Carlomagno, tra didattica e politica accademica

E’ stato uno dei primi laureati in Ingegneria meccanica presso quella che allora, nel ’65, era la nuova sede della Facoltà a Piazzale Tecchio. “Ho iniziato in via Mezzocannone – racconta il prof. Giovanni Maria Carlomagno, classe ’40, nato da una famiglia di origini molisane – allora si studiava molto più di adesso. Ricordo che, ogni giorno, finivo le esercitazioni verso le 18.30, per poi recarmi ad una scuola di Inglese e approfondire la conoscenza della lingua. Mi impegnavo davvero molto, anche se i primi anni me la sono presa un po’ allegra”. Dal terzo anno, allievo interno all’Istituto di Aerodinamica – “prendevo ventimila lire al mese, e per uno studente erano soldi!” –, a circa un mese dal conseguimento della laurea, il contratto sempre all’Istituto – diretto dal prof. Luigi Gerardo Napolitano – e la partenza per Princeton, – “tre giorni dopo il matrimonio con la mia attuale moglie” – in uno dei Dipartimenti di Ingegneria meccanica tra i più conosciuti a livello internazionale. Nel ’69, il ritorno in Italia e l’inizio della carriera accademica ad Ingegneria, prima come professore incaricato di Fisica – “non avevo ancora 29 anni” – poi di Gasdinamica, e ordinario dall’85. La didattica: “Negli anni è completamente cambiato il metodo. Oggi ci sono mezzi di comunicazione migliori, rispetto al passato – spiega il professore – Io stesso utilizzo molto power point e diapositive, portando, in questo modo, il laboratorio in aula; ho un sito personale dal quale gli studenti possono scaricare tutto il materiale occorrente anche prima della lezione. Sono sempre stato molto aperto e stimolo i ragazzi ad intervenire ed interrompermi durante la lezione”. Presidente dei Consigli di Corso di Laurea in Ingegneria meccanica (dall’89 al ’92) e di Ingegneria aerospaziale (dal ’99 al 2006), il prof. Carlomagno ha avviato il ‘3+2’. “E’ stato difficile – commenta – ma non lo abbiamo fatto male. Siamo partiti da dieci curricula per arrivare ad uno. A mio avviso, tre anni sono pochi per poter formare una figura intermedia. Fosse dipeso da me, avrei fatto ‘4+2’”. Un record: il professore è stato membro del Consiglio di Amministrazione per otto anni, “con l’obiettivo, comune ai rappresentanti della Facoltà, di non guardare solo nel proprio orticello”. Nel momento delicato che vive l’Università italiana, il professore afferma: “Ingegneria è sempre stata una Facoltà efficiente. Ha solo un difetto: invece di protestare, quando ce n’è bisogno, tende a risolvere i problemi”. In pensione da qualche giorno, il professore ha un contratto di ricerca a titolo gratuito e “forse un contratto di insegnamento, ma sono contento perché finalmente non avrò più preoccupazioni e potrò dedicarmi in pieno alla didattica”.
Maddalena Esposito
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