Agraria, Facoltà moderna con radici antiche

Agraria è una Facoltà moderna che racchiude in sé una tradizione antica. Ancora oggi la sua sede principale è la Reggia Borbonica di Portici, dove nel 1872 nacque la Scuola Superiore per l’Agricoltura. Tra il Palazzo Reale, l’edificio Mascabruno e i meandri del grande parco verde si trovano la Presidenza, la Biblioteca storica, la Segreteria Studenti, i Dipartimenti, le aule, le serre e le colture per le ricerche. Tutto è concentrato in una sorta di mini campus. Siccome il sito reale costituisce un importante patrimonio storico-artistico, i dipartimenti di ricerca cosiddetta pesante e le strutture per le attività post lauream (dottorati, specializzazioni, Master) troveranno posto a breve in un nuovo complesso universitario poco distante, le ex Officine Fiore ad Ercolano. I lavori per la costruzione del nuovo polo agrario sono attualmente in corso, l’ultimazione è prevista per la fine del prossimo anno. L’offerta didattica è ricca e completa, comprende tutti gli ambiti scientifico-disciplinari di interesse per chi, come dice il Preside, prof. Paolo Masi, “intende trarre reddito da attività produttive che riguardano il territorio non cittadino”. Non solo aziende agricole, dunque, ma anche ambiente, sviluppo sostenibile, agriturismo, tecnologie alimentari sono i settori in cui il laureato in uno dei Corsi di Agraria potrà trovare occupazione. 
I Corsi di Laurea di primo livello sono quattro: Tecnologie agrarie, Tecnologie alimentari, Scienze Forestali, Viticoltura ed Enologia (a numero chiuso – 83 candidati su  35 posti, le prove si sono svolte il 10 settembre – e con sede ad Avellino). Attivi anche un Corso Interfacoltà con Veterinaria, Tecnologie delle produzioni animali, e uno interfacoltà con Farmacia, Scienze Erboristiche. Per affrontare con successo studi di questo tipo è necessario possedere attitudini scientifiche e impegnarsi seriamente frequentando le lezioni in aula e studiando molto a casa. Le lezioni (quelle del primo semestre partiranno il 12 ottobre e saranno precedute dalla settimana dell’accoglienza dal 5 al 9) si svolgono in due periodi da dieci settimane ciascuno, per tre giorni a settimana. Gli esami si tengono esclusivamente a corsi terminati, intervallati da periodi di 15 giorni per approfondire le tematiche attraverso lo studio individuale. Utilizzando bene gli strumenti didattici che la Facoltà mette sua disposizione, lo studente potrà laurearsi brillantemente e inserirsi in campi lavorativi affascinanti, a volte inaspettati. Le testimonianze che seguono sono un bell’esempio. 
Castaldi, 
cooperante 
in Vietnam e
consulente Fao
Luigi Castaldi, 32 anni, si è laureato con 110 in Scienze e Tecnologie agrarie (il corrispondente nel vecchio ordinamento dell’attuale Tecnologie agrarie) nel 2005. “Ho impiegato 7 anni a laurearmi”, dice, “col senno di poi proverei a fare un po’ prima, ma credo che tutto sommato la cosa importante sia seguire il proprio personale percorso. Uno può anche laurearsi in tempo e perdere molto tempo dopo. Oppure metterci qualche anno in più e trovare subito lavoro. Per fare tutto in fretta bisogna sapere fin dall’inizio cosa si vuole, essere bravi e fortunati”. Castaldi ha capito cosa voleva davvero mentre era in corsa. All’indomani della laurea ha inviato un curriculum ad un sito che si occupa di Organizzazioni Non Governative e 7 mesi dopo era in Vietnam a fare il cooperante. Per due anni si è occupato di un progetto di sviluppo rurale con il GVC, il Gruppo di Volontariato Civile di Bologna. “Chi immaginava che un giorno avrei imparato a parlare il Vietnamita? O che sarei stato a colloquio con i Ministri di Paesi in via di sviluppo? E’ stata un’esperienza unica, che mi ha fatto entrare nei meccanismi delle ONG e mi ha permesso di acquisire delle competenze grazie alle quali successivamente ho lavorato come consulente alla FAO”. La grossa parte del finanziamento del progetto in Vietnam aveva ad oggetto la realizzazione di infrastrutture