L’invito è di quelli che non si possono rifiutare. La casa del re apre le porte a tutti coloro che vogliono conoscerne i luoghi e le abitudini. Dalla sala delle guardie a quella del trono, dalle camere da letto al bagno, alle biblioteche: la Reggia di Caserta oggi si offre così ