Lo scritto di Statistica inizia con “il domandone”. Così le matricole chiamano la traccia da sviluppare seguendo delle coordinate. “Dobbiamo calcolare una relazione tra più variabili per imparare ad impostare correttamente un test statistico – spiega Dario, studente del primo anno – Abbiamo cominciato ad affrontare questo tipo di analisi soltanto nell’ultima settimana del corso. Il prof. Giani ha dedicato due lezioni allo svolgimento degli esercizi”. Alla prova del 31 gennaio, i ragazzi sono stati chiamati a dimostrare l’esistenza di una relazione tra l’uso di statine e l’insorgenza di diabete mellito di II tipo nelle donne in menopausa. “Quale variabile di outcome sceglieresti? Quale tipologia di scala? Quale popolazione target? Con quali valori il tuo studio sarebbe statisticamente significativo?”. Francesca ricorda le fasi salienti della prima parte del suo compito. Poi, racconta, “veniva chiesta la numerosità campionaria e come si era scelta l’unità di osservazione, cioè il soggetto da analizzare. E qui tocca inventare. Per esempio, considero tot persone tra i 30 e i 50 e deduco i loro dati dalle liste elettorali”. I calcoli sono facilitati dalla possibilità di avvalersi delle formule. Gli studenti non hanno bisogno di memorizzarle poiché possono fotocopiarle e consultarle durante l’esame.
Oltre al “domandone”, la prova prevede 10 domande aperte. “Ce ne era una su Poincaré che non ho proprio idea di chi sia. Un’altra era sui fenomeni casuali e caotici”, racconta Marco. Gli studenti non concordano sullo spazio che all’interno del semestre viene dato alla disciplina. “In tutte le Facoltà d’Italia questo esame è un’idoneità, soltanto da noi si supera con un voto”, sostiene Antonio.
L’aggettivo usato più di frequente dalle matricole per definire il corso di Statistica è “particolare”: i contenuti del programma e il modo di fare lezione del prof. Umberto Giani hanno disatteso le aspettative. “Pensavo che fosse una materia molto simile alla matematica, invece è più concettuale – racconta Carmine – Dietro c’è una teoria che riguarda il rapporto tra la pratica medica e la statistica. Perciò la cosa diventa un po’ più complessa”. “Tutto sta ad entrare nell’ottica del docente il quale mira ad utilizzare la Statistica per ampliare la mente del medico. Il suo è un approccio molto medico ma con speculazioni filosofiche”, afferma Dario.
Oltre al “domandone”, la prova prevede 10 domande aperte. “Ce ne era una su Poincaré che non ho proprio idea di chi sia. Un’altra era sui fenomeni casuali e caotici”, racconta Marco. Gli studenti non concordano sullo spazio che all’interno del semestre viene dato alla disciplina. “In tutte le Facoltà d’Italia questo esame è un’idoneità, soltanto da noi si supera con un voto”, sostiene Antonio.
L’aggettivo usato più di frequente dalle matricole per definire il corso di Statistica è “particolare”: i contenuti del programma e il modo di fare lezione del prof. Umberto Giani hanno disatteso le aspettative. “Pensavo che fosse una materia molto simile alla matematica, invece è più concettuale – racconta Carmine – Dietro c’è una teoria che riguarda il rapporto tra la pratica medica e la statistica. Perciò la cosa diventa un po’ più complessa”. “Tutto sta ad entrare nell’ottica del docente il quale mira ad utilizzare la Statistica per ampliare la mente del medico. Il suo è un approccio molto medico ma con speculazioni filosofiche”, afferma Dario.
“Abbiamo seguito
tutto il corso
senza riscaldamenti”
tutto il corso
senza riscaldamenti”
Per chi ha seguito assiduamente non ci sono eccessive difficoltà. “Il professore rende la lezione piacevole, crea un bel rapporto con gli studenti. C’è chi gli si affeziona e decide di fare l’esame più volte… – scherza Gabriele, tentando di dissimulare la preoccupazione per l’esito dello scritto – Comunque vada, possiamo dire che questo è stato il mio primo esame di Statistica…”. Lo studente ha appena terminato la prova e, come i colleghi, non vede l’ora di conoscere i risultati. Se ha superato lo scritto, dovrà tornare a casa per mettere a punto la preparazione dell’orale. “Saremmo stati sui 400 oggi in aula. C’era un sacco di gente ‘grande’. Sono tanti i fuori corso che continuano a provarlo”, racconta Francesca al telefono con un’amica. I candidati sono stati suddivisi in tre aule: un gruppo all’edificio 5, uno al 20 e uno al 6. “Per la prima volta siamo stati al calduccio nell’edificio 6 – racconta Dario – Abbiamo seguito l’intero corso senza i riscaldamenti”. I disagi sono stati provocati dai lavori di ristrutturazione eseguiti all’esterno della struttura. “Ora è tinta di un verde intenso, è stato risolto il problema delle infiltrazioni di acqua ma gli interni sono rimasti fatiscenti”, conclude.