Avremmo bisogno di più ore di pratica”

“Noi ci soffermiamo, rispetto all’altro Corso di Laurea, più sulla letteratura”, dice Jessica Natale, studentessa al primo anno, che ha scelto Lingue e culture dell’Europa e delle Americhe perché “non mi interessava l’ambito della traduttologia ma volevo avere un approccio più umanistico”. Valentina, terzo anno di Mediazione Linguistica e culturale, l’altro Corso di Laurea della Facoltà di Lingue de L’Orientale, studia inglese e francese, e come terza lingua ha inserito l’arabo. “Forse cambierei il percorso, magari farei più letteratura perché gli esami di linguistica sono molto difficili”, dice. Soddisfatto della sua scelta è invece Matteo Renzi, collega ventenne di Valentina. “Ho scelto questo percorso perché mi dava la possibilità di approfondire lo studio della lingua e anche per gli sbocchi occupazionali – racconta – poiché vertono un po’ più sull’interpretariato e sulle traduzioni. È proprio quello che vorrei fare”. Matteo è entusiasta anche del modo in cui sono strutturati i corsi di lingua: “c’è una parte con il lettore, in cui si fa esercitazione e conversazione, e poi c’è lo studio della grammatica”, spiega. Diversa è l’opinione di Luigi, 25 anni: “sono convinto che la lingua si impari sul posto. In ogni caso, ad inglese i lettori si basano molto sui libri di testo lasciando poco spazio alla conversazione, cosa che non accade per il francese”, asserisce. Luigi ha un passato da ingegnere mancato, dopo tre anni e 11 esami ha abbandonato per seguire la sua passione per le lingue. Consiglierebbe questo tipo di studi “ma con le dovute riserve perché non ci sono molti sbocchi occupazionali e ora che anche l’ambito scolastico sta diventando chiuso, sarà ancora più difficile trovare lavoro”. La formazione linguistica “è perfetta da un punto di vista grammaticale, però forse avremmo bisogno di più ore di pratica. Spesso ci si ritrova in classi molto affollate e non si ha modo di fare conversazione”, afferma Giovanni Pudente, studente a Lingue e Culture. E’, quindi, necessario recarsi nei paesi di cui si studia la lingua. “L’Università queste occasioni le offre. Oltre al programma di mobilità Erasmus, c’è il placement che ti permette anche di lavorare in un paese straniero. Sono stato a Londra tre mesi ed ho notato quanto sia importante l’impatto con la lingua”. Comunque studiare in questa Facoltà, vuol dire anche prepararsi sulla cultura e sulla storia degli altri paesi. Il piano di studi è articolato per settori disciplinari e gli studenti possono scegliere, per ogni ambito, tra una rosa di esami. “Consiglierei tranquillamente questo tipo di studi – conclude una studentessa – perché apre la mente ad altre prospettive. Anche se il futuro lavorativo è incerto, ne vale la pena”.
Marilena Passaretti
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