La carenza di aule e di spazi nei quali studiare rappresenta da tempo uno dei problemi che gli studenti di Architettura lamentano e che impedisce di vivere pienamente il Dipartimento. Negli ultimi anni sono stati compiuti passi in avanti con la realizzazione ai vari piani dell’edificio di via Forno Vecchio di aule nelle quali è possibile impiegare costruttivamente il tempo tra una lezione e l’altra ripassando gli appunti o lavorando al computer, ma la questione resta aperta. Alla luce di ciò si capisce bene con quanta soddisfazione gli studenti abbiano accolto l’allestimento di cinque o sei tavolini nel cortile della sede che affaccia su via Toledo e su via Forno Vecchio. Ciascuno di essi può ospitare quattro o sei persone. Si legge, si scrivono appunti, si approfondisce la lezione. C’è chi gioca a carte o addenta un panino.
“Sicuramente – commenta Chiara Barbato, che ha venti anni e frequenta il Corso di Laurea quinquennale in Architettura – è una novità positiva. I tavoli stanno qui da alcune settimane e sono piuttosto frequentati, anche perché il tempo lo permette ancora. Peccato che un bel po’ di sedie siano già sparite. Erano blu. Non credo siano state rubate. È possibile che qualche collega che era rimasto senza posto le abbia prese e portate in un’aula ai piani superiori o in un’aula studio qui al piano terra e non le abbia mai più risistemate”. Aggiunge Federico Vitiello, un collega di Chiara: “Certamente questa iniziativa è buona. Non è, peraltro, risolutiva. Per noi studiare in Dipartimento resta complicato. Le aule studio, nonostante i progressi realizzati negli ultimi anni, rimangono poche. Molte di esse, poi, come del resto le aule di lezione, non hanno gli attacchi per i computer sotto ai banchi. Ci arrangiamo con una sola presa per tutti e le ciabatte, ma è un sistema molto precario”. Sottolinea, inoltre: “Del resto i tavoli con la brutta stagione e con la pioggia saranno ben poco utilizzati. Per ora ce li godiamo, ma non so per quanto potrà durare. In inverno qui è complicato perfino trovare un punto dove fermarsi cinque minuti al coperto per mangiare un panino. Sedie e tavoli sono oggetto di una caccia sfrenata dalle prime ore del mattino. Chi arriva tardi non ha dove studiare e, per le lezioni più affollate, non ha neppure dove sistemarsi per ascoltare in condizioni decenti il docente che spiega”.
Fabrizio Geremicca
“Sicuramente – commenta Chiara Barbato, che ha venti anni e frequenta il Corso di Laurea quinquennale in Architettura – è una novità positiva. I tavoli stanno qui da alcune settimane e sono piuttosto frequentati, anche perché il tempo lo permette ancora. Peccato che un bel po’ di sedie siano già sparite. Erano blu. Non credo siano state rubate. È possibile che qualche collega che era rimasto senza posto le abbia prese e portate in un’aula ai piani superiori o in un’aula studio qui al piano terra e non le abbia mai più risistemate”. Aggiunge Federico Vitiello, un collega di Chiara: “Certamente questa iniziativa è buona. Non è, peraltro, risolutiva. Per noi studiare in Dipartimento resta complicato. Le aule studio, nonostante i progressi realizzati negli ultimi anni, rimangono poche. Molte di esse, poi, come del resto le aule di lezione, non hanno gli attacchi per i computer sotto ai banchi. Ci arrangiamo con una sola presa per tutti e le ciabatte, ma è un sistema molto precario”. Sottolinea, inoltre: “Del resto i tavoli con la brutta stagione e con la pioggia saranno ben poco utilizzati. Per ora ce li godiamo, ma non so per quanto potrà durare. In inverno qui è complicato perfino trovare un punto dove fermarsi cinque minuti al coperto per mangiare un panino. Sedie e tavoli sono oggetto di una caccia sfrenata dalle prime ore del mattino. Chi arriva tardi non ha dove studiare e, per le lezioni più affollate, non ha neppure dove sistemarsi per ascoltare in condizioni decenti il docente che spiega”.
Fabrizio Geremicca