Campi Elettromagnetici “insegna a ragionare su alcuni fenomeni”

Appassionante, affascinante, ansiogena. Una disciplina che segna il confine fra la condizione di studente liceale e quella di universitario e orienta definitivamente sulla scelta universitaria, motivando a continuare. Un approccio che diventa una forma mentis, che spinge a chiedersi sempre il perché delle cose. Sono alcune delle definizioni impiegate dagli studenti del settore di Ingegneria dell’Informazione, per descrivere l’insegnamento di Campi Elettromagnetici, posizionato fra il primo e il terzo anno di tutti i Corsi di Laurea Triennali del ramo. Spiega come si propagano le onde nello spazio e quali e quante siano le linee di trasmissione dei vari tipi di segnali, in mezzi diversi con una grande casistica di condizioni e situazioni. Ne abbiamo parlato con il prof. Giuseppe Ruello, ricercatore del settore e docente a  Ingegneria Biomedica, uno dei pochi Corsi per le applicazioni dell’Ingegneria in ambito sanitario a prevederlo. Una specificità della Federico II, molto apprezzata. “Le difficoltà maggiori nascono dall’atomizzazione dello studio operato dalla riforma dei cicli universitari che tende a limitare il lavoro a piccoli esami, senza costruire un filo logico e una visione d’insieme”, spiega il docente. ‘Campi’, infatti, come lo chiamano i ragazzi, mette a sistema tutta, o quasi, la cultura scientifica accumulata fino a quel momento: “Ha una grande ricchezza culturale che cerchiamo di conservare e che fornisce ai nostri laureati un elemento competitivo riconosciuto all’esterno”. Insegna la trasmissione, la propagazione e la ricezione dei campi elettromagnetici, lavorando su aspetti fisici, diagnostici, topografici, climatologici: per mettere a punto terapie oncologiche meno invasive per le parti sane dell’organismo rispetto alle attuali radio e chemioterapie, per le telecomunicazioni e tutte le mille attività e funzioni in cui siamo, letteralmente, immersi: “si osserva l’irradiazione di un campo che viene diffratto passando attraverso un mezzo, come la pelle, l’atmosfera o altro, si legge il segnale e si interpreta”. Padre riconosciuto ne è James Clerk Maxwell, fisico e matematico scozzese che nella seconda metà dell’Ottocento elaborò la prima teoria moderna dell’elettromagnetismo, raggruppando tutte le precedenti osservazioni. “Una teoria che è ritornata utile anche ad Einstein, per formulare la sua Teoria della Relatività – prosegue Ruello – Agli studenti piace perché li aiuta a comprendere cosa accade veramente in fenomeni che non sono sempre intuitivi e che a loro interessano perché li hanno spinti ad iscriversi ad Ingegneria”. I consigli per non restare vittime dell’ansia, ma coltivare la passione che pure in tanti condividono, sono pochi ed essenziali: “vivete l’università come un’unica storia, non come una somma di capitoli indipendenti gli uni dagli altri. Sono indispensabili basi di Analisi Matematica e di Fisica che bisogna fare proprie. Se non ci si sente sicuri di questi strumenti, bisogna avere la maturità di impegnarsi a recuperarli. In parte è colpa del sistema che spezzetta le attività e riduce il tempo, in parte dipende dal mondo in cui viviamo che ha così tanto amplificato gli stimoli da ridurre il tempo di attenzione e i processi di ragionamento. Campi Elettromagnetici, invece, insegna proprio questo, a ragionare su alcuni fenomeni. Anche la modalità di valutazione dello scritto, che rappresenta il vero scoglio, è peculiare; tiene conto della globalità della preparazione”.
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