“Sono ancora pochi gli studenti europei ed extraeuropei che scelgono di venire a studiare ad Architettura. C’è molto da lavorare”, le parole della prof.ssa Mara Capone, da un paio di settimane Coordinatrice della Commissione Erasmus del Corso di Studi in Architettura quinquennale. Quali sono i dati? “Nel 2017 sono ventisette gli studenti stranieri incoming con borse Erasmus. Ad essi vanno aggiunti 12 provenienti da Paesi extraeuropei, che sono approdati attraverso canali diversi di finanziamento. Nell’anno accademico 2015/2016 erano stati 33 e poi erano arrivati 9 studenti attraverso progetti diversi dall’Erasmus. Nel 2014/2015 ventisette Erasmus più otto in ingresso con canali alternativi”. Quanti studenti italiani iscritti ad Architettura, nello stesso periodo, sono andati all’estero a studiare? “Cinquantadue quest’anno, 55 un anno fa e 53 due anni fa”. A cosa attribuisce la scarsa attrattività di Architettura per le ragazze ed i ragazzi stranieri? “Stiamo cercando di individuare le criticità. C’è una evidente prevalenza di studenti che vanno fuori su quelli che entrano. Certamente un primo spunto di riflessione è che dobbiamo rendere più visibili, agli occhi dei potenziali Erasmus, le attività che svolgiamo. Gli insegnamenti proposti, le iniziative culturali, le eccellenze che qui da noi non mancano”. Come? “Magari preparando una brochure che potrebbe essere distribuita a chi viene qui ma che, soprattutto, i coordinatori dei progetti di scambio dovrebbero veicolare, attraverso i propri contatti, negli Atenei all’estero con i quali hanno attivato i singoli Erasmus. Altrove lo fanno già. Se io vado a Parigi o a Valladolid ricevo, appena arrivo, una brochure con tutto quello che fanno per l’Erasmus”. Quello dei coordinatori secondo molti studenti è un capitolo delicato. C’è chi sostiene che alcuni non siano per nulla attivi nel proporre gli scambi. Il basso numero di partenze degli iscritti ad Architettura potrebbe essere anche il frutto di questa situazione? “Abbiamo una serie di coordinatori dei singoli Erasmus e certamente vanno coinvolti maggiormente. Per esempio, bisogna impegnarsi a fare piani di equivalenza. Sono venuta a conoscenza del problema che studenti in uscita ed in ingresso non hanno chiarezza sul piano di studi da presentare in accordo”. Può citare un esempio? “Progettazione architettonica da noi vale otto crediti. L’equivalente magari non si chiama Progettazione architettonica e gli studenti, se manca una indicazione chiara e precisa, un piano di equivalenza, hanno difficoltà a costruire il percorso. Spesso abbiamo Erasmus che vagano qui ad Architettura perché non sanno che corsi seguire o si trovano impreparati sul semestre. La mia idea è di coinvolgere i singoli coordinatori. Questa è un’altra cosa che proporrò. Costruire piani di equivalenza sarà molto faticoso, ma i coordinatori devono farlo”. Altri obiettivi? “Un’altra azione che dovrebbe essere condotta è relativa ai tirocini. Sono anche presidente di una commissione tirocini ed ho appreso che si può fare tirocinio all’estero anche non remunerato. L’Ateneo mette a disposizione borse all’estero con rimborso spese, ma lo scorso anno Architettura ne ha avute solo due. Capita, invece, che i ragazzi vadano in Erasmus e trovino uno studio all’estero per un tirocinio non remunerato, e chiedono di farlo lì. Cercheremo di ampliare i riferimenti degli studi professionali all’estero disponibili ad accogliere studenti e di rendere più chiara la procedura del tirocinio in Erasmus”. Quali sono le mete più ambite dagli allievi che vanno all’estero per l’Erasmus? “Nell’ordine: Spagna, Francia, Germania, Austria”. Da dove arrivano in prevalenza gli stranieri? “Molti vengono dalla Francia. Abbiamo anche un certo numero di turchi e qualcuno dall’Europa orientale. Tra gli studenti extraeuropei ci sono alcuni cinesi nel corso di Design in inglese. Abbiamo anche qualche argentino ed un gruppo di messicani”.
Brochure e piani di equivalenza per attrarre più studenti stranieri
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