Si svolgerà nell’ultima settimana di maggio o all’inizio di giugno, in ogni caso prima della sosta delle attività didattiche per le vacanze estive, il convegno sul tema dell’architettura ecocompatibile, promosso dai rappresentanti degli studenti della Facoltà di Architettura. L’iniziativa è stata presentata in una conferenza stampa a Palazzo Gravina il 21 aprile. C’erano Delia Evangelista, Valter Corrado -rispettivamente Presidenti del Consiglio degli Studenti di Facoltà e di Ateneo- e il Preside Benedetto Gravagnuolo.
“L’iniziativa che stiamo preparando – riferisce Evangelista- rappresenterà l’occasione per fare il punto riguardo agli studi ed alle esperienze di progettazione che si inseriscono armonicamente nell’ambiente, lo rispettino, ne valorizzino le peculiarità e consentano anche di risparmiare sui consumi energetici. Oggi l’architetto è un professionista che non può sottrarsi al confronto col tema della sostenibilità ambientale, dell’utilizzo di materiali ecocompatibili. Sempre di più l’edificio va considerato in un contesto dove si deve inserire armonicamente, nel rispetto delle esigenze dell’uomo e dell’ambiente”. Prosegue: “non è che ad Architettura, intendiamoci, questi temi siano stati ignorati, fino ad oggi. Al Detec e nel laboratorio di tecnica ambientale si svolge una ricerca di ottimo livello. Il problema, forse, è che non sempre si riesce a trasmettere all’esterno, a far conoscere il risultato di queste attività”. Aggiunge Valter Corrado: “il convegno sarà anche l’occasione per manifestare, da parte studentesca, l’esigenza che i temi della ecocompatibilità siano sempre di più presenti negli insegnamenti e nei corsi che seguiamo in questa facoltà. Ci auguriamo, insomma, che possa essere l’inizio di un percorso che duri negli anni”. La bioarchitettura – ricordava qualche tempo fa in una intervista il professore Angelo Mingozzi, docente presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Bologna, “è un nuovo modo di porsi nei confronti della progettazione e della realizzazione di un edificio. Nuovo nella misura in cui si concentra sui problemi legati alla salute dell’uomo e del pianeta: il bioarchitetto progetta per l’uomo e nel pianeta, cioè in vista di un abitare efficiente nel rispetto delle esigenze territoriali e più in generale ecologiche. La bioarchitettura intende sfruttare programmaticamente le risorse che il territorio offre, come la luce, le brezze, la presenza di acque, nel rispetto di esse e con l’intento di tendere ad un risparmio assoluto dal momento della progettazione e al reperimento dei materiali, fino al mantenimento dell’edificio e al suo eventuale smantellamento”. Progettare una casa valutando al meglio la disposizione dei punti cardinali è già un modo di fare architettura nel rispetto dell’ambiente. Ricordava nell’intervista il docente universitario: “Attualmente il condizionamento termico viene presentato all’utenza come un optional upper-class. In realtà, se una casa ha bisogno di aria condizionata, è progettata male, perché non usa quei piccoli accorgimenti che permettono il fresco naturale. E’ ovvio che la bioarchitettura, oltre ad una nuova figura di progettista, prevede un nuovo tipo di utente, quello, cioè, che anziché premere il pulsante del condizionatore quando ha caldo, si ricorda che deve chiudere gli scuri di alcune finestre nel pomeriggio. In questo modo però risparmia in termini energetici e inquina di meno”. A Bologna esiste un corso di formazione post lauream in edilizia bioecologica. A Napoli sale adesso con forza, dalla base degli studenti, la richiesta di una presenza sempre più ampia di questi temi, non solo nell’ambito della ricerca, ma pure in quello della didattica. Istanze che il Preside Gravagnuolo valuta positivamente. “Non solo è importante che gli studenti manifestino sensibilità su questi temi – dice- ma è importante anche che siano protagonisti di proposte ed idee per aggiornare e rinnovare continuamente la didattica. Una facoltà dove le ragazze ed i ragazzi non siano recettori passivi, come scatole vuote da riempire di nozioni, è una facoltà viva, vitale, in salute. Ben venga dunque il convegno sul tema dell’architettura ecocompatibile, come inizio di un percorso che consentirà di trasferire questi temi in maniera sempre più ampia agli studenti”.
