“Mi sono immatricolata a Lingue nel ’71, all’epoca ero l’unica specializzanda in Spagnolo della Federico II. Ho conseguito la laurea nel ’74, in tre anni e una sessione – racconta la prof.ssa Gabriella Del Monaco, docente di Lingua e Traduzione, lingua spagnola alla Facoltà di Lettere – In quel periodo eravamo talmente pochi che si faceva lezione intorno a un tavolo. Se avessi voluto insegnare spagnolo nelle scuole, pur essendo la prima in graduatoria, avrei dovuto spostarmi in tre scuole diverse e non tutte a Napoli, perché si tendeva ad eliminare le cattedre di spagnolo; non era stata ancora compresa l’importanza di una lingua parlata in 22 nazioni”. Ricorda la passione per i classici, fondamentale per intraprendere la carriera di docente: “Ho iniziato leggendo i libri di mio fratello. Non avevamo molti soldi e non c’era la possibilità di comprare tanti libri, allora leggevo letteratura per ragazzi. Prima c’era una distinzione marcata tra libri per ragazzi e per ragazze. Secondo questa teoria avrei dovuto leggere Piccole donne, invece mi sono appassionata ai romanzi di Salgari e Verne. Fui contentissima quando, a un mio compleanno mio padre mi regalò Jerry delle isole di Jack London, lo trovai stupendo”.
Spiega le differenze tra gli studenti di ieri e di oggi. “Ciò che penalizza gli studenti di oggi è la mancanza di curiosità e autonomia. Non bisogna leggere soltanto le pagine assegnate, ma assaporare i classici e farne un’analisi personale. Anche il computer ha imbastardito la comunicazione, gli studenti scrivono ‘perché’ con X e K nelle traduzioni. Ricordo che scrivevo tutti i giorni al mio primo consorte, che viveva a 350 chilometri da me. Le discussioni epistolari erano di sicuro più poetiche, meno veloci. L’immediatezza della comunicazione su facebook o msn non ti dà la possibilità di trovare il vocabolo giusto per definire ciò di cui vuoi parlare”. Qualche chicca: “Sono rimasta allibita quando, tempo fa, un gruppo di studenti composto da specialisti di lingua inglese, che seguiva una mia lezione sulla traduzione di classici, affrontando Ramón del Valle-Inclán, non conosceva il significato della parola ‘paria’. O quando traducendo classici spagnoli del ’600, gli studenti ignoravano il significato di parole come olmo, frassino, leccio”.
La sua carriera universitaria: “Ho iniziato come assegnista nel ’75, nell’80-81 ero già ricercatrice e sono rimasta tale. Purtroppo, ho avuto dei problemi, di natura sentimentale e di salute, che hanno reso difficile il mio percorso. Ho affrontato un divorzio e un’emorragia cerebrale nel gennaio del ’94, con due operazioni al cervello. Ora sto bene, ma ho perso la concentrazione e la memoria breve. Leggo un libro e il giorno dopo lo dimentico, ma ricordo perfettamente ciò che è successo venti anni fa. Ha velocizzato la mia convalescenza mio figlio, che all’epoca aveva solo due anni. Avrei gradito continuare a fare ricerca perché mi affascina trascorrere ore o giornate in biblioteche, archivi e depositi, spesso poco noti, e magari uscirne solo con un piccolissimo dato in più. È una sensazione che ho provato spesso durante i miei viaggi in Spagna. Invece, con la nuova riforma mi sono trovata ad avere in affidamento ben 5 moduli. Benché coadiuvata in modo perfetto dal nostro collaboratore linguistico, il prof. Del Moral, l’impegno pressante, unito ai miei problemi di salute e al fatto di essere madre con annessi e connessi, mi ha impedito di continuare a fare ricerca”.
I progetti per il futuro: “Dall’83 canto e vorrei continuare a farlo prima che se ne vada la voce. Ho cantato all’Ensemble Vocale di Napoli e canto nel Coro Polifonico della Federico II, entrambi diretti dal maestro Antonio Spagnolo. Il mio rammarico è quello di aver eseguito un solo concerto da solista con il maestro Antonio Grande, in occasione di un convegno di ispanisti sul Romanticismo, nella casa di Silvio Pellico, a Saluzzo. Continuerò anche a tenere gli esami del Nuovo e del Nuovissimo Ordinamento”.
