Verso il 15 dicembre, data entro cui gli Atenei dovranno presentare al Ministero il quadro delle loro determinazioni in ottemperanza al Decreto 270. I lavori fervono anche a Scienze Politiche. “I progetti sono già stati definiti- spiega il Preside Amedeo Di Maio- adesso dovranno seguire il loro iter burocratico. Si passerà prima attraverso il Nucleo di Valutazione d’Ateneo, poi ci sarà una discussione con le parti sociali e infine verranno presentati al Ministero”. A Scienze Politiche, assicura il Preside, le modifiche non interesseranno il numero dei Corsi di Laurea che resterà invariato: “questo perché ci sembra abbia avuto un buon riscontro tra gli studenti. Secondo i dettami del Decreto, invece, gli esami sono stati ridotti a 20 per la laurea triennale e 12 per la specialistica”.
Anche se il lavoro in Facoltà sembra procedere senza intoppi, alcuni problemi sono dovuti alla lentezza del Ministero nel fornire direttive ufficiali dettagliate: “siamo ancora in attesa del decreto con le indicazioni formali, che forse uscirà i primi giorni di novembre”.
Ma tra i vincoli e gli obiettivi imposti dal Decreto, Di Maio pensa già a quali sono le carenze più urgenti da risolvere nella sua Facoltà: “l’impossibilità di introdurre nuovo personale tra la classe docente è un grave handicap del nostro sistema. Il mio obiettivo per i prossimi tre anni è quello di introdurre giovani nell’organico della Facoltà, riuscendo ad aggirare i tanti vincoli imposti”.
Un altro punto importante all’ordine del giorno nell’agenda del Preside è la riconferma, all’interno della sfera cittadina e nazionale, dell’Orientale come punto di riferimento per la sua particolare offerta formativa e di ricerca. “L’Orientale non è più l’eccezione che era un tempo- sottolinea – perchè oggi ci sono altri atenei che propongono offerte interessanti. Noi restiamo comunque uno dei più importanti punti di riferimento per gli studi orientali e dunque per rafforzare la nostra tradizione ed avere più visibilità bisogna incrementare i nostri rapporti con la città e con il territorio, anche attraverso le convenzioni con la Cina e i paesi del Sud Est Asiatico”. E per questo puntare sul certosino lavoro quotidiano è uno dei segreti del prof. Di Maio che ricorda: “per me l’Università è basata sull’attività quotidiana di ricerca e di didattica. Non mi piacciono i grandi progetti, sono abituato a guardare al quotidiano. Ogni giorno ricevo studenti che mi chiedono informazioni sulla didattica, sui tirocini o sugli stage e di volta in volta risolviamo i problemi”. E proprio sulla questione stage Di Maio sembra non essere molto ottimista, perchè anche se le aziende convenzionate con l’Orientale sono tutte attentamente selezionate, spesso lo stage si rivela un’esperienza inutile. “Il mercato del lavoro è sempre più precario e più saturo- conferma- quindi è difficile pensare che uno stage possa rappresentare una soluzione d’inserimento. Il problema è che, essendo adesso obbligatorio, è sempre più difficile trovare un assorbimento adeguato da parte delle aziende. A volte questo periodo di apprendistato finisce per perdere anche la sua funzione educativa, di pratica formativa, restando una perdita di tempo”.
(Va. Or.)
Anche se il lavoro in Facoltà sembra procedere senza intoppi, alcuni problemi sono dovuti alla lentezza del Ministero nel fornire direttive ufficiali dettagliate: “siamo ancora in attesa del decreto con le indicazioni formali, che forse uscirà i primi giorni di novembre”.
Ma tra i vincoli e gli obiettivi imposti dal Decreto, Di Maio pensa già a quali sono le carenze più urgenti da risolvere nella sua Facoltà: “l’impossibilità di introdurre nuovo personale tra la classe docente è un grave handicap del nostro sistema. Il mio obiettivo per i prossimi tre anni è quello di introdurre giovani nell’organico della Facoltà, riuscendo ad aggirare i tanti vincoli imposti”.
Un altro punto importante all’ordine del giorno nell’agenda del Preside è la riconferma, all’interno della sfera cittadina e nazionale, dell’Orientale come punto di riferimento per la sua particolare offerta formativa e di ricerca. “L’Orientale non è più l’eccezione che era un tempo- sottolinea – perchè oggi ci sono altri atenei che propongono offerte interessanti. Noi restiamo comunque uno dei più importanti punti di riferimento per gli studi orientali e dunque per rafforzare la nostra tradizione ed avere più visibilità bisogna incrementare i nostri rapporti con la città e con il territorio, anche attraverso le convenzioni con la Cina e i paesi del Sud Est Asiatico”. E per questo puntare sul certosino lavoro quotidiano è uno dei segreti del prof. Di Maio che ricorda: “per me l’Università è basata sull’attività quotidiana di ricerca e di didattica. Non mi piacciono i grandi progetti, sono abituato a guardare al quotidiano. Ogni giorno ricevo studenti che mi chiedono informazioni sulla didattica, sui tirocini o sugli stage e di volta in volta risolviamo i problemi”. E proprio sulla questione stage Di Maio sembra non essere molto ottimista, perchè anche se le aziende convenzionate con l’Orientale sono tutte attentamente selezionate, spesso lo stage si rivela un’esperienza inutile. “Il mercato del lavoro è sempre più precario e più saturo- conferma- quindi è difficile pensare che uno stage possa rappresentare una soluzione d’inserimento. Il problema è che, essendo adesso obbligatorio, è sempre più difficile trovare un assorbimento adeguato da parte delle aziende. A volte questo periodo di apprendistato finisce per perdere anche la sua funzione educativa, di pratica formativa, restando una perdita di tempo”.
(Va. Or.)