Fabrizio Geremicca
“L’iniziativa che stiamo preparando – riferisce Evangelista- rappresenterà l’occasione per fare il punto riguardo agli studi ed alle esperienze di progettazione che si inseriscono armonicamente nell’ambiente, lo rispettino, ne valorizzino le peculiarità e consentano anche di risparmiare sui consumi energetici. Oggi l’architetto è un professionista che non può sottrarsi al confronto col tema della sostenibilità ambientale, dell’utilizzo di materiali ecocompatibili. Sempre di più l’edificio va considerato in un contesto dove si deve inserire armonicamente, nel rispetto delle esigenze dell’uomo e dell’ambiente”. Prosegue: “non è che ad Architettura, intendiamoci, questi temi siano stati ignorati, fino ad oggi. Al Detec e nel laboratorio di tecnica ambientale si svolge una ricerca di ottimo livello. Il problema, forse, è che non sempre si riesce a trasmettere all’esterno, a far conoscere il risultato di queste attività”. Aggiunge Valter Corrado: “il convegno sarà anche l’occasione per manifestare, da parte studentesca, l’esigenza che i temi della ecocompatibilità siano sempre di più presenti negli insegnamenti e nei corsi che seguiamo in questa facoltà. Ci auguriamo, insomma, che possa essere l’inizio di un percorso che duri negli anni”. La bioarchitettura – ricordava qualche tempo fa in una intervista il professore Angelo Mingozzi, docente presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Bologna, “è un nuovo modo di porsi nei confronti della progettazione e della realizzazione di un edificio. Nuovo nella misura in cui si concentra sui problemi legati alla salute dell’uomo e del pianeta: il bioarchitetto progetta per l’uomo e nel pianeta, cioè in vista di un abitare efficiente nel rispetto delle esigenze territoriali e più in generale ecologiche. La bioarchitettura intende sfruttare programmaticamente le risorse che il territorio offre, come la luce, le brezze, la presenza di acque, nel rispetto di esse e con l’intento di tendere ad un risparmio assoluto dal momento della progettazione e al reperimento dei materiali, fino al mantenimento dell’edificio e al suo eventuale smantellamento”. Progettare una casa valutando al meglio la disposizione dei punti cardinali è già un modo di fare architettura nel rispetto dell’ambiente. Ricordava nell’intervista il docente universitario: “Attualmente il condizionamento termico viene presentato all’utenza come un optional upper-class. In realtà, se una casa ha bisogno di aria condizionata, è progettata male, perché non usa quei piccoli accorgimenti che permettono il fresco naturale. E’ ovvio che la bioarchitettura, oltre ad una nuova figura di progettista, prevede un nuovo tipo di utente, quello, cioè, che anziché premere il pulsante del condizionatore quando ha caldo, si ricorda che deve chiudere gli scuri di alcune finestre nel pomeriggio. In questo modo però risparmia in termini energetici e inquina di meno”. A Bologna esiste un corso di formazione post lauream in edilizia bioecologica. A Napoli sale adesso con forza, dalla base degli studenti, la richiesta di una presenza sempre più ampia di questi temi, non solo nell’ambito della ricerca, ma pure in quello della didattica. Istanze che il Preside Gravagnuolo valuta positivamente. “Non solo è importante che gli studenti manifestino sensibilità su questi temi – dice- ma è importante anche che siano protagonisti di proposte ed idee per aggiornare e rinnovare continuamente la didattica. Una facoltà dove le ragazze ed i ragazzi non siano recettori passivi, come scatole vuote da riempire di nozioni, è una facoltà viva, vitale, in salute. Ben venga dunque il convegno sul tema dell’architettura ecocompatibile, come inizio di un percorso che consentirà di trasferire questi temi in maniera sempre più ampia agli studenti”.
Fabrizio Geremicca