Aurelio De Laurentiis in cattedra

E’ stato accolto da grandi applausi il patron del Calcio Napoli. Aurelio De Laurentiis ha subito invitato i giovani a sedersi nelle prime file, calamitando l’attenzione della sala per più di un’ora. “Speriamo che Start Cup sia davvero sinonimo di grande rinascita per questo territorio, che è il più vessato del mondo”: il suo intervento inizia con un istintivo collegamento tra il nome della business plan competition universitaria e l’altra Cup, quella della regata americana di cui due tappe si sono faticosamente portate a Napoli. “È stata voluta dal mondo dell’impresa, innanzitutto – afferma De Laurentiis – Da Paolo Graziano insieme con il governatore Stefano Caldoro e il sindaco Luigi de Magistris. Se il mondo fosse amministrato dai giovani, non dagli ‘anta’ che non vogliono mollare le poltrone, iniziative innovative ne avremmo di più”.
In polemica contro un Paese, l’Italia, e un mondo, quello occidentale, che si fa sempre più vecchio e non riesce a staccarsi dai propri schemi, De Laurentiis afferma: “i giovani portano il seme della rivoluzione e qui se non si fa la rivoluzione non si parte”. “Sono passati 12 anni dall’inizio del Terzo Millennio e pochi hanno capito cosa sta cambiando. Nessuno di noi, così intrisi di cultura occidentale, si è reso conto che c’erano tre miliardi di persone tra India e Cina che stavano sulle nostre teste. Abbiamo continuato a pensare che gli americani potessero intingerci ancora della loro linfa vitale, ma l’America è in crisi dagli anni ’30 e oggi un cinese se la compra tutta con un assegno. Abbiamo costruito l’Europa non rendendoci conto che il Regno Unito non poteva restare isolato”. Insomma, si continua a ragionare secondo vecchi schemi e “in Italia, soprattutto, non siamo stati capaci di fare né globalizzazione, né localizzazione. Siamo i più provinciali del mondo”. 
Da imprenditore, De Laurentiis ne ha da dire anche contro gli industriali italiani e Confindustria, “che parlano vecchio e non sanno dire basta. Quando uno non va bene si deve cambiare”. Invoca la piazza più volte – “non esistono solo Camera e Senato” – e, rivolgendosi ancora ai ragazzi in sala, esorta: “voi giovani avete due scelte possibili: la vita e la sopravvivenza. La vita è rappresentata dal saper fare impresa e per farlo non bisogna necessariamente trovare il denaro corrente. Le imprese buone si finanziano da sole”. “C’è chi fa ‘impresa’ e chi fa ‘presa’”, spiega, cioè ci sono gli imprenditori che creano lavoro, benessere e sostenibilità ambientale, e ci sono gli speculatori “che fanno solo attività finanziaria fregandosene di tutto. Voi che vi avviate al mondo dell’impresa dovete capire che avete una grande responsabilità nei confronti della società”. Un giovane che entra nel mercato del lavoro deve avere un business plan ben definito, “pensato con particolare attenzione ai modelli distributivi per far sì che possiate avere un quadro preciso e valutare i vostri investimenti sotto i diversi aspetti”.
Infine, De Laurentiis lancia al Rettore Marrelli l’idea di una serie programmata di incontri mensili. Poi spinge l’uditorio a porre domande e così si finisce per affrontare i temi del calcio, la ‘questione stadio San Paolo’, la ripresa economica di un meridione che deve puntare i suoi investimenti sulla cultura, ma con idee innovative: “Il nostro è il più bel golfo del mondo ma per renderlo vivo anche in inverno bisogna inventare qualcosa: portiamo qui la Formula 1; apriamo le chiese chiuse, fosse anche per farne discoteche. Facciamo rivivere il Pallonetto, mettiamo gli attori a recitare tra degli scavi di Pompei”. 
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