Venerdì 21 marzo, ore 15.00, via Marina. Battiti accelerati, un’ultima occhiata agli appunti, la docente che invita ad accomodarsi: per 120 studenti di Giurisprudenza inizia l’esame di Scienza delle Finanze, II cattedra, prof.ssa Francesca Stroffolini (M-Z). 45 minuti di tempo, per risolvere sei quesiti a risposta multipla e due domande a risposta aperta. Il 70% della prova dipenderà dalle risposte individuali, il restante 30% sarà affidato ad una crocetta posta sulla definizione esatta. Alle 16.00, fogli e penne sul banco, la prova è terminata. Si consegna il compito, la prof.ssa Stroffolini invita i ragazzi a ritornare per le 17.30. Solo allora si conosceranno i nomi di chi affronterà anche l’esame orale. Alle 18.00 ancora tutto tace, fino alle 18.35, la sorte degli studenti resta chiusa dietro una porta, nel seminterrato di via Marina. Finalmente, dopo un’attesa estenuante, un collaboratore alla cattedra mostra una lista di nomi. Elenco breve, solo una quarantina di ragazzi, meno della metà dei presenti, è stata ammessa all’orale. Gli studenti, quasi tutti dell’ultimo anno e prossimi alla laurea, chiedono di poter visionare il compito. Non passare l’esame equivale a dover ripagare le tasse, rimandare la seduta di laurea, interrompere la stesura della tesi. Con molta riluttanza – mentre la prof.ssa Stroffolini da il via agli esami orali – i collaboratori mostrano alcuni test. La stanchezza, lo stress, la sensazione di aver studiato bene per la prova prendono il sopravvento. Un gruppo di ragazzi vuole spiegazioni, alcuni compiti sembrano immacolati, quasi come non corretti. “In quel momento si è venuto a creare il panico – racconta A., studente che preferisce restare anonimo – Sul mio elaborato c’era solo un segno d’errore, su una risposta multipla. Le domande aperte erano intatte, non portavano alcun segno di correzione, c’era traccia solo della mia penna. Mi sembrava una situazione assurda, ad un passo dalla laurea si può essere bocciati per un solo errore?”. I ragazzi presenti così raffrontano i compiti. Quasi tutti riportano un solo errore, altri invece sono completamente privi di segni. “Quando sai di aver studiato tanto, essere bocciati, dopo aver trascorso un pomeriggio da incubo, ti da alla testa – continua lo studente – I collaboratori ci hanno rassicurato sulla modalità di valutazione. Gli elaborati sono stati corretti tutti con l’aiuto del pc. Ma come può una macchina valutare l’estro di una risposta aperta? La cosa proprio non quadrava”. Gli animi si surriscaldano, la prof.ssa Stroffolini, a detta degli studenti, sembra essere infastidita dalle domande e poco incline a dare spiegazioni. I toni iniziano a diventare accesi, la docente minaccia di sospendere gli esami. La questione, vista l’ora tarda, necessita di una risoluzione. I ragazzi, però, non abbandonano l’aula, vogliono certezze. Dichiara V., studentessa all’ultimo anno: “Da un lato c’eravamo noi studenti, che volevamo far valere le nostre giuste ragioni, dall’altra la cattedra che cercava di arginare il fiume in piena. Abbiamo chiesto che la docente mettesse nero su bianco la possibilità di ricorreggere i compiti in un altro giorno, con più calma”. La proposta, anziché gettare un ponte fra esaminati ed esaminandi, rende ancora più instabile l’equilibrio. “Per fortuna è intervenuto il prof. Carlo Panico – afferma G., studente prossimo alla laurea – Il docente ha cercato di rabbonirci, chiedendo delucidazioni. Ad ogni modo, alla fine della discussione, la prof.ssa Stroffolini ha acconsentito ad un’ulteriore correzione dei test, in una data da destinarsi. In questo senso, la docente stessa, in primis, concedendo un’altra possibilità, ha messo in discussione il suo metodo di valutazione”.
