Iniziative, entusiasmo e rimostranze, a seconda dei Corsi di Laurea, per il Dipartimento di Studi Umanistici. Gli studenti raccontano cosa va e cosa non va nel loro percorso. Partono dalla richiesta della tesi, che li impegna nella scelta almeno un anno prima della laurea. “In alcuni casi c’è sovraffollamento, che dipende dalle materie cardine del Corso, come Letteratura Greca e Latina per Lettere Classiche, infatti il prof. Arturo De Vivo ha un numero esorbitante di tesisti, che riesce fortunatamente a gestire”, spiega Pasquale Gnasso, studente e responsabile della RUN (Rete Universitaria Nazionale). Poi aggiunge: “il problema è che con il Nuovissimo Ordinamento abbiamo meno moduli, di conseguenza conosciamo un numero inferiore di docenti per una stessa materia, e, visto che al momento ci sono poche possibilità di incontrarli tutti, ci riversiamo sempre sugli stessi. Impegno della RUN è, infatti, quello di incrementare i seminari, che permettono di stabilire un rapporto con diversi professori”. Anche Lettere Moderne dice la sua sull’argomento: “ci sono docenti che concedono sempre tesi e riescono a seguirci tutti, come la prof.ssa Silvia Acocella di Letteratura Moderna e Contemporanea ed il prof. Francesco de Cristofaro di Letteratura Comparata, e docenti che preferiscono limitare il numero di tesisti per evitare sovraffollamento”, afferma Andrea Panìco. I due professori sono nella rosa dei preferiti al secondo anno, “perché ci spronano ad avere una coscienza critica, per me le colonne portanti del Corso di Studi”. Gli stessi hanno organizzato due iniziative volte appunto a stimolare la creatività: “il seminario di sceneggiatura della prof.ssa Acocella, che si tiene ogni lunedì dalle 15.00 alle 17.00 e mira ad uno sguardo profondo sul cinema contemporaneo”. Il ragazzo spiega in cosa consiste: “per ora abbiamo visto il film ‘Il turno di notte lo fanno le stelle’, la cui sceneggiatura, scritta da Erri De Luca, è priva dell’ottava scena che noi dobbiamo completare. Al termine avremo un incontro con l’autore stesso”. Altra interessante iniziativa, a cura dei docenti Francesco de Cristofaro e Giovanni Maffei, il cineforum “LONG CUTS memos from the last millennium”. “L’attività è rivolta agli studenti di Lingue e Lettere, a corollario del corso di Letterature Comparate. Sono film tratti da racconti brevi che hanno per tema le Lezioni Americane di Italo Calvino”, spiega Gennaro Schiano, che collabora all’iniziativa insieme con Ludovico Brancaccio. Prossimi appuntamenti in Aula Piovani dalle 15.00: il 3 maggio con “Kaos” dei fratelli Taviani, tratto dal racconto “Mal di Luna” di Pirandello ed il 10 maggio con “Le plasir” di Max Ophüls tratto da “la Maison Tellier”.
Oltre a corsi, seminari e stimoli, Lettere è anche problemi. “La segreteria non dà sempre le informazioni richieste e spesso sono in contrasto con ciò che compare sul sito”, spiega Andrea. “Noi di Linguistica Romanza, che seguiamo il corso con la prof.ssa Oriana Scarpati, ci dobbiamo spostare in tre aule diverse, una delle quali non ha lavagna, che per spiegare la Linguistica è fondamentale”, lamenta Elisabetta. “Senza contare la diaspora quotidiana, che ci costringe ad un pellegrinaggio tra via Mezzocannone, Corso Umberto e Porta di Massa, con la conseguenza di tardare a lezione”, aggiunge Sonia. Mancanza di organizzazione per quanto riguarda date e orari. “Spesso capita che bisogna dare due esami nello stesso giorno perché le date coincidono, e succede perché nella sessione invernale, ad esempio, l’ultimo appello è a metà febbraio, di conseguenza si concentrano tutti gli esami in poco più di un mese”, racconta Andrea. Per quel che riguarda gli orari dei corsi, “si dovrebbero evitare buchi di tre ore tra un corso e l’altro, che scoraggiano la frequenza a mio avviso”, incalza Sonia. Anche l’incastro delle materie nei semestri genera discussioni. “È capitato che ci siamo trovati a dover seguire nello stesso semestre Letteratura e Storia Medievale, due moduli che, a mio avviso, sarebbero l’uno propedeutico all’altro, perché per comprendere la prima devi studiare la seconda, quindi la programmazione andrebbe invertita”, commenta Elisabetta.
Al secondo anno di Magistrale in Organizzazione e Gestione di Beni Culturali due diverse correnti di pensiero che riguardano gli sbocchi occupazionali. “Ho l’impressione che le istituzioni universitarie siano assenti nella mediazione con il mercato del lavoro. I musei e le aziende private non conoscono il nostro profilo perché non c’è interazione tra queste e l’Ateneo”, sostiene Caterina Genovese. “Ci vorrebbe un ufficio di Placement che spingesse un po’ di più per farci conoscere all’esterno”, chiarisce Sara Esposito. Di diverso avviso è Stefano Scanu, convinto che il lavoro devi creartelo da solo: “Bisogna darsi da fare nel privato, perché se aspetti di vincere un concorso pubblico per lavorare nei musei, hai voglia di invecchiare disoccupato!”. Il ragazzo, infatti, ha fondato un’associazione: “È un circolo Legambiente autorizzato dalla Soprintendenza Archeologica. Con dieci amici organizziamo itinerari di trekking urbano, ovvero visite guidate per rilevare il volto inedito della città. Ad esempio visiteremo la Valle dei Mulini di Gragnano, testimonianza di archeologia industriale, dove c’è la macina da cui nascono i più antichi pastifici, seguirà una visita con degustazione”.
Oltre a corsi, seminari e stimoli, Lettere è anche problemi. “La segreteria non dà sempre le informazioni richieste e spesso sono in contrasto con ciò che compare sul sito”, spiega Andrea. “Noi di Linguistica Romanza, che seguiamo il corso con la prof.ssa Oriana Scarpati, ci dobbiamo spostare in tre aule diverse, una delle quali non ha lavagna, che per spiegare la Linguistica è fondamentale”, lamenta Elisabetta. “Senza contare la diaspora quotidiana, che ci costringe ad un pellegrinaggio tra via Mezzocannone, Corso Umberto e Porta di Massa, con la conseguenza di tardare a lezione”, aggiunge Sonia. Mancanza di organizzazione per quanto riguarda date e orari. “Spesso capita che bisogna dare due esami nello stesso giorno perché le date coincidono, e succede perché nella sessione invernale, ad esempio, l’ultimo appello è a metà febbraio, di conseguenza si concentrano tutti gli esami in poco più di un mese”, racconta Andrea. Per quel che riguarda gli orari dei corsi, “si dovrebbero evitare buchi di tre ore tra un corso e l’altro, che scoraggiano la frequenza a mio avviso”, incalza Sonia. Anche l’incastro delle materie nei semestri genera discussioni. “È capitato che ci siamo trovati a dover seguire nello stesso semestre Letteratura e Storia Medievale, due moduli che, a mio avviso, sarebbero l’uno propedeutico all’altro, perché per comprendere la prima devi studiare la seconda, quindi la programmazione andrebbe invertita”, commenta Elisabetta.
Al secondo anno di Magistrale in Organizzazione e Gestione di Beni Culturali due diverse correnti di pensiero che riguardano gli sbocchi occupazionali. “Ho l’impressione che le istituzioni universitarie siano assenti nella mediazione con il mercato del lavoro. I musei e le aziende private non conoscono il nostro profilo perché non c’è interazione tra queste e l’Ateneo”, sostiene Caterina Genovese. “Ci vorrebbe un ufficio di Placement che spingesse un po’ di più per farci conoscere all’esterno”, chiarisce Sara Esposito. Di diverso avviso è Stefano Scanu, convinto che il lavoro devi creartelo da solo: “Bisogna darsi da fare nel privato, perché se aspetti di vincere un concorso pubblico per lavorare nei musei, hai voglia di invecchiare disoccupato!”. Il ragazzo, infatti, ha fondato un’associazione: “È un circolo Legambiente autorizzato dalla Soprintendenza Archeologica. Con dieci amici organizziamo itinerari di trekking urbano, ovvero visite guidate per rilevare il volto inedito della città. Ad esempio visiteremo la Valle dei Mulini di Gragnano, testimonianza di archeologia industriale, dove c’è la macina da cui nascono i più antichi pastifici, seguirà una visita con degustazione”.