Un consiglio agli studenti che vogliono intraprendere la carriera di docente o professore: “Bisogna innanzitutto indagare sul perché ci si iscrive a un Corso di Laurea. La risposta non deve essere vaga. Purtroppo, sono pochi gli studenti intenzionati ad insegnare lo spagnolo, molti quelli che vorrebbero diventare traduttori o impiegarsi nel settore turistico. Il futuro insegnante deve studiare partendo dai testi e deve dare importanza alla traduzione, che è fondamentale sia corretta: nell’ortografia, nella grammatica e nella semantica. Per far sì che ciò accada bisogna leggere i classici in lingua originale”.
Allegra Taglialatela
Spiega le differenze tra gli studenti di ieri e di oggi. “Ciò che penalizza gli studenti di oggi è la mancanza di curiosità e autonomia. Non bisogna leggere soltanto le pagine assegnate, ma assaporare i classici e farne un’analisi personale. Anche il computer ha imbastardito la comunicazione, gli studenti scrivono ‘perché’ con X e K nelle traduzioni. Ricordo che scrivevo tutti i giorni al mio primo consorte, che viveva a 350 chilometri da me. Le discussioni epistolari erano di sicuro più poetiche, meno veloci. L’immediatezza della comunicazione su facebook o msn non ti dà la possibilità di trovare il vocabolo giusto per definire ciò di cui vuoi parlare”. Qualche chicca: “Sono rimasta allibita quando, tempo fa, un gruppo di studenti composto da specialisti di lingua inglese, che seguiva una mia lezione sulla traduzione di classici, affrontando Ramón del Valle-Inclán, non conosceva il significato della parola ‘paria’. O quando traducendo classici spagnoli del ’600, gli studenti ignoravano il significato di parole come olmo, frassino, leccio”.
La sua carriera universitaria: “Ho iniziato come assegnista nel ’75, nell’80-81 ero già ricercatrice e sono rimasta tale. Purtroppo, ho avuto dei problemi, di natura sentimentale e di salute, che hanno reso difficile il mio percorso. Ho affrontato un divorzio e un’emorragia cerebrale nel gennaio del ’94, con due operazioni al cervello. Ora sto bene, ma ho perso la concentrazione e la memoria breve. Leggo un libro e il giorno dopo lo dimentico, ma ricordo perfettamente ciò che è successo venti anni fa. Ha velocizzato la mia convalescenza mio figlio, che all’epoca aveva solo due anni. Avrei gradito continuare a fare ricerca perché mi affascina trascorrere ore o giornate in biblioteche, archivi e depositi, spesso poco noti, e magari uscirne solo con un piccolissimo dato in più. È una sensazione che ho provato spesso durante i miei viaggi in Spagna. Invece, con la nuova riforma mi sono trovata ad avere in affidamento ben 5 moduli. Benché coadiuvata in modo perfetto dal nostro collaboratore linguistico, il prof. Del Moral, l’impegno pressante, unito ai miei problemi di salute e al fatto di essere madre con annessi e connessi, mi ha impedito di continuare a fare ricerca”.
I progetti per il futuro: “Dall’83 canto e vorrei continuare a farlo prima che se ne vada la voce. Ho cantato all’Ensemble Vocale di Napoli e canto nel Coro Polifonico della Federico II, entrambi diretti dal maestro Antonio Spagnolo. Il mio rammarico è quello di aver eseguito un solo concerto da solista con il maestro Antonio Grande, in occasione di un convegno di ispanisti sul Romanticismo, nella casa di Silvio Pellico, a Saluzzo. Continuerò anche a tenere gli esami del Nuovo e del Nuovissimo Ordinamento”.
Un consiglio agli studenti che vogliono intraprendere la carriera di docente o professore: “Bisogna innanzitutto indagare sul perché ci si iscrive a un Corso di Laurea. La risposta non deve essere vaga. Purtroppo, sono pochi gli studenti intenzionati ad insegnare lo spagnolo, molti quelli che vorrebbero diventare traduttori o impiegarsi nel settore turistico. Il futuro insegnante deve studiare partendo dai testi e deve dare importanza alla traduzione, che è fondamentale sia corretta: nell’ortografia, nella grammatica e nella semantica. Per far sì che ciò accada bisogna leggere i classici in lingua originale”.
Allegra Taglialatela