Si terrà l’1 giugno, mentre andiamo in stampa, alle ore 10.00, nella sede centrale di Architettura di Aversa, il primo incontro pubblico tra i candidati alla Presidenza della Facoltà ed il corpo elettorale (57 votanti). Fissato dal decano prof. Giuseppe Fiengo. Due i candidati ufficiali, ma anche voci che le candidature possano diventare anche di più, a dimostrazione della volontà di partecipazione da parte di tutte le aree della facoltà, fin poi a giungere ad una sintesi unitaria. Ma vediamo intanto il profilo dei due candidati ufficiali. Prof. Pasquale Belfiore (58 anni), professore ordinario di Composizione Architettonica, direttore del Dipartimento di Storia e processi dell’ambiente antropizzato. Ricercatore dal 1981, precedenti insegnamenti all’Università della Calabria, è componente del Nucleo di Valutazione della Seconda Università dal 1995. Prof. Cettina Lenza (50 anni), salernitana, dal 1994 professore a contratto di Storia della Critica e della Letteratura Architettonica presso la SUN, professore straordinario dal 2001, numerose pubblicazioni. Ha svolto attività libero professionista, prestando consulenze su rilevanti interventi progettuali nei settori del restauro architettonico e della valorizzazione ambientale. Se eletta, sarebbe la prima donna Preside di Architettura in un Ateneo della Campania, e forse anche del Mezzogiorno.
Il voto. L’ipotesi di cui i candidati hanno parlato con il decano è che si giunga al voto a fine giugno (dopo il 20). Ma vediamo cosa pensa dell’appuntamento elettorale una delle presenze storiche della facoltà, la prof. Anna Giannetti, Presidente di Corso di Laurea di Scienze dell’Architettura, da sempre molto attiva nell’orientamento alla scelta della Facoltà. “Sono giunta ad Aversa insieme al Preside Gambardella una decina di anni fa. Allora ero una giovane contrattista. Abbiamo iniziato con un gruppo ristretto di docenti e con i panni stesi, come dico a volte. In questi anni siamo molto cresciuti, abbiamo una sede dignitosa, ottimi rapporti con l’Europa, ci apriamo molto all’esterno, ospitiamo personalità internazionali dell’Architettura, del design e della moda. Abbiamo avuto un Preside-fondatore infaticabile, eccezionale, a cui dobbiamo questi risultati. Molto impegnati anche per gli obblighi della riforma, non si è pensato a creare una successione”. “Cettina Lenza e Belfiore sono due cari amici e due persone scientificamente notevoli. Con la crescita della Facoltà – 4 Corsi di Laurea e 3 Dipartimenti- sono arrivati molti docenti nuovi e giovani, e ricercatori. Oggi, tutti insieme, dobbiamo pensare a che idea di Facoltà vogliamo per il futuro”. Quali secondo lei le priorità? “Continuare a stimolare tutte le notevoli potenzialità che ci sono in facoltà, proseguendo su un discorso di valorizzazione dei tanti docenti giovani, le nuove energie di ricercatori e dottorandi, degli studenti”.
Lenza: “progetto
culturale e
collegialità”
Quali i motivi della candidatura della prof.ssa Lenza? “Ho sempre messo il progetto culturale in cima ai miei valori di docente. In questa facoltà sono cresciuta, ho fatto parte di molte commissioni. Credo di conoscere persone e strutture di questa facoltà. Perciò ho messo a disposizione la mia disponibilità, sollecitata dalla fiducia dei colleghi”. I punti programmatici del suo programma? “Il decano prof. Fiengo, ha chiesto ai candidati di illustrarlo nell’incontro del primo giugno. Per questo motivo ritengo corretto non annunciarlo prima”. Se eletta quali le priorità? “Mi sono candidata con la massima serenità. Se dovessi essere eletta intendo essere espressione della massima collegialità e di tutti i colleghi, di cui ho la massima stima”. Riforma universitaria, spazi per gli studenti e stanze studio per i docenti, i problemi non mancheranno. “La Presidenza di una Facoltà così importante, raccoglie in sé onore ed oneri”. E non intende dire altro.
Belfiore: “più scuola
e una ragionevole
lentezza”
Più eloquente l’altro candidato, il prof. Belfiore. “Mi candido per la necessità, dopo 10 anni di SUN, di stare ad Architettura in modo diverso, cercando di realizzare il modello di Facoltà che ho in mente, frutto anche del lavoro fianco a fianco con il Preside Gambardella”. Il programma? “Biblioteca e Chiostro del 1.100, uno dei più belli della Campania i primi obiettivi. La Biblioteca, da rendere sempre più efficiente, come luogo della conoscenza, il Chiostro, come luogo dello scambio e del confronto”. Poi 5 punti con un più di partenza e due meno. “Ereditiamo una situazione molto positiva in tanti campi, dall’edilizia a vari profili di efficienza. Dunque non occorre altro che fare un po’ di più in alcuni settori”.
