“Non ho ancora stabilito quando si passerà alla fase elettorale. Per Regolamento la data non può essere anteriore al 1° luglio, c’è ancora tempo per decidere”, afferma il prof. Settimio Di Salvo, decano di Giurisprudenza in relazione alla consultazione per il cambio al vertice del Dipartimento. Il professore auspica una linea di continuità “sulla scia tracciata dal prof. De Giovanni, a cui si deve riconoscere una meravigliosa direzione. Sono convinto che chiunque sarà eletto continuerà in questo solco e nell’ascolto delle esigenze di tutte le componenti del Dipartimento”. Al momento, l’unica candidatura ufficiale è quella del prof. Sandro Staiano, docente di Diritto Costituzionale. L’altro possibile candidato, il prof. Lorenzo Zoppoli, non ha ancora sciolto la riserva. “Per ora porto avanti un gran lavoro di ascolto tra docenti, personale Ata e studenti – spiega il docente di Diritto del Lavoro – Solo ascoltando si possono individuare i presupposti di un buon programma. Non sciolgo alcuna riserva, mi prendo il tempo necessario per decidere”.
Si prepara a lasciare la guida del Dipartimento, dopo due mandati più uno da Preside di Facoltà, il prof. Lucio De Giovanni. “Sono stati dieci anni faticosi e di duro impegno, c’è bisogno di tanto lavoro per guidare un Dipartimento. È stato al contempo un periodo bellissimo ed indimenticabile. Sono grato ai colleghi, al personale tecnico e agli allievi che mi hanno consentito di lavorare nel miglior modo possibile”, dice con emozione il professore. “Si chiude una stagione importante, bella e positiva della mia vita – continua – fatta di tantissimi rapporti umani che si sono rafforzati nel tempo. Quando sono stato eletto, dieci anni fa, la mia idea era quella di aprire l’allora Facoltà al territorio e ai giovani, superando l’alone di autoreferenzialità proprio delle Università di quel tempo”. Un impegno diventato realtà grazie alla dedizione di tutti: “Se ci siamo riusciti è perché si è tanto lavorato con il mondo delle Istituzioni. Un ricordo fra gli altri: la collaborazione con dei gruppi di volontariato presenti sul territorio che combattevano il disagio minorile. Sono tante le associazioni, i partner e le persone coinvolte in questi anni. Collaborazioni esistenti tuttora e che permettono ai ragazzi di interagire con il tessuto sociale”. Una nota quest’ultima che è sempre stata a cuore del docente: “Mi sono impegnato – dando fondo a tutte le mie energie – per dare fiducia agli studenti, mostrando che si può avere ancora fiducia nelle Istituzioni. Dal mio canto, ho cercato di essere un Preside presente, un docente che pur rappresentando la Facoltà fosse sulla loro lunghezza d’onda. Mi dà forza pensare che durante questo periodo gli studenti mi abbiano sentito vicino. D’altronde le porte della Presidenza sono sempre state aperte. Dalle manifestazioni di stima e fiducia ricevute, credo che il mio messaggio di ‘unione’ sia passato”. Come tutte le esperienze della vita, c’è qualcosa che lascia un po’ l’amaro in bocca: “Il mio unico rimpianto è stato il blocco del turn over in Dipartimento. In dieci anni sono andati in pensione molti Maestri e non sempre ho potuto sostituirli. Non per colpa mia, ma per mancanza di risorse. Solo nell’ultimo periodo si sta muovendo qualcosa, il meccanismo si sta sbloccando”. Se avesse potuto disporre delle risorse necessarie: “avrei chiamato nuove leve, giovani del territorio per rafforzare il nostro tessuto sociale”. Il ricordo positivo, l’aver lavorato “sempre rispettando le esigenze dei ragazzi. Si può sbagliare e sperimentare, ma sempre nel loro interesse. Un po’ come è accaduto con l’esperienza della Laurea Triennale. Il prof. Michele Scudiero, allora Preside, si rese conto che quel tipo di organizzazione degli studi non dava buoni frutti. Tornò indietro reintroducendo l’ordinamento didattico che ora conosciamo”.
Sulla direzione della didattica: “occorrerà sempre più un mix tra teoria e pratica. Non possiamo formare studenti super tecnici che poi non sanno distinguere la ratio della legge dall’actio. Il giurista sente il bisogno del confronto con il mondo pratico, il diritto è quotidianità. Su questo versante ulteriori passi avanti andranno fatti. Tuttavia, c’è l’aspetto teorico che deve camminare di pari passo. Come un medico che non può guarire il ginocchio e far ammalare il fegato. Ci vuole un giusto equilibrio fra le cose”.
Tra due mesi il professore di Storia del diritto romano si lascerà alle spalle questo periodo. Cosa cambierà dal punto di vista personale? “Sono felice di poter affrontare una nuova stagione universitaria. Avrò più tempo da dedicare ai miei studi, alle mie azioni di volontariato o anche solo gustare un panorama con calma o godere delle vacanze estive senza essere costretto a rientrare più volte in Dipartimento”. Il cambio al vertice del Dipartimento: “Ho piena fiducia. Chiunque prenderà il mio posto, il Dipartimento andrà comunque in buone mani. In fondo queste grandi istituzioni trovano il loro equilibrio indipendentemente da chi le dirige. Sono arrivato da Preside e vado via da Direttore. Come si evince, le cose si trasformano. Sarà il nuovo Direttore ad impostare le linee da seguire”. Perché, come tiene a sottolineare, “la storia cambia e magari la nuova governance si occuperà di cose diverse. Anche il tessuto sociale non è più come dieci anni fa, il contesto generale fra crisi della politica e altro preoccupa un po’. Nonostante ciò, continuo ad essere fiducioso. Chiunque sarà eletto, sono sicuro che farà un ottimo lavoro”.
