Diagnostica e Restauro un Corso per formare i restauratori di opere artistiche

Il prof. Giovanni Coppola esprime un entusiasmo contagioso. A quanto pare i motivi che ha per essere entusiasta sono tanti, riconducibili tutti a un dato di partenza: è il Presidente del Corso di Laurea in Diagnostica e restauro, Operatore dei beni culturali. “Il Corso dà una effettiva possibilità di lavoro ai suoi laureati – afferma- Una normativa recentissima ha imposto alle cosiddette ‘ditte di gradimento delle sovrintendenze’ di avere almeno un collaboratore al restauro e un restauratore”. Per intenderci, il collaboratore al restauro è il laureato triennale, colui il quale può partecipare alle attività di restauro ma non può firmare i progetti, mentre il restauratore è il laureato magistrale, firmatario dei progetti e, se vuole, titolare di una propria impresa di restauro. Non esiste ancora un albo dei restauratori (“perché fino a poco tempo fa non c’era uno specifico orientamento universitario in materia, ma esistevano solo alcune grandi scuole di restauro, come l’ICR di Roma o l’Opificio delle pietre dure di Firenze”), “sicuramente verrà costituito in futuro”. Ma “ciò che conta è che i nostri laureati possono immediatamente andare a lavorare, senza la necessità di svolgere fasi intermedie per l’inserimento”. Con un’avvertenza importante: “noi ci occupiamo dello studio del restauro delle opere artistiche, non di quelle monumentali”. Se gli si chiede chi sono i suoi attuali studenti, il professore torna sul tema occupazione: “sono ragazzi volenterosi, molto motivati a terminare presto gli studi. Soprattutto chi ha buone capacità manuali riesce presto a trovare lavoro”. Merito anche dei contatti che il Corso di Laurea riesce a stabilire con le più varie realtà operative. “Quattro-cinque nostri allievi stanno restaurando l’obelisco di piazza del Gesù, altri sono alle prese con gli affreschi del Museo del duca di San Martino, nella Villa Floridiana. Si tratta di stage che potrebbero trasformarsi in occasioni di lavoro. Dal punto di vista degli scambi, va sottolineato il fatto che ci sforziamo costantemente di costruire una rete di relazioni con i Paesi del Mediterraneo. Due studenti tunisini stanno frequentando il corso di laurea magistrale al Suor Orsola”. Altri motivi d’entusiasmo? Certo che sì. “I laboratori sono reali, non virtuali – sottolinea soddisfatto il prof. Coppola- Al Suor Orsola i laboratori per il restauro ligneo, delle tele e degli affreschi esistevano già prima della riforma universitaria. Gli allievi possono avvalersi di strutture e attrezzature valide, partecipando anche a cantieri come quello di San Vincenzo al Volturno, dove disponiamo di una foresteria da 30 posti, e di Pompei, dove abbiamo concluso delle convenzioni per due insulae in cui gli studenti svolgono attività di restauro degli affreschi. Io stesso sono partito il 26 giugno per il Museo del Bardo di Tunisi, dove con 6 tecnici ho dato inizio alla diagnosi di un cassettonato ligneo del XVIII secolo, per il quale prepareremo un progetto di restauro”. 
Nonostante la specificità degli studi, non c’è alcuna preclusione nei confronti delle aspiranti matricole: non c’è una provenienza scolastica più indicata delle altre, né sono richieste particolari conoscenze di base. 
Il numero di posti disponibili è limitato a 80 e chiunque può presentare domanda di partecipazione alla prova di ammissione, che consiste in una serie di domande a risposta aperta. “La maggior parte dei quesiti verte su argomenti di cultura generale, solo una minima percentuale di esse concerne il restauro e la storia dell’arte. In ogni caso si tratta di domande dai contenuti piuttosto generali”. Finora le immatricolazioni non sono state numerosissime, lo scorso anno si sono contati 45 iscritti. La spiegazione non sta tanto nella singolarità del tipo di studi da affrontare, che al contrario esercita un grande fascino su molti giovani, quanto nel discorso ‘tasse da pagare’, che ha un suo bel peso, dato che si tratta di circa 6000 euro annui. “L’importo delle tasse scoraggia molti, ma incoraggia altri – dice il Presidente del Corso di Laurea- Infatti si tratta di cifre giustificate da quanto offriamo: un tutor ogni tre o quattro allievi, spostamenti spesati, attrezzature ed equipaggiamenti, dal casco ai camici ai guanti, rigorosamente gratuiti. Le tasse sono così elevate solo per la triennale, con la specialistica si pagano importi analoghi a quelli degli altri corsi di laurea”. Il primo anno di Diagnostica e restauro si caratterizza per un approccio iniziale molto generale, dal momento che è necessario fornire agli studenti l’abc del corso di studi. Il primo semestre è fatto per guardarsi un po’ intorno, in maniera tale da poter, alla fine del secondo semestre, scegliere con consapevolezza tra i due indirizzi in cui il corso si articola, Restauro del patrimonio archeologico e Restauro del patrimonio storico-artistico. Inutile negare che l’allievo di Diagnostica e restauro deve avere delle discrete attitudini manuali: “parliamo della materia e delle tecniche di lavorazione dei materiali. Le cave e l’estrazione della materia dalle cave, ad esempio. Oppure: come si squadra un blocco di pietra. Si può notare come la vocazione di questo Corso sia fondamentalmente scientifica, anche se noi ne abbiamo sottolineato l’aspetto umanistico perché crediamo che nel Mezzogiorno si debba fare particolarmente riferimento alla tradizione culturale che è alla base della produzione artistica. La tradizione orale e delle maestranze, il grande artigianato artistico, tutte realtà che facciamo conoscere agli studenti in maniera diretta, attraverso i laboratori e i tirocini”. Il consiglio alle matricole per cominciare bene è di impegnarsi a fondo: “grande dedizione allo studio, sempre con un occhio rivolto a materiali e tecniche. La prima parte del Corso sarà di invito alla riflessione per scegliere bene l’iter successivo”. 
Sara Pepe
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