Ed ecco i punti. “Più scuola, che significa lavori di gruppo e formazione integrativa, studenti e docenti insieme. Più laureati, ovvero aumentare il numero dei nostri laureati giovani, senza cedere in qualità e competitività e con maggiore caratterizzazione culturale –cita Genovesi: ‘più cattedre di cose e meno cattedre di parole’-. Più ricerca per arricchire il territorio in cui opera la nostra facoltà, rinnovando città, strutture, beni culturali, ambiente, fornendo ricerca teorica e ricerca applicata. Più territorio: operando di più nei comuni in cui è insediato l’ateneo, ma recuperando allo stesso tempo un rapporto più solido con la città di Napoli, forti delle nostre specificità”. Infine: “più innovazione. È un termine con cui non simpatizzo molto ma è questione importante. Noi oggi siamo una buona facoltà, bella e giovane, anche perché con il Preside Gambardella abbiamo sperimentato molto, con corsi trimestrali, poi semestrali, con docenti di seconda fascia con 30-33 anni appena. Ma oggi occorre anche privilegiare produttività e velocità”. Poi i due meno. “Meno accademia e più università, rinunciando a certe logiche tipo avanzamento di carriera e progressioni interne, ed invece maggiore influenza nel governo dell’ateneo, dove siamo la seconda o terza facoltà per corpo docente”. Altro punto meno? “Una ragionevole lentezza. Per 10 anni, abbiamo avuto un governo forte e decisionista della facoltà con il Preside Gambardella, questo era giustificato dalle esigenze, dal fatto che partivamo da zero e dovevamo fare in fretta per crescere e per utilizzare tutte le possibilità. Oggi, se dovessi essere eletto, la prima cosa che farei è fermarmi, fermarci tutti, un attimo. Per guardare e riflettere, su tutte le modifiche legislative in corso e capire l’orizzonte generale e culturale di riferimento in cui intende muoversi la facoltà”. E come metodo di governo? “Un governo diffuso, ai Corsi di Laurea, ai Dipartimenti, ai Dottorati, alle aree culturali. Una compartecipazione, nelle decisioni e nelle responsabilità. Innescando meccanismi di valutazione e di premialità a favore di chi lavora di più, come indicano tutte le normative e la legislazione ministeriale”. E poi “intendo prendere un impegno preciso: sono disponibile a fare il Preside per un solo mandato, per solo 4 anni. È un tempo sufficiente per realizzare un programma; 8 anni mi sembrano un mestiere e non un ruolo di servizio”. Infine i docenti giovani: “la giovinezza di una facoltà e del suo corpo docente, è indice di qualità, di voglia di insegnare, di scoprire, di ricercare, di innovare. Andando avanti con gli anni, questi stimoli diminuiscono e spesso anche la qualità dei docenti”.
Paolo Iannotti
Il voto. L’ipotesi di cui i candidati hanno parlato con il decano è che si giunga al voto a fine giugno (dopo il 20). Ma vediamo cosa pensa dell’appuntamento elettorale una delle presenze storiche della facoltà, la prof. Anna Giannetti, Presidente di Corso di Laurea di Scienze dell’Architettura, da sempre molto attiva nell’orientamento alla scelta della Facoltà. “Sono giunta ad Aversa insieme al Preside Gambardella una decina di anni fa. Allora ero una giovane contrattista. Abbiamo iniziato con un gruppo ristretto di docenti e con i panni stesi, come dico a volte. In questi anni siamo molto cresciuti, abbiamo una sede dignitosa, ottimi rapporti con l’Europa, ci apriamo molto all’esterno, ospitiamo personalità internazionali dell’Architettura, del design e della moda. Abbiamo avuto un Preside-fondatore infaticabile, eccezionale, a cui dobbiamo questi risultati. Molto impegnati anche per gli obblighi della riforma, non si è pensato a creare una successione”. “Cettina Lenza e Belfiore sono due cari amici e due persone scientificamente notevoli. Con la crescita della Facoltà – 4 Corsi di Laurea e 3 Dipartimenti- sono arrivati molti docenti nuovi e giovani, e ricercatori. Oggi, tutti insieme, dobbiamo pensare a che idea di Facoltà vogliamo per il futuro”. Quali secondo lei le priorità? “Continuare a stimolare tutte le notevoli potenzialità che ci sono in facoltà, proseguendo su un discorso di valorizzazione dei tanti docenti giovani, le nuove energie di ricercatori e dottorandi, degli studenti”.
