Bella ma “lontana” e priva di servizi

Girando tra i corridoi è facile perdere l’orientamento, anche per la mancanza di indicazioni. Silenzio assoluto e scarsa affluenza. Agli studenti, “per questioni di sicurezza” – secondo quanto riferisce un addetto alla vigilanza –, non è concesso sostare fuori dalle aule. Così, Palazzo Pacanowsky, nuova sede delle Facoltà di Giurisprudenza ed Economia, sebbene l’attività didattica abbia preso il via da ormai quindici giorni, sembra quasi un deserto. Per ora, sono attivi solo due dei quattro piani del complesso, dove è previsto il completamento dei lavori e il conseguente ampliamento dei servizi. E’ forse proprio per questo motivo che la struttura risulta molto dispersiva durante la nostra visita il 17 ottobre. La maggior parte dei ragazzi, esclusi quelli impegnati a seguire le lezioni, è riversata nell’ampio cortile interno. Tra una chiacchiera e l’altra, gli studenti espongono le difficoltà di tipo pratico con cui ogni giorno devono confrontarsi. Anna e Fausto, entrambi di Torre Annunziata, al terzo anno di Giurisprudenza, sono stanchi dei continui trasferimenti. “Al primo anno – dicono – abbiamo studiato a Torre Annunziata, al secondo a Nola, ora a Napoli. Basta con questi cambiamenti, per noi, sempre più dispendiosi”. “Se proprio dobbiamo trasferirci in sedi diverse – interviene Fausto – dovrebbero essere completati prima i lavori! Per esempio, qui, in via Parisi, non c’è un parcheggio convenzionato con la Facoltà o almeno che agevoli gli studenti: siamo costretti a pagare tra i due e i tre euro l’ora. E’ decisamente troppo per un ragazzo che segue i corsi tre volte a settimana, dalle 9 alle 16”. 
Un’ulteriore spesa
per i trasporti
Le sale cinematografiche di Nola, dove per anni gli studenti hanno seguito, hanno lasciato spazio alle aule attrezzate di Palazzo Pacanowsky, tutte munite di ampie lavagne, un sufficiente numero di posti a sedere specificato su targhette all’esterno e una splendida vista sul mare. Tante, però, restano le critiche per quella che viene definita una sede “antieconomica e lontana”, oltre che “isolata dal territorio dov’era nata”. Claudia Fortunato, studentessa di Economia aziendale che arriva da Casola, in provincia di Avellino, senza remore confessa di aver scelto il Parthenope per la vicinanza della sede nolana. “Seguo le lezioni tre giorni a settimana – racconta – Mi alzo alle 5.30 del mattino per prendere, alle 6.30, un pullman che parte dal mio paese e arriva a Napoli, in via Medina (ci impiega più di un’ora e mezza). Da lì, raggiungo la Facoltà a piedi, per seguire il corso delle 9. Solitamente, termino verso le 14, ma arrivo a casa molto più tardi, e, stanca, rinuncio a studiare. Avere la Facoltà a Nola, seppure una struttura inadeguata, significava, per me, poter studiare senza disagi, adesso non è più possibile”. L’unica soluzione sarebbe il rapido trasferimento della biblioteca, dove Claudia, e come lei tanti altri ragazzi che giungono dalla provincia, potrebbero restare a studiare dopo le lezioni o tra un corso e l’altro. “Sto aspettando che venga aperta la biblioteca – dice Marilena, di Nola – per dare un senso alla ‘trasferta’ – che mi costa sei euro di trasporti – che sono costretta a sopportare quotidianamente”. “E’ assurdo – continua – aprire una sede, così decentrata, senza aver allestito neanche la biblioteca. Mancano la segreteria, gli uffici, i dipartimenti, una mensa, un bar, un parcheggio. Non esiste neanche una macchinetta distributrice: per prendere un bicchiere d’acqua, bisogna recarsi nei bar all’esterno! Qui seguiamo solo i corsi, per qualsiasi altra informazione bisogna andare in via Acton, mentre per parlare con i professori in via Medina. A Nola non sono riusciti a trovarci una sistemazione ma, prima di trasferirci, non hanno calcolato che la maggioranza degli iscritti di Giurisprudenza arriva proprio dall’agro-nolano e ciò costituisce un’ulteriore spesa per le famiglie!”.
