Analisi Matematica va affrontata senza preconcetti e con curiosità

“La verità è che tanti studenti partono con un atteggiamento di chiusura nei confronti della matematica. Hanno scarsa disponibilità ad apprendere, seguono il corso passivamente, senza la dovuta attenzione. Gran parte dei problemi che le matricole incontrano, ne sono convinta, sarebbero evitabili se i ragazzi si avvicinassero con minori preconcetti e maggiore curiosità. Invece, troppi partono già sconfitti, come se fosse ineluttabile non capire la materia”, afferma la prof.ssa Giuseppina Anatriello, docente di Analisi matematica e Geometria al primo anno di Architettura, alla quale sollecitiamo una riflessione sulle motivazioni che rendono i corsi di Analisi ostici per così tanti studenti. 
Come affrontare la materia?
“Prima di rispondere, ricordo un episodio antico. Il Faraone interrogò una volta Talete. Qual è la via regia, gli chiese, per la geometria? Talete disse al Faraone che quella via non esiste. In sostanza, non ci sono formule magiche. Occorrono dedizione, studio costante, impegno, frequenza vigile ai corsi, laddove vigile significa che si ascolta, si riflette e si formulano domande, se necessario. Seguendo questa strada, alla fine il risultato arriva. Paradossalmente, Analisi matematica e Geometria potrebbero essere perfino insegnamenti meno ostici di altri, per le matricole”.
Perché?
“Richiedono minore tempo, rispetto ad altri insegnamenti, da dedicare alla ripetizione. Il punto è apprendere il metodo, ragionare, individuare le connessioni. Invece spesso si cercano tutti gli escamotage per aggirare l’ostacolo. Magari si eseguono ossessivamente gli esercizi, in maniera meccanica, senza però che si siano appresi i concetti teorici che stanno alla base di quegli esercizi. Ecco allora che l’esame può diventare un problema”.
A proposito di esami, quanti passano al primo tentativo, con lei?
“Direi che una cinquantina su ottanta, in media, ce la fa. Non mi pare una cattiva percentuale. Va peggio per Analisi matematica 2, al secondo anno”.
Come lo spiega?
“I ragazzi si perdono un po’, forse perché si sentono già più grandi, forse perché iniziano ad accumulare ritardi nel percorso di studio e scelgono di mettere da parte alcuni esami, per concentrarsi su altri”.
È un corso che presuppone conoscenze matematiche di partenza?
“Un minimo di alfabetizzazione sì. Conoscenze scolastiche, nulla di più. il punto è che a volte la matematica a scuola si studia molto male”. 
Meglio chi proviene dal Classico, dallo Scientifico o da istituti tecnici?
“Non amo generalizzare. A titolo puramente orientativo, credo che un buon liceo classico garantisca un metodo utile ad affrontare ogni insegnamento. Il rischio per chi proviene dallo Scientifico è di sottovalutare lo studio, di dare per scontati alcuni concetti che affrontiamo nel corso. Li affrontiamo, però, con un approccio universitario, profondamente diverso da quello scolastico”.
La domanda che si pongono tanti studenti, al primo anno di Architettura: a che serve la matematica per formare un architetto?
“Se per matematica intendiamo solo uno strumento di calcolo, allora non serve a nulla, perché oggi qualunque software può sostituire il calcolo di una derivata o di un integrale. Matematica, però, è anche e soprattutto la capacità di definire in maniera rigorosa i rapporti tra le grandezze. È una visione delle cose, senza la quale non esiste un buon architetto. Anche per elaborare curve e superfici c’è bisogno di matematica”. 
Come si svolge l’esame?
“C’è una prova scritta ed una prova orale, per accedere alla quale occorre avere conseguito un risultato minimo allo scritto”.
C’è qualche studente che le ha lasciato un particolare ricordo, da quando insegna ad Architettura?
“Ogni ragazza e ragazzo hanno una storia a sé. Mi piace però ricordare il caso di una studentessa dello scorso anno, Camilla Russo, che durante il corso si era visibilmente scoraggiata. Temeva di non farcela. Non ha però mai abbandonato lo studio, ha sbattuto la testa, ha insistito, si è sforzata ed alla fine ha superato la prova con trenta. Una storia comune, che spero possa essere di incoraggiamento anche alle matricole che da qualche settimana hanno iniziato a frequentare il mio corso”. 
Cosa ha detto loro, il primo giorno di lezione?
“Di seguire le lezioni, tre volte a settimana; di studiare a casa, il giorno stesso o il giorno seguente, quel che ho spiegato in aula; di svolgere gli esercizi con diligenza, non in maniera meccanica e sempre facendo riferimento alla teoria che sta alla base di quei procedimenti. Se hanno dubbi, domande, quesiti, non esitino a sottopormeli”. 
Fabrizio Geremicca
- Advertisement -





Articoli Correlati