mezzi, con questi orari stressanti, non è possibile”, commenta Giovanni, studente di Ingegneria Meccanica che viene da Avella, in provincia di Avellino. “Tutta la gestione della vita universitaria e dei trasporti è una ‘cattivissima situazione’, che condiziona il nostro rendimento negli studi. Chiederei all’Ateneo il rimborso della benzina”, aggiunge ironica Rossana Boccia, al primo anno di Ingegneria Meccanica. 
Presso le sedi di Fuorigrotta i problemi sono gli stessi. “Sono fuori sede e quindi non devo fare lunghi viaggi, ma soffro lo stesso un calendario che non agevola la continuità – è il commento di Chiara Leccese, secondo anno di Ingegneria Biomedica – Il mercoledì, per esempio, seguiamo dalle 10:30 alle 16:30, senza nemmeno una pausa per il pranzo. Il venerdì, invece, cominciamo ad Agnano, due ore, e poi un’ora di spacco per darci il tempo di arrivare a Piazzale Tecchio, con tutti i ritardi della Cumana. E la sera, quando ce ne andiamo, cerchiamo di restare sempre in gruppo, di non dividerci. Una vita assurda”. “Il carico è difficile da gestire, soprattutto quando si decide di riseguire dei corsi – spiega Rita Rullo, studentessa di Ingegneria Gestionale al primo anno fuori corso – Si alternano giornate in cui veniamo in Facoltà per una sola materia ad altre in cui seguiamo senza sosta, altre piene di buchi che non sappiamo come riempire, perché mancano i posti per studiare. Ma rientrare nei tempi stabiliti è quasi impossibile”. C’è anche chi, però, è riuscito ad impattare positivamente con la vita universitaria. “Ci avevano riferito che il secondo semestre sarebbe stato più pesante del primo, invece mi sembra sia più sostenibile”, dice Marcello, primo anno di Ingegneria Biomedica, soddisfatto dell’organizzazione di Ingegneria e dei risultati conseguiti: “ho dato subito Analisi I e, almeno per ora, Analisi II non sembra essere più impegnativo. Anche gli orari sono sostenibili, abbiamo quasi sempre solo quattro ore di lezione, raramente sei, alternate fra mattina e pomeriggio”. 
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