Susy Lubrano
Si prepara a lasciare la guida del Dipartimento, dopo due mandati più uno da Preside di Facoltà, il prof. Lucio De Giovanni. “Sono stati dieci anni faticosi e di duro impegno, c’è bisogno di tanto lavoro per guidare un Dipartimento. È stato al contempo un periodo bellissimo ed indimenticabile. Sono grato ai colleghi, al personale tecnico e agli allievi che mi hanno consentito di lavorare nel miglior modo possibile”, dice con emozione il professore. “Si chiude una stagione importante, bella e positiva della mia vita – continua – fatta di tantissimi rapporti umani che si sono rafforzati nel tempo. Quando sono stato eletto, dieci anni fa, la mia idea era quella di aprire l’allora Facoltà al territorio e ai giovani, superando l’alone di autoreferenzialità proprio delle Università di quel tempo”. Un impegno diventato realtà grazie alla dedizione di tutti: “Se ci siamo riusciti è perché si è tanto lavorato con il mondo delle Istituzioni. Un ricordo fra gli altri: la collaborazione con dei gruppi di volontariato presenti sul territorio che combattevano il disagio minorile. Sono tante le associazioni, i partner e le persone coinvolte in questi anni. Collaborazioni esistenti tuttora e che permettono ai ragazzi di interagire con il tessuto sociale”. Una nota quest’ultima che è sempre stata a cuore del docente: “Mi sono impegnato – dando fondo a tutte le mie energie – per dare fiducia agli studenti, mostrando che si può avere ancora fiducia nelle Istituzioni. Dal mio canto, ho cercato di essere un Preside presente, un docente che pur rappresentando la Facoltà fosse sulla loro lunghezza d’onda. Mi dà forza pensare che durante questo periodo gli studenti mi abbiano sentito vicino. D’altronde le porte della Presidenza sono sempre state aperte. Dalle manifestazioni di stima e fiducia ricevute, credo che il mio messaggio di ‘unione’ sia passato”. Come tutte le esperienze della vita, c’è qualcosa che lascia un po’ l’amaro in bocca: “Il mio unico rimpianto è stato il blocco del turn over in Dipartimento. In dieci anni sono andati in pensione molti Maestri e non sempre ho potuto sostituirli. Non per colpa mia, ma per mancanza di risorse. Solo nell’ultimo periodo si sta muovendo qualcosa, il meccanismo si sta sbloccando”. Se avesse potuto disporre delle risorse necessarie: “avrei chiamato nuove leve, giovani del territorio per rafforzare il nostro tessuto sociale”. Il ricordo positivo, l’aver lavorato “sempre rispettando le esigenze dei ragazzi. Si può sbagliare e sperimentare, ma sempre nel loro interesse. Un po’ come è accaduto con l’esperienza della Laurea Triennale. Il prof. Michele Scudiero, allora Preside, si rese conto che quel tipo di organizzazione degli studi non dava buoni frutti. Tornò indietro reintroducendo l’ordinamento didattico che ora conosciamo”.
Sulla direzione della didattica: “occorrerà sempre più un mix tra teoria e pratica. Non possiamo formare studenti super tecnici che poi non sanno distinguere la ratio della legge dall’actio. Il giurista sente il bisogno del confronto con il mondo pratico, il diritto è quotidianità. Su questo versante ulteriori passi avanti andranno fatti. Tuttavia, c’è l’aspetto teorico che deve camminare di pari passo. Come un medico che non può guarire il ginocchio e far ammalare il fegato. Ci vuole un giusto equilibrio fra le cose”.
Tra due mesi il professore di Storia del diritto romano si lascerà alle spalle questo periodo. Cosa cambierà dal punto di vista personale? “Sono felice di poter affrontare una nuova stagione universitaria. Avrò più tempo da dedicare ai miei studi, alle mie azioni di volontariato o anche solo gustare un panorama con calma o godere delle vacanze estive senza essere costretto a rientrare più volte in Dipartimento”. Il cambio al vertice del Dipartimento: “Ho piena fiducia. Chiunque prenderà il mio posto, il Dipartimento andrà comunque in buone mani. In fondo queste grandi istituzioni trovano il loro equilibrio indipendentemente da chi le dirige. Sono arrivato da Preside e vado via da Direttore. Come si evince, le cose si trasformano. Sarà il nuovo Direttore ad impostare le linee da seguire”. Perché, come tiene a sottolineare, “la storia cambia e magari la nuova governance si occuperà di cose diverse. Anche il tessuto sociale non è più come dieci anni fa, il contesto generale fra crisi della politica e altro preoccupa un po’. Nonostante ciò, continuo ad essere fiducioso. Chiunque sarà eletto, sono sicuro che farà un ottimo lavoro”.
Susy Lubrano