Dall’Asia all’Africa per riportare il sorriso sui volti deturpati di tanti bambini

Fare la valigia quasi senza preavviso, congelare una miriade di impegni professionali, salutare la famiglia, affrontare un viaggio di ore. C’è chi fa tutto questo per concedersi vacanze da sogno e chi, invece, lo fa per regalare un sogno, o meglio la speranza di un nuovo avvenire. È il prof. Gianpaolo Tartaro, specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, Ordinario di Chirurgia maxillo-facciale della Seconda Università, che dal 2011 fa parte del team di Emergenza Sorrisi. Si tratta di una piccola onlus italiana che dal 2007 realizza missioni chirurgiche nei Paesi più disagiati per operare persone (soprattutto bambini) i cui volti sono stati deturpati da ustioni, traumi bellici o malformazioni come la labiopalatoschisi. “Ho cominciato a partecipare a missioni umanitarie per seguire il mio amico Fabio Abenavoli, Presidente di Emergenza Sorrisi”, racconta il prof.Tartaro. Da allora non si è più fermato, diventando uno dei chirurghi della squadra di medici volontari, l’unico napoletano. “Sono stato in Indonesia, Bangladesh e due volte in Africa, mentre a gennaio partirò per la Guinea. Il viaggio più duro è stato quello per raggiungere l’Indonesia: ci abbiamo impiegato 26 ore perché le missioni umanitarie non seguono i voli diretti”. In Bangladesh, invece, la situazione più particolare: “Eravamo lungo il fiume Brahmaputra, su due navi; su una dormivamo, sull’altra operavamo”. I camici bianchi di Emergenza Sorrisi formano una équipe organizzatissima, composta da due chirurghi, tre anestesisti, un infermiere di sala operatoria, tre di post sala operatoria e un medico pediatrico. Le loro missioni durano di solito dieci giorni. Ma questi medici, ancor prima di passare in azione, devono vincere la diffidenza dettata da antiche superstizioni. Succede in Benin, dove la labiopalatoschisi, meglio conosciuta come sindrome del labbro leporino, per la popolazione locale è uno stigma sociale. In questo paese del golfo di Guinea, infatti, il Vodooo, religione riconosciuta, insegna che la deformità del labbro è opera di uno spirito che punisce le colpe dei genitori o dei nonni, e che non va contrastato. “Prima di intervenire dobbiamo ricevere l’iniziazione dai capi tribù, altrimenti il bambino, una volta tornato al villaggio, verrà riaperto”. Non si opera soltanto in loco, i casi più critici sono portati in Italia. “Abbiamo fatto venire già sei bambini provenienti da Nassiriya e Congo. Due anni fa, poi, ci siamo accorti che un piccolo che arrivava dall’Afghanistan era affetto anche da una malformazione cardiaca. L’ho trasferito nella cardiochirurgia della Sun ed ora sta benissimo”. Tutto questo avviene a spese di Emergenza Sorrisi, che si regge sul 5x mille e sul contributo di testimonial come Ilary Blasi, Massimiliano Rosolino e Fabio Cannavaro. “Durante le missioni portiamo con noi tutti i nostri materiali. In Africa i pazienti si pagano perfino le agocannule, che acquistano allo spaccio prima di subire l’intervento”. Alle difficoltà che si incontrano nei Paesi raggiunti si sommano quelle che comporta l’allontanamento da casa: “Devo usare le mie ferie e rassicurare la famiglia preoccupata. Mia figlia è la prima a soffrire della mia assenza, ma quando riceve le foto del mio operato è orgogliosa dell’aiuto che il suo papà dà a questi bambini”. Tartaro confessa: “queste missioni sono rigeneranti perché ti fanno rendere conto che la vita è diversa dalla nostra corsa all’estetica. La cosa più bella che mi ha detto una bambina dopo l’operazione è che era molto contenta perché finalmente poteva tornare a scuola”.
Oltre a decine di bambini nel mondo, alle cure esperte del prof. Tartaro si sono affidati anche molti calciatori. “Di fratture alla faccia se ne prendono tante giocando a pallone. Ho operato perciò tanti professionisti, dai giocatori della Nocerina al capitano del Castellammare fino a numerosi calciatori del Napoli, come Cannavaro e Britos”. Ma anche questa, specifica, è un’opera gratuita: “In cambio ho ricevuto solo qualche biglietto per il Napoli, essendo tifoso lo accetto ben volentieri”. Lo sport è una delle passioni del professore: “Ho giocato a pallanuoto per tanti anni, facevo parte della squadra che ha vinto lo scudetto nel ‘90”. Una passione che conserva e lo tiene ancora oggi legato al Circolo Canottieri del capoluogo campano come socio ufficiale e responsabile dell’attività medica. 
Formare nuove generazioni di medici è però l’occupazione principale del prof. Tartaro che è Direttore della Scuola di Specializzazione di Chirurgia maxillo–facciale. I consigli che dà ai suoi studenti: “occorre frequentare i reparti perché dalla quotidianità si trae esperienza e, soprattutto, non scegliere la specializzazione sulla base del successivo ritorno economico. La medicina è una vocazione, non un business”. Ancor più delle sue parole, i piccoli tornati a sorridere grazie a lui sono l’esempio migliore per i medici di domani. 
Angela Lonardo
- Advertisement -




Articoli Correlati