Delrio: “mi candido per continuare il lavoro sulla didattica”

E’ il candidato che non ti aspetti, che parla al cuore prima che alla ragione, che parla degli studenti, dei suoi figli, della passione per i giovani e per la professione medica. Più che del procacciamento di finanziamenti, bilanci, di competizione fra le aree scientifiche, tra Policlinico Sun ed ospedali, asl, enti territoriali. Siamo andati ad intervistare il prof. Giovanni Delrio per parlare della sua candidatura alle elezioni del Preside di Medicina. 67 anni il prossimo mese di giugno, professore ordinario da 26, Presidente dell’Associazione Italiana di Biologia e Genetica, ed una vita spesa in primo piano sui temi della didattica. 
I motivi della candidatura? La risposta è netta e chiara. “Mi candido per continuare il lavoro sulla didattica, portato avanti in questi 8 anni in qualità di  Presidente di Corso di Laurea. Punto. Questo è il motivo centrale. Per continuare il rapporto con i colleghi – che ringrazio – e che con me hanno portato avanti una serie di innovazioni normative che ci hanno consentito di rimettere in corsa centinaia di studenti che si erano fermati, e di far laureare più o meno in corso tanti altri. E poi per continuare il lavoro avviato con il Preside Rossi, stavolta lui nelle vesti di Rettore e io di Preside, se la Facoltà lo vorrà. Continuità però rafforzando la parte assistenziale, che è l’aspetto un po’ carente della nostra Facoltà”. “Otto anni da Presidente di Corso di Laurea, come già in passato per il Rettore Grella e il Preside Rossi”. Una casualità?
“Il più gran successo di questi miei 8 anni? Siamo riusciti a portare i nostri studenti al letto dell’ammalato, cosa che prima non accadeva; la preparazione dei nostri studenti è complessivamente molto migliorata, perciò i nostri laureati fanno bella figura ovunque concorrono: dal progetto Erasmus alle borse di studio (29-30 l’anno istituite dal Preside Rossi) per stage di un mese all’estero o in Italia. Ed il nostro modello di insegnamento delle cliniche è oggi simile a quello dei paesi stranieri, con gruppi di massimo 40 studenti. Potremmo anche su questo tema essere prossimi all’eccellenza, ma le carenze delle nostre strutture non ce lo consentono. Altrimenti saremmo i primi in Italia”. È contento Delrio mentre ne parla e continua di getto. “Ed organizzati in questo modo i nostri studenti dal 2004, prima in fase sperimentale ed ora in fase definitiva, registrano successi per il 96% (ogni 100 prove) per esami superati, con voti soprattutto tra il 27 ed il 30”. Dunque: “l’organizzazione per piccoli gruppi nelle cliniche, da me introdotta, consente un rapporto migliore studente-docente. E i risultati si vedono. Di questo sono fiero. Ma tengo a sottolineare che tutto ciò è stato realizzato grazie al lavoro dei colleghi. Grazie alla loro disponibilità di replicare i corsi, a rotazione, fino a 4 volte in un anno”.
Il rapporto
con gli studenti
“Con gli studenti ho un eccellente rapporto, anche se su alcune cose non cedo. Le regole sono per me importanti. Certo sono rigido, ma un buon padre di famiglia non è quello che dice sempre di sì: altrimenti è populismo, non educazione”. Aggiunge: “sono rigido però li amo tanto. E spesso ricevo, dopo anni, visite di vecchi laureati che vengono a salutarmi”. Affetto ricambiato, difatti, mentre lo intervistiamo salta un tappo di spumante: “sono gli studenti dell’aula studio, con un loro collega greco laureatosi pochi giorni fa; sono venuti a brindare con me”. Ed agli studenti, che sembrano apprezzare il suo discorsetto in seduta di laurea, al punto di chiedergli di far parte delle sedute da lui presiedute, proprio per ascoltarglielo ripetere, racconta: “il medico deve essere conscio che la sua è una missione. Il nostro laureato deve avere due grandi qualità: umiltà e amore per la professione. Che poi significa rispetto per il paziente. Perché la nostra è una professione molto delicata e particolare. Se ci sono queste due doti, diventa un po’ difficile avere episodi di malasanità”.
“Organizzazione e rispetto delle regole”
“Oggi gli studenti per passare all’anno successivo non devono avere meno di 30 crediti (sui 60 previsti). Altrimenti si fermano per un anno. All’inizio mi hanno maledetto, poi però mi hanno ringraziato. Perché questa nuova organizzazione didattica gli ha consentito loro di rimettersi in carreggiata con gli altri studenti. Questa è stata la grande rivoluzione. Ed in quell’anno, oltre ai corsi, fanno anche un po’ di laboratori di ricerca, che prima invece erano da loro poco utilizzati. Ma prima si debbono mettere in regola con gli esami”. 