Lenza: “progetto
culturale e
collegialità”
Quali i motivi della candidatura della prof.ssa Lenza? “Ho sempre messo il progetto culturale in cima ai miei valori di docente. In questa facoltà sono cresciuta, ho fatto parte di molte commissioni. Credo di conoscere persone e strutture di questa facoltà. Perciò ho messo a disposizione la mia disponibilità, sollecitata dalla fiducia dei colleghi”. I punti programmatici del suo programma? “Il decano prof. Fiengo, ha chiesto ai candidati di illustrarlo nell’incontro del primo giugno. Per questo motivo ritengo corretto non annunciarlo prima”. Se eletta quali le priorità? “Mi sono candidata con la massima serenità. Se dovessi essere eletta intendo essere espressione della massima collegialità e di tutti i colleghi, di cui ho la massima stima”. Riforma universitaria, spazi per gli studenti e stanze studio per i docenti, i problemi non mancheranno. “La Presidenza di una Facoltà così importante, raccoglie in sé onore ed oneri”. E non intende dire altro.
Belfiore: “più scuola
e una ragionevole
lentezza”
Più eloquente l’altro candidato, il prof. Belfiore. “Mi candido per la necessità, dopo 10 anni di SUN, di stare ad Architettura in modo diverso, cercando di realizzare il modello di Facoltà che ho in mente, frutto anche del lavoro fianco a fianco con il Preside Gambardella”. Il programma? “Biblioteca e Chiostro del 1.100, uno dei più belli della Campania i primi obiettivi. La Biblioteca, da rendere sempre più efficiente, come luogo della conoscenza, il Chiostro, come luogo dello scambio e del confronto”. Poi 5 punti con un più di partenza e due meno. “Ereditiamo una situazione molto positiva in tanti campi, dall’edilizia a vari profili di efficienza. Dunque non occorre altro che fare un po’ di più in alcuni settori”.
Ed ecco i punti. “Più scuola, che significa lavori di gruppo e formazione integrativa, studenti e docenti insieme. Più laureati, ovvero aumentare il numero dei nostri laureati giovani, senza cedere in qualità e competitività e con maggiore caratterizzazione culturale –cita Genovesi: ‘più cattedre di cose e meno cattedre di parole’-. Più ricerca per arricchire il territorio in cui opera la nostra facoltà, rinnovando città, strutture, beni culturali, ambiente, fornendo ricerca teorica e ricerca applicata. Più territorio: operando di più nei comuni in cui è insediato l’ateneo, ma recuperando allo stesso tempo un rapporto più solido con la città di Napoli, forti delle nostre specificità”. Infine: “più innovazione. È un termine con cui non simpatizzo molto ma è questione importante. Noi oggi siamo una buona facoltà, bella e giovane, anche perché con il Preside Gambardella abbiamo sperimentato molto, con corsi trimestrali, poi semestrali, con docenti di seconda fascia con 30-33 anni appena. Ma oggi occorre anche privilegiare produttività e velocità”. Poi i due meno. “Meno accademia e più università, rinunciando a certe logiche tipo avanzamento di carriera e progressioni interne, ed invece maggiore influenza nel governo dell’ateneo, dove siamo la seconda o terza facoltà per corpo docente”. Altro punto meno? “Una ragionevole lentezza. Per 10 anni, abbiamo avuto un governo forte e decisionista della facoltà con il Preside Gambardella, questo era giustificato dalle esigenze, dal fatto che partivamo da zero e dovevamo fare in fretta per crescere e per utilizzare tutte le possibilità. Oggi, se dovessi essere eletto, la prima cosa che farei è fermarmi, fermarci tutti, un attimo. Per guardare e riflettere, su tutte le modifiche legislative in corso e capire l’orizzonte generale e culturale di riferimento in cui intende muoversi la facoltà”. E come metodo di governo? “Un governo diffuso, ai Corsi di Laurea, ai Dipartimenti, ai Dottorati, alle aree culturali. Una compartecipazione, nelle decisioni e nelle responsabilità. Innescando meccanismi di valutazione e di premialità a favore di chi lavora di più, come indicano tutte le normative e la legislazione ministeriale”. E poi “intendo prendere un impegno preciso: sono disponibile a fare il Preside per un solo mandato, per solo 4 anni. È un tempo sufficiente per realizzare un programma; 8 anni mi sembrano un mestiere e non un ruolo di servizio”. Infine i docenti giovani: “la giovinezza di una facoltà e del suo corpo docente, è indice di qualità, di voglia di insegnare, di scoprire, di ricercare, di innovare. Andando avanti con gli anni, questi stimoli diminuiscono e spesso anche la qualità dei docenti”.
Paolo Iannotti