Docente e studenti di Medicina spazzini per un giorno

Dismesso il camice bianco, si imbracciano scope e palette. Nell’ambito del progetto “Puliamo il Mondo”, iniziativa promossa da Legambiente il 27, 28 e 29 settembre, la prof.ssa Adriana Oliva, docente di Biochimica a Medicina, ha coinvolto una quindicina di studenti e personale di servizio della Seconda Università per un’iniziativa particolare: ripulire l’area che circonda il primo Policlinico di Napoli. “La zona di via del Sole e di via Sapienza non solo è piena di rifiuti ma anche quasi inagibile dato che spesso dal fondo stradale saltano dei sanpietrini – spiega la docente – Ho denunciato più volte la situazione all’Asia e al Rettore con tanto di fotografie, ma le mie richieste non sono state ascoltate”. Da qui la decisione di contattare Legambiente, associazione di cui è membro, “perché è giunto il momento di impegnarsi in prima persona, pretendere aiuto se non ci si rimbocca le maniche non serve a nulla”. Così gli studenti del corso di Biochimica si sono rimboccati le maniche la mattina del 27 settembre, armati di kit di pulizia e cappellini: “i ragazzi hanno creduto fortemente in questa iniziativa, mettendo da parte per un giorno corsi ed esami”. Quella della prof.ssa Oliva è la storia non solo di una docente attenta e appassionata al proprio mestiere, ma anche di una donna che ha fatto del volontariato e delle cause sociali uno stile di vita: “credo nel potere di alcune associazioni come Greenpeace, Amnesty e Legambiente, vedo nell’iniziativa individuale la forma migliore per sensibilizzare su determinati problemi. Solo in questo modo e con il coinvolgimento diretto, si possono ottenere dei risultati in questa terra, perché Napoli è una città bellissima ma nello stesso tempo molto difficile”. Nelle sue battaglie non è la prima volta che coinvolge gli studenti: “non essendo sposata, considero gli studenti miei figli, tendo a coinvolgerli e a farli diventare parte attiva in questi progetti. I ragazzi vanno sensibilizzati su numerosi temi, l’ultimo su cui mi sto battendo è la donazione del sangue. Per un aspirante medico donare il sangue non è un atto di generosità ma un atto di civiltà, ragion per cui nella prima lezione del nuovo anno accademico ho invitato un collega con cui discutere sull’argomento”. Un altro progetto ha dato, invece, la possibilità agli studenti di primo e secondo anno di calarsi nella vita in un reparto ospedaliero avvicinandosi “ai portatori di malattia, come li etichetta il linguaggio medico, non per prestare cure ma per comunicare con loro. Un medico deve vedere il proprio assistito prima come persona che soffre e poi come paziente, deve privilegiare il rapporto umano, dimensione troppo spesso dimenticata”. E gli studenti coinvolti sembrano accettare sempre di buon grado le attività parallele alla didattica proposte dalla docente: “una buona percentuale si mette in gioco perché si tratta di un impegno minimo, facilmente conciliabile con lo studio”. Inoltre, i ragazzi hanno la possibilità di aggiungere un quid alla propria formazione professionale: “uno studente sensibile a temi ambientali e sociali sarà più attento anche nei confronti del proprio paziente. Al di là del nozionismo, al di là dei libri, c’è un mondo fatto di natura e persone, e questo tipo di conoscenza permette loro di approcciarsi alla propria carriera con una maturità maggiore”.
Anna Verrillo
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