Alessandro, 14 colloqui di lavoro ma nessun contatto con la Mapei

“Ho svolto la tesi di laurea presso l’Università di Rolla nel Missouri. Il lavoro è stato realizzato in comune con il Dipartimento di Ingegneria dei Materiali della nostra Università. Dovevo eseguire delle prove su materiali provenienti dal laboratorio di Napoli. Insieme a due ragazzi portoricani, ho montato la macchina per le misure. La sua progettazione era in programma già da alcuni anni, ma non era ancora stata realizzata”, spiega Alessandro Borrelli, 24 anni, napoletano, laureato da poco in Ingegneria dei Materiali con 110 e lode, uno dei magnifici sette, come li definisce il prof.Nanni, partecipanti al programma Mapei Scholarship.  Racconta: “il primo mese è stato il più difficile. Mi hanno spiegato il progetto e gli obiettivi della ricerca. Superato questo periodo, è stato eccitante. Ogni settimana c’è una verifica e si deve presentare quello che si è svolto. Puoi lavorare quando vuoi: hai le chiavi dell’università. Ho incontrato delle persone per parlare di lavoro anche a mezzanotte”. Essere utili all’interno del gruppo è fondamentale, anche aiutando gli altri membri. La differenza principale che Alessandro ha registrato tra il nostro sistema e quello statunitense, è l’assoluta disponibilità, non tanto delle persone, quanto delle strutture. “Dividevo un ufficio con un altro ragazzo e disponevo di una mia postazione in laboratorio. Qui non hai nemmeno la sedia”. Una maggiore propensione alla sperimentazione “sono molto aperti, per loro niente è impossibile. Puoi fare proposte e portarle avanti. C’è maggiore libertà, puoi spaziare nella ricerca mentre qui, a volte, sembra ci sia un binario con poche fermate”. 
Dopo l’esperienza americana, il gruppo è tornato in Italia per laurearsi e cercare di dare un seguito al progetto. “Successivamente abbiamo presentato i nostri lavori di tesi a Milano, sede principale della Mapei. Davanti ad una platea di dipendenti, abbiamo dovuto discutere del progetto. Tutti si sono mostrati interessati e ci hanno posto tantissime domande, alcune complicatissime cui non avremmo saputo rispondere senza il supporto dei nostri professori. Poi abbiamo visitato i laboratori. Sembrava fossero interessati ad offrirci lavoro o dottorati. Ma sono trascorsi più di due mesi e non abbiamo ancora avuto alcun riscontro”. Così Alessandro ha deciso di cercare lavoro. “Ritengo di avere poche possibilità all’università. Mi è stato anche proposto il dottorato, però credo che solo pochi prescelti abbiano la possibilità di accedere ad un livello superiore. Inoltre è un titolo poco quotato dalle imprese. In azienda puoi trovare degli squali, ma hai i mezzi per combattere, all’università puoi non averne nessuno. Da quando mi sono laureato, ho già sostenuto 14 colloqui, quasi uno a settimana. C’è interesse per la mia figura e tra qualche giorno potrebbe arrivare anche qualche lettera di assunzione”. In futuro, chissà, le cose potrebbero cambiare. “Se ci sarà bisogno di approfondire, potrei pensare ad un Master o ad un dottorato, in fondo sono giovane. Nel mio gruppo di lavoro a Rolla, c’erano 35enni che avevano fatto esperienza di ricerca in azienda per poi passare alla ricerca universitaria. Alcuni stavano anche frequentando il dottorato che lì è molto considerato. Tra mondo del lavoro e università lo scambio è quasi alla pari. Valuterò il da farsi in base alle occasioni che mi si presenteranno”.  Secondo Alessandro, c’è un solo elemento negativo, in tutta quest’esperienza, “lo strano atteggiamento della MAPEI. Siamo rimasti un po’ delusi. Credevamo che avremmo potuto trovare una posizione in azienda o avviare delle collaborazioni, visto che ha investito su di noi, ma ormai tutti stiamo cercando altre strade” .
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