“Non è più possibile portarsi indietro crediti degli anni precedenti. In tal modo non avremo più fuoricorso storici” con 20, anche 30 anni di iscrizione alle spalle. Ma anche nessuna possibilità per gli studenti lavoratori. “È vero. Però non lo consente più né la normativa europea, ora attuata anche in Italia, né quella nazionale che richiede 9.000 ore di impegno, i famosi 360 crediti formativi, di cui 5.500 ore di frequenza di aule e reparti”. “Gli studenti hanno capito e sono con noi”. Studenti, didattica, organizzazione dei corsi. Più che di una candidatura a Preside, qui sembra di parlare con un candidato alla Presidenza di Corso di Laurea. Facciamo notare. Anche qui risposta netta: “didattica, ricerca, assistenza. Queste ultime due comunque sono in funzione della didattica e della formazione dei futuri medici”. Dunque, nulla di strano per Delrio.
I tre figli
Ammette: “Ho una carica umana molto forte, dovuta alla vicenda di mio figlio disabile” che si porta avanti da alcuni decenni. Una sfida insieme umana e professionale, quella con Sergio, il terzo figlio, con il quale di frequente si accompagna di sera o nei fine settimana. Un affetto enorme verso il figlio meno fortunato. 
Un altro figlio, Massimo, è attore di musical. Attualmente è in tournèe dallo scorso settembre. “Ha recitato per ‘Full Monty’ con Proietti, poi è venuto ‘Vacanze Romane’ con la Autieri e ora con Massimo Ghini”. Insomma, un buon successo. “E poi Paolo, il secondo, chirurgo alla divisione C del Pascale”. È il Delrio umano, strano per chi è abituato a vederlo solo nelle vesti istituzionali, ad affrontare i problemi degli studenti di Medicina. “Felice” addirittura: “ho vinto una battaglia per una casa famiglia per i ragazzi portatori di handicap. Come mio figlio”. “Ma basta parlare di figli, queste sono vicende private ed è bene non mischiare le questioni”.
8 candidati, ma
“tutti amici”
Otto candidati per la Presidenza di Facoltà di Medicina della Sun. Chiediamo al professore: alla fine chi vincerà, vista la sua esperienza? “Ipotesi non ne faccio. Vincerà la Facoltà di Medicina di certo. Perché, al di là delle candidature, c’è fra di noi una grande stima reciproca. Ci mettiamo tutti passione, c’è amicizia e gli affetti non si buttano per una candidatura; nulla potrà rompere amicizie storiche”.
Qualcuno ha fatto circolare la voce che non bisognava votarla, perché non avrebbe potuto ricoprire due mandati. Indispensabili per attuare un programma compiuto. “Sì. È circolata questa voce. Falsa. Invece, posso ricoprirne due, perché sono del precedente ordinamento, che mi permette di essere docente fino a 72 anni e dunque, se eletto, il secondo mandato lo posso completare”, come ha fatto Grella. 
Candidatura nata
due anni fa
La candidatura. “Sono ordinario dal 1980 e sono fra i docenti più anziani della facoltà. La mia candidatura è nata un paio di anni fa, sorta anche su sollecitazione dell’area clinica. Successivamente anche quest’area ha poi presentato propri candidati, ritenendo fosse il modo migliore per raggiungere risultati che finora non erano stati conseguiti”. 
Le cose da fare: “tengo a precisare che c’è poco da scrivere programmi, perché le cose da fare sono chiare. Inutile fare ipotesi che poi non sono realizzabili”. I punti: “innanzitutto, migliorare sempre di più la didattica; stessa cosa con la ricerca; realizzare al più presto il Policlinico di Caserta. Va poi migliorato il Polo di Napoli, attualmente suddiviso su cinque sedi, incompatibili con la Medicina nel 2006: dalla soluzione dei problemi del quotidiano all’unificazione in un’unica sede. Infine, “ridare dignità all’assistenza”. La sede del Polo di Napoli: dove? “Può anche non essere il Centro Storico, ipotesi che vedo difficilmente realizzabile. Al momento il Bianchi è l’ipotesi più credibile, anche perchè bisognosa di risorse contenute, ipotesi già degli anni ’80: sono trascorsi più di 20 anni e siamo tornati nuovamente su questa ipotesi”. 
Il programma:
“didattica, ricerca, assistenza”
Tre-quattro punti, in pratica è lo stesso programma di tutti i candidati? “E beh, certo. Perché tutti vogliamo che continui bene la didattica, la ricerca resti ai livelli a cui l’ha portata la gestione Rossi e per l’assistenza va assicurata pari dignità a tutti i docenti dell’area clinica, di poter svolgere in modo dignitoso la loro professione allo stesso modo delle altre aree della facoltà”. “Se uno riesce a realizzare queste tre cose, ha realizzato un ottimo programma per la presidenza di facoltà”. 
CIVR. “Nonostante tutto, nonostante le tante difficoltà strutturali, siamo comunque riusciti come facoltà a giungere ai livelli alti della indagine CIVR: secondi solo a Milano. Ma per l’assistenza, sembriamo tanti Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento”. L’obiettivo centrale comunque resta sempre lo stesso: “laureare studenti bravi, preparati e consci della missione del medico”. È la didattica che ritorna sempre.