Al livello -1 del grande palazzo, c’è un’aula studio molto ampia: due stanze comunicanti con una quindicina di banchi, con due o quattro posti a sedere ognuno. “I posti sono pochi – lamentano Ernesto e Claudio, al secondo anno della Triennale in Scienze dell’amministrazione, alle prese col manuale di Diritto dell’Unione europea – e poi non c’è arredo. E’ così dispersiva e grigia”.
Tassa di 50 euro
per passare al nuovo
ordinamento
Il cambio di sede è coinciso, per gli iscritti al Corso di Laurea in Giurisprudenza dal secondo anno in poi, con un’ulteriore, e più complicata, modifica: il passaggio al nuovo ordinamento articolato su 29 insegnamenti, anziché 39, per cui è fortemente consigliato presentare istanza in segreteria entro il 31 dicembre. La notizia, appresa dai ragazzi solo a settembre ma pubblicata sul sito internet di Facoltà a fine luglio, ha lasciato tutti un po’ stupefatti. I pareri sono discordanti. “La Facoltà non consiglia semplicemente, piuttosto ci obbliga o, meglio, ci mette in condizioni tali da dover chiedere il passaggio – esplode Iolanda, studentessa originaria di Torre Annunziata, in Facoltà per seguire la lezione di Diritto del lavoro – basta semplicemente dire che, per noi del vecchio ordinamento, non ci saranno più corsi. Quest’anno devo seguire Diritto commerciale, da nove crediti, insieme agli iscritti del nuovo ordinamento, il cui esame è però da quindici crediti. A metà delle lezioni, dovrò fermarmi e sostenere l’esame sulla prima parte, mentre, l’anno prossimo, sarò costretta a seguire la seconda parte del corso. I docenti non hanno nessuna voglia di accordarsi con noi del vecchio ordinamento sulla parte di programma da studiare o sul conteggio dei crediti, piuttosto ci dicono di andare in segreteria. Lì, gli impiegati, ad ogni domanda o dubbio, ci rispondono di verificare sul sito internet, dove non c’è specificato nulla, c’è solo un semplice avviso del termine entro cui è possibile chiedere il passaggio. Apprendiamo le notizie dai nostri colleghi, da voci di corridoio”. Nella sessione estiva, Antonio, studente al terzo anno, ha sostenuto con successo l’esame di Diritto privato II. “Molti ragazzi pensano che passare al nuovo ordinamento significhi sostenere dieci esami in meno, ma non è assolutamente così visto che gli insegnamenti sono stati accorpati. Il programma di Diritto privato, per esempio, è di circa 1200 pagine – spiega – ma, dividendolo in due parti, sono riuscito ad approfondire bene le tematiche e a superarlo al primo tentativo. Dover memorizzare tante nozioni in una sola volta (ora l’esame si svolge in un’unica seduta ed è da quindici crediti) significa non riuscire a soffermarsi ed aspettare l’appello con ansia”.
Paolo giunge trafelato in via Parisi, dopo quasi due ore di viaggio (è originario di Palma Campania). “Non capisco quali corsi devo e quali posso frequentare – si sfoga – Sono al terzo anno di Giurisprudenza e sono abituato a seguire le lezioni, anche perché i docenti hanno sempre premiato i presenti con delle agevolazioni sul programma, ma non so se sarà conveniente come in passato, quando avevo la Facoltà ad un quarto d’ora da casa. Ho quasi sempre sostenuto gli esami alla fine del semestre riuscendo, in questo modo, a stare nei tempi accademici. Quest’anno, secondo il mio piano di studi, dovrei dare l’esame di Bilanci contabili al secondo semestre e, invece, stamane ho saputo che il corso è già cominciato perché, secondo quanto stabilito dal nuovo ordinamento, è un esame del primo semestre del quarto anno. Insomma, devo seguirlo o no? E a che punto delle lezioni devo fermarmi per poter sostenere la prima parte dell’esame? Nessuno sa rispondere. Ci costringeranno a fare il passaggio, non si tratta di un’opzione ma di un obbligo che deve essere anche pagato: c’è una tassa di cinquanta euro a cui va aggiunto il contributo regionale”. Diversi i ragazzi del vecchio ordinamento poco informati che non vorrebbero cambiare, ma temono di non essere visti di buon occhio dai docenti. “Penso – dice Carmine, 23 anni, iscritto alla Magistrale in Giurisprudenza – che i professori agevoleranno coloro che sostengono gli esamoni da quindici crediti e che, effettivamente, seguono il corso per intero. Nel dubbio, chiederò il passaggio, anche se è contro ogni logica”.
Maddalena Esposito
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