Diritto Privato, mezzo avvocato

Diritto Privato, mezzo avvocato: così recita un detto molto popolare tra gli studenti di Giurisprudenza. Disciplina del primo anno, è da sempre considerata una delle materie più ostiche del Corso. Due sono gli aspetti che la caratterizzano. In primo luogo la tecnicità del linguaggio e quindi la conseguente difficoltà nell’apprendimento e nell’esposizione. Secondo punto: la  propedeuticità, vale a dire se non lo si supera non si possono affrontare insegnamenti come Diritto Civile, Diritto del Lavoro e Diritto Commerciale (in quasi tutti gli Atenei al secondo anno) con il serio rischio di rallentare notevolmente il percorso di studio. 
Ma Privato è davvero così inaccessibile? Le difficoltà sono tutte veritiere? C’è un modo ‘giusto’ per affrontarlo ed ottenere risultati soddisfacenti senza rimanere impantanati su questa disciplina?  Domande che abbiamo rivolto a quattro docenti di Atenei diversi.
“Privato nella nostra Facoltà è al secondo semestre del primo anno – spiega il prof. Gabriello Piazza, decano della disciplina alla Federico II, che con la sua esperienza ultratrentennale ne ha visti di studenti in difficoltà – I ragazzi arrivano al corso già preparati sui principi di base del diritto. Si entra fin da subito nell’esposizione della materia privatistica che è assai ampia e complessa. Il ragionamento alla base della disciplina può essere paragonato a quello matematico, è opportuno acquisire una proprietà di linguaggio specifico in quanto in sede d’esame non si viene a descrivere alla buona un ‘fatterello’. E’ necessario individuare le caratteristiche che rendono il fatto concreto una fattispecie giuridica”. In quest’ottica diventa fondamentale seguire le lezioni. “Durante il corso si dà molta importanza all’aspetto pratico, si richiede una partecipazione attiva. Se ci si accorge di essere rimasti indietro occorre rivolgersi ai docenti o ai collaboratori, in modo da poter recuperare e rimettersi in riga. La difficoltà maggiore sta nell’esporre un discorso ordinato, per questo bisogna aiutare gli studenti a ‘sciogliersi’ e a dialogare di diritto”. Ultimo consiglio: “Studiare in gruppo, per vincere le paure comuni. Alle sedute d’esame spesso i ragazzi, seppur preparati, non sanno reggere il confronto. Dai loro volti percepisco la frustrazione nell’aver studiato male, per questo consiglio l’interazione con altri colleghi di studio”. Anche alla Seconda Università l’esame è al secondo semestre “perché il linguaggio necessario per affrontare la disciplina si costruisce pian piano attraverso la conoscenza di altri studi – afferma il prof. Enrico Minervini- La grande quantità di nozioni a cui non si è abituati –che si rileva anche dal numero di pagine e di crediti che consente di acquisire-  mette a dura prova anche lo studente più accorto, per questo consiglio di studiare fin dal primo giorno seguendo le lezioni, consultando il Codice Civile”. Privato è “una materia fondamentale il cui risultato coinvolgerà anche gli studi futuri”. Il docente rincuora gli studenti “con un po’ di fatica ed impegno si riescono a raggiungere dei buoni risultati”. Non resta che studiare “solo in questo modo si accantonano le paure. I veri ostacoli si incontreranno più in là con gli esami di Procedura Civile e Diritto Commerciale”. Quindi: “meglio non scoraggiarsi già al primo anno”. Un nuovo metodo di studio diverso da quello del liceo: sta qui la difficoltà degli studenti per la prof.ssa Rosaria Giampetraglia dell’Università Parthenope. “La frequenza ai corsi aiuta ad avere come compagno il Codice Civile per poter acquisire proprietà di linguaggio. La conoscenza degli argomenti deve avvenire poi per gradi. Sconsiglio una lettura generale del manuale, bisogna studiare fin da subito soffermandosi sui singoli paragrafi, in modo apprendere ogni istituto e ripeterlo a libro chiuso”. Mai mollare alle prime difficoltà: “Il primo semestre è un banco di prova, una volta superato si capisce di poter andare avanti”. Un consiglio: “laurearsi in tempi brevi per essere maggiormente competitivi nel campo lavorativo”. L’esame è previsto al primo semestre. Scelta condivisa dal Suor Orsola Benincasa “perché i ragazzi sono più motivati nell’apprendimento e seguono maggiormente nei primi mesi”, sottolinea la prof.ssa Lucilla Gatt. “La materia non è facile ma è formativa ed è l’unica richiesta nei concorsi di tutte e tre le professioni giuridiche classiche”. Per affrontarla occorre “una buona capacità di astrazione -in questo sono avvantaggiati i ragazzi del liceo classico e scientifico- e un buon metodo di studio”. La conoscenza giuridica serve a risolvere i problemi della vita quotidiana –sottolinea la docente- così “occorre dapprima comprendere il diritto, studiarlo ed, infine, impararne l’applicazione. Solo attraverso queste tre fasi le complessità si assottigliano e l’esame diventa comprensibile ed attuale”.
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