La differenza, dunque, fra gli otto candidati alla presidenza di Medicina è solo nell’espressione dell’area scientifica di appartenenza? “Siamo tutti da tanti anni a Medicina della Sun, e prima ancora alla storica Prima Facoltà di Medicina del Federico II, i problemi dunque li conosciamo e li condividiamo. Un po’ cambiano le storie personali. Posso invece dire che, frequentando da tanti anni la Conferenza Nazionale dei Presidenti di Corso di Laurea di Medicina, – dove siamo in 50 – non siamo i soli in Italia ad avere questi problemi. Soprattutto nelle facoltà delle grandi città, come Roma, abbiamo molte similitudini”.
Prima si voterà il Rettore (a maggio), poi il Preside (a giugno) e a luglio i Presidenti dei Corsi di Laurea? “Ritengo di sì”. C’è anche chi vorrebbe 2 Presidi, uno a Napoli ed uno a Caserta. Cosa ne pensa? “Dipende dalla sorte che avrà la sede di Napoli”. Avrete dunque due facoltà di Medicina? “Chissà? Però non è solo la sorte che ha voluto a Napoli due facoltà alla Federico II. Anche Roma La Sapienza ha due facoltà, ed in più nella stessa città ci sono la Cattolica, il Campus Biomedico e Tor Vergata: 5 facoltà di Medicina in tutto. Ed anche Milano ne ha quattro: due alla Statale, più la Bicocca, più la Cattolica”. Dunque nessuno scandalo se la Sun ne dovesse avere due.
Rapporti con il mondo economico. “Con la Regione, i singoli comuni e i centri di ricerca. Sono un fattore fondamentale, indispensabile. Per raggiungere accordi e per attrarre fondi per la ricerca. Mentre per l’assistenza è un po’ più difficile attrarre fondi, di solito più provenienti da fondazioni o da contributi esterni”. 
La competizione con Asl ed ospedali? “È vero, anche settori del Cardarelli, del Monaldi, strutture private, etc, competono con noi ed hanno punte di eccellenza, talvolta superiori alle nostre in determinati ambiti. Con strutture di alta qualità. Del resto i nostri stessi studenti vanno a fare esperienza obbligatoria, a gruppi, negli ospedali: ad esempio per il tirocinio di pronto soccorso (pronto soccorso che noi non abbiamo e che è l’abc della formazione del medico), da me introdotto e di cui sono tutti i nostri laureati molto lieti. – Fa parte sempre delle cose che mi sono inventato da 4 anni a questa parte -”. Dunque “competizione positiva e collaborazione”. Ma anche qui ci sono novità didattiche, come: “il manichino informatizzato, che ci consentirà di fare esperienze di simulazione, a partire da aprile, con 10 software diversi. Il mio obiettivo è di far fare agli studenti prima gli esperimenti con il manichino, da noi in facoltà, per poi passare sul paziente, con i tirocini di pronto soccorso negli ospedali di Napoli, Salerno ed Avellino”. 
“L’Azienda il
grosso problema”
“Sì. Il primo voto, se realmente si andrà alle urne con 8 candidati, sarà una specie di primarie. Da cui far scaturire 1 o 2 candidati che andranno avanti fino all’elezione”. 
Clinici o biologi? Chi vincerà? “È una differenziazione che non esiste. Abbiamo un unico obiettivo: far funzionare la facoltà, nell’interesse di tutti. Il problema è eventualmente l’Azienda Policlinico, che fino ad oggi non è riuscita a far funzionare l’assistenza in funzione della didattica”.
Che voto darebbe all’Azienda? “Zero. Nonostante l’impegno del Preside Rossi. Abbiamo avuto due commissari che non hanno funzionato. Ora abbiamo un nuovo manager, Luigi Muto, che si sta impegnando molto. Però ha pochi fondi. Va dunque rivista la Convenzione con la Regione che fissa un importo troppo basso per le problematiche della Facoltà. Perchè c’è un grosso problema: con il sistema attuale, se non ci danno maggiori finanziamenti non riusciamo ad avere adeguati risultati, ma con i pochi mezzi attuali i risultati richiesti non arriveranno mai. È un cane che si morde la coda”. Il problema principale riscontrato in questi anni? “La mancata manutenzione delle tecnologie è stato uno dei problemi che ha pesato molto, la principale difficoltà che non ci ha consentito di raggiungere certi obiettivi. E che ci ha fatto restare dietro”. “Per motivi probabilmente dovuti alla scarsezza di fondi”. Colpa dell’Azienda che non ha previsto fondi in bilancio su questa voce. Ma Delrio preferisce non affondare il coltello nella ferita. Conferma solo un concetto riferito più volte in questa intervista: “con i risultati ottenuti nella didattica e nella ricerca siamo arrivati ai primissimi posti nella graduatoria CIVR. Dobbiamo fare altrettanto, tutti insieme, con l’assistenza. Per farlo, chi di dovere deve metterci nelle condizioni per raggiungere questo obiettivo. Un obiettivo a cui un Preside da solo non basterà, ma ci sarà bisogno di una squadra e del dialogo fra le istituzioni”.
Paolo Iannotti
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