Protagonista della questione “Politecnico” è sicuramente la Facoltà di Ingegneria dell’Università Federico II. Il Preside Edoardo Cosenza, pur condividendo l’idea di aggregazione, ritiene che il progetto debba rientrare in una profonda riorganizzazione interna all’Ateneo.
Preside, pensa ad un Politecnico della sola Università Federico II? E con quali Facoltà?
“Architettura fa parte nella sua pienezza del progetto ‘Politecnico’, le Facoltà di Ingegneria e di Architettura sono unite da un legame già molto forte. Poi abbiamo ottimi rapporti con Economia, Scienze e Biotecnologie, con le altre si interloquisce, ma è fondamentale evitare la realizzazione di un MacroAteneo, anche perché, per esempio, gli studenti di Ingegneria possono avere delle nozioni di economia ma non possono fare gli economisti. Per formare nuove leve di Economia ci vuole la Facoltà di Economia. Tutto questo deve rientrare nell’organizzazione dell’Ateneo, nessuno è escluso da questo processo. Dev’essere un’iniziativa in cui ci guadagna tutta l’Università Federico II, un progetto complessivo di riorganizzazione amministrativa e culturale dove non è pensabile che se ne vada una parte”.
Quali sono le difficoltà che si frappongono alla creazione di una rete regionale? C’è scarso interesse da parte degli Atenei?
“In verità l’idea è stata lanciata dal Rettore del Federico II, ora dovrebbero spingere più le altre sedi su Napoli che viceversa, per le dimensioni se non altro. Questo non sta avvenendo, se non parzialmente. Ci sono solo timidi segnali. Sta qui l’amarezza del Rettore Trombetti. La Campania ha spesso delle idee innovative, ma i tempi per realizzarle sono troppo lunghi”.
Lei punterebbe ad una collaborazione con i grossi Politecnici del Nord?
“Noi abbiamo una profonda stima dei Politecnici di Torino e Milano e rapporti eccellenti sia personali che scientifici. A mio parere, però, bisogna tentare una aggregazione tra le forze di ingegneria e di architettura delle Università campane. Bisogna studiare un sistema, non so in che forma, ma sicuramente un sistema complessivo che permetta di avere dei rapporti forti con la realtà emergente dei Politecnici. È indispensabile rilanciare il progetto ulteriormente, addirittura sarebbe opportuno creare una rete tra le realtà nazionali più dinamiche”.
Un processo che richiede tempi lunghi?
“Non necessariamente. E’ in atto un processo innovativo profondo con il disegno di legge sulla Riforma che ipotizza federazioni tra le Università sia regionali campane che nazionali. Un grande accordo nazionale forse sarebbe la soluzione. Il Ministero è assolutamente cosciente della necessità di fare il Politecnico a Napoli. Favorevoli sono anche la realtà industriale e il mondo delle banche”. Ma, avverte Cosenza, “per fare un passo del genere deve essere d’accordo l’intero Ateneo federiciano. Bisogna essere tutti d’accordo nel percorrere un processo di riorganizzazione complessivo, non di una sola parte”.
Tornando alla riorganizzazione dell’Ateneo, chi potrebbe guidare questo processo così delicato?
“Trombetti, è un meraviglioso Rettore, è il migliore garante dell’intero sistema e gode della fiducia di tutti i Presidi, lo dichiaro con profonda sincerità”.
Ma il mandato di Trombetti, salvo slittamenti, scade il prossimo anno. Preside, spesso si sente parlare di una sua candidatura al rettorato…
“Non ho mai detto a nessuno che mi voglio candidare. La mia conoscenza della macchina organizzativa dell’Università Federico II, avendo svolto sia il compito di delegato del Rettore all’edilizia sia il Preside per 4 anni, è molto alta, ma adesso ritengo che l’Ateneo si debba riorganizzare prima possibile e il miglior riorganizzatore è il Rettore Guido Trombetti. È una mia personale opinione. In questo periodo stiamo lavorando in condizioni estreme ed il Rettore, nonostante le enormi difficoltà, riesce a mantenere uno stato di sostanziale serenità. C’è la fiducia nei suoi confronti mia e di tutti i Presidi”.
Quindi Lei è fuori da potenziali candidature anche politiche?