per la rete idrica di alcune zone rurali. “Cercavamo di migliorare le condizioni di alcuni comuni di una provincia che aveva continui problemi di allagamento”, spiega Castaldi, “però ci siamo occupati anche di formazione e di microcredito. La laurea nel settore agrario è richiesta dalle ONG perché fornisce conoscenze approfondite sui temi della ruralità. “Quando ci si chiede cosa si vuol fare da grandi si pensa sempre a professioni ben definite. L’avvocato, il medico, l’ingegnere. Non si pensa mai all’agronomo, perché sembra una figura vaga. Invece basterebbe fermarsi a riflettere sul fatto che i problemi del mondo sono legati alle zone rurali, attraverso cui passa l’alimentazione delle popolazioni, per capire quanto è importante l’agronomo”. Castaldi dice anche di aver sempre avuto il pollice verde e di essersi sentito inizialmente portato per la ricerca pura. Ma le cose sono andate diversamente da come pensava, e la passione per diplomazia e cooperazione è stata una scoperta. Anche se attualmente sta portando avanti il dottorato in Economia e Politica Agraria, sa che il suo futuro è in giro per il mondo come cooperante. “Oggi preferisco stare a contatto con le persone piuttosto che con i laboratori, ho imparato che una politica giusta può fare meglio di una varietà di mais pregiata”. 
Savarese, 
tecnologo di
processo
alla San Carlo
Salvatore Savarese, 31 anni, si è laureato con 100 in Scienze e Tecnologie agrarie nel 2003. Quando si trattò di scegliere la tesi, non ebbe esitazioni: Genetica Agraria con il prof. Luigi Frusciante. Il professore aveva due gruppi di tesisti, il gruppo patata e il gruppo pomodoro. “Per caso c’era un posto libero nel gruppo patata”, racconta il dott. Savarese, “e così è cominciato tutto”. E’ partito dalla tesi di laurea il percorso che lo ha portato all’assunzione nel gruppo Unichip, il cui marchio di rilievo è San Carlo. Classica, Rustica, Più Gusto: sono solo alcune delle patatine che vengono prodotte nello stabilimento di Novara in cui Savarese è tecnologo di processo. “La vera carta vincente, per me, è stato il dottorato di ricerca in Agrochimica e Agrobiologia, naturalmente sull’argomento patata. Quando ho sostenuto il colloquio con la San Carlo avevo un curriculum da paura su questo argomento. Loro cercavano una persona che conoscesse bene la materia prima, io avevo un background forte e mi hanno assunto subito”. La specificità della preparazione era la condicio sine qua non, ma molto ha contato anche il carattere della persona. “Vogliono una persona equilibrata, calma, che riesca a lavorare sotto stress. La vita in fabbrica non è semplice, ci sono momenti in cui i nervi possono saltare. Nell’ultimo mese ad esempio, mi sono riposato solo 3 giorni. C’è stata una ristrutturazione, i macchinari sono nuovi e gli operai non sanno ancora usarli bene. Io devo supervisionarli anche durante i turni di notte”. Ma Savarese non è nuovo a situazioni forti da gestire. Durante il dottorato è stato 2 mesi in Finlandia, “in una casa di legno, senza telefono, con la televisione che trasmetteva solo tre canali finlandesi. Una volta passarono in radio una canzone di Eros Ramazzotti e mi veniva quasi da piangere”. E che dire delle escursioni nei campi di patate in Sila durante le ricerche per la tesi di laurea? “Il professore ci lasciava lì per settimane intere, dormivamo in una foresteria”. Il filo conduttore di tutte queste esperienze, che caratterizzano il percorso di chi vuole studiare Agraria seriamente, è rappresentato “dalla manualità e dall’osservazione. E’ il bello di questa Facoltà. Il mio consiglio alle matricole è di studiare con curiosità e di approfittare del periodo della tesi per imparare a fare qualcosa con le mani. Io l’ho fatto sulle patate, ma altri professori permettono di farlo su tanti prodotti: l’olio, il vino, i pomodori. Nel settore tecnico-scientifico i libri da soli non bastano, bisogna imparare anche sul campo”. 
Sara Pepe
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