Da una bocciatura
ad un 25
ad un 25
Durante il week-end successivo, gli studenti bocciati si ritrovano sui social network per decidere il da farsi. Si crea un gruppo facebook di Scienza delle finanze: si propone una raccolta firme per richiedere l’accesso agli atti. L’appuntamento successivo è lunedì 24 marzo, a Porta di Massa, per valutare come andare avanti. “Spinti da quella forza che solo l’unione fra studenti può dare – spiega M., studente al IV anno – ci siamo recati presso l’Ufficio di Presidenza. Volevamo parlare con il prof. Lucio De Giovanni, l’ingiustizia subita ci sembrava troppo grande per non discuterne con chi di dovere. L’ipotesi, poi, che la professoressa potesse operare in un ‘ripescaggio’ fra i compiti ci mandava in bestia. Sembrava di essere in un gioco a quiz, il ripescaggio lasciamolo alla tv e non alle sedi universitarie”. Con l’appoggio dell’Associazione Universitaria Giovani Menti, “abbiamo raccontato l’accaduto – dichiara P., studente all’ultimo anno – Il prof. De Giovanni è stato molto disponibile, ci ha accolto con garbo, dando ascolto alle nostre esigenze”. Difficile sindacare il giudizio espresso da un collega, tuttavia, “il Direttore ci ha assicurato che ne avrebbe parlato con la prof.ssa Stroffolini – sottolinea M., studente all’ultimo anno – In modo molto diplomatico, abbiamo chiesto di poter ripetere l’esame, magari con altri presupposti. Sono un ragazzo prossimo alla tesi, entro il 31 marzo avrei dovuto pagare due rate della tassa universitaria, avevo bisogno di scoprire quale sarebbe stato il mio destino. Non essendo uno sprovveduto, ho studiato per 3 mesi, vedere il foglio immacolato e nessuna spiegazione per la bocciatura mi ha fatto perdere la fiducia”. Alcuni giorni dopo l’incontro in Presidenza, sulla pagina web della prof.ssa Stroffolini, appare quest’annuncio: ‘Tutti gli studenti bocciati il 21 marzo possono risostenere la prova lunedì 31, in ora da destinarsi’. Gli esami precedenti sono stati annullati. Gli scritti cancellati, le prove da rifare. Nel frattempo, la docente lascia Giurisprudenza – termina il suo mandato biennale di supplenza – e al suo posto sale in cattedra il prof. Pasquale Commendatore. “È stato il prof. Commendatore a tenere gli esami lunedì 31 – dice un gruppo di studenti – La nostra paura più grande era che fosse condizionato dalla bocciatura di massa avvenuta in precedenza. Invece il docente si è dimostrato equo, attribuendo ad ognuno il voto meritato”. C’è però chi non è ancora soddisfatto: “Sono passato dalla bocciatura ad un 25 – commenta A. – Nell’arco di 10 giorni, sono diventato bravissimo, roba da non crederci. Tuttavia, nonostante il lieto fine, credo che noi studenti siamo stati penalizzati dall’accaduto. Non ho visto nessun 28 in giro, nè 30. Ho una media alta, questo era il mio ultimo esame, eppure, alla mia richiesta di domande ulteriori, mi è stato risposto che era sufficiente l’interrogazione. I docenti non hanno potuto alzare troppo la media. In questo modo, si sarebbe screditato in modo evidente l’operato precedente”. “Abbiamo sostenuto la prova 2 volte – ribadisce C., studente al V anno – Dopo un periodo di stress lunghissimo, ci siamo ritrovati in aula solo perché abbiamo saputo combattere. Ma se non avessimo alzato la voce quel giorno, più di 80 persone sarebbero ritornate a casa con le pive nel sacco. Sa quanta gente avrebbe dovuto ripagare le tasse? Ho presentato richiesta formale protocollata, in cui chiedo la visione del vecchio compito, agendo per vie legali. Non mi rassegno, voglio sapere cosa non è andato, questa storia mi ha lasciato perplesso”. Quasi tutti gli intervistati hanno presentato una richiesta protocollata, adendo per vie legali. Per questo, fino a quando la situazione non sarà tracciata in contorni definitivi, gli studenti coinvolti vogliono restare nell’anonimato. “In sede d’esame non c’è stata chiarezza – afferma F. – in un modo o nell’altro tutti i presenti sono stati lesi. Anche chi ha superato la prova quello stesso giorno. I loro voti non sono stati più alti del 21, hanno sostenuto l’orale in condizioni di guerriglia, con la docente che ormai era diventata intollerante. Credo che occorrerebbe annullare anche la loro prova, meritano una seconda chance”. “Da questo confronto usciamo vincitori – aggiungono D. e N., studenti al V anno – Non tanto perché abbiamo potuto rifare la prova, ottenendo buoni risultati. Siamo vincitori perché, da studenti, ci siamo fatti forza a vicenda dimostrando che l’unione fa veramente la forza. È stato bello condividere il tutto con altri ragazzi, sentirsi partecipi, condividere i dubbi. A Giurisprudenza non accade spesso, e questo è stato un modo per conoscere l’umanità che si cela dietro i libroni di diritto”. “Non condanniamo il Dipartimento – concludono gli studenti – Anzi, proprio la Presidenza, come Istituzione, ci è stata molto vicina. Prima d’ora non avevamo mai visto una cosa del genere, annullare un’intera seduta d’esame non è cosa da poco. Questo ci ha fatto capire che urlare a gran voce i nostri diritti porta a buoni risultati. Soprattutto a Giurisprudenza, parlare di legalità e di onestà è doveroso. Altrimenti, tutto quello che abbiamo fatto finora non avrebbe avuto senso”.
Susy Lubrano
Susy Lubrano