“Oggi è tutto prematuro. Un ingegnere ha sempre qualcosa da fare. Per ora desidero, come tutti, solo una settimana di vacanza …”
(g.v.)
Preside, pensa ad un Politecnico della sola Università Federico II? E con quali Facoltà?
“Architettura fa parte nella sua pienezza del progetto ‘Politecnico’, le Facoltà di Ingegneria e di Architettura sono unite da un legame già molto forte. Poi abbiamo ottimi rapporti con Economia, Scienze e Biotecnologie, con le altre si interloquisce, ma è fondamentale evitare la realizzazione di un MacroAteneo, anche perché, per esempio, gli studenti di Ingegneria possono avere delle nozioni di economia ma non possono fare gli economisti. Per formare nuove leve di Economia ci vuole la Facoltà di Economia. Tutto questo deve rientrare nell’organizzazione dell’Ateneo, nessuno è escluso da questo processo. Dev’essere un’iniziativa in cui ci guadagna tutta l’Università Federico II, un progetto complessivo di riorganizzazione amministrativa e culturale dove non è pensabile che se ne vada una parte”.
Quali sono le difficoltà che si frappongono alla creazione di una rete regionale? C’è scarso interesse da parte degli Atenei?
“In verità l’idea è stata lanciata dal Rettore del Federico II, ora dovrebbero spingere più le altre sedi su Napoli che viceversa, per le dimensioni se non altro. Questo non sta avvenendo, se non parzialmente. Ci sono solo timidi segnali. Sta qui l’amarezza del Rettore Trombetti. La Campania ha spesso delle idee innovative, ma i tempi per realizzarle sono troppo lunghi”.
Lei punterebbe ad una collaborazione con i grossi Politecnici del Nord?
“Noi abbiamo una profonda stima dei Politecnici di Torino e Milano e rapporti eccellenti sia personali che scientifici. A mio parere, però, bisogna tentare una aggregazione tra le forze di ingegneria e di architettura delle Università campane. Bisogna studiare un sistema, non so in che forma, ma sicuramente un sistema complessivo che permetta di avere dei rapporti forti con la realtà emergente dei Politecnici. È indispensabile rilanciare il progetto ulteriormente, addirittura sarebbe opportuno creare una rete tra le realtà nazionali più dinamiche”.
Un processo che richiede tempi lunghi?
“Non necessariamente. E’ in atto un processo innovativo profondo con il disegno di legge sulla Riforma che ipotizza federazioni tra le Università sia regionali campane che nazionali. Un grande accordo nazionale forse sarebbe la soluzione. Il Ministero è assolutamente cosciente della necessità di fare il Politecnico a Napoli. Favorevoli sono anche la realtà industriale e il mondo delle banche”. Ma, avverte Cosenza, “per fare un passo del genere deve essere d’accordo l’intero Ateneo federiciano. Bisogna essere tutti d’accordo nel percorrere un processo di riorganizzazione complessivo, non di una sola parte”.
Tornando alla riorganizzazione dell’Ateneo, chi potrebbe guidare questo processo così delicato?
“Trombetti, è un meraviglioso Rettore, è il migliore garante dell’intero sistema e gode della fiducia di tutti i Presidi, lo dichiaro con profonda sincerità”.
Ma il mandato di Trombetti, salvo slittamenti, scade il prossimo anno. Preside, spesso si sente parlare di una sua candidatura al rettorato…
“Non ho mai detto a nessuno che mi voglio candidare. La mia conoscenza della macchina organizzativa dell’Università Federico II, avendo svolto sia il compito di delegato del Rettore all’edilizia sia il Preside per 4 anni, è molto alta, ma adesso ritengo che l’Ateneo si debba riorganizzare prima possibile e il miglior riorganizzatore è il Rettore Guido Trombetti. È una mia personale opinione. In questo periodo stiamo lavorando in condizioni estreme ed il Rettore, nonostante le enormi difficoltà, riesce a mantenere uno stato di sostanziale serenità. C’è la fiducia nei suoi confronti mia e di tutti i Presidi”.
Quindi Lei è fuori da potenziali candidature anche politiche?
“Oggi è tutto prematuro. Un ingegnere ha sempre qualcosa da fare. Per ora desidero, come tutti, solo una settimana di vacanza …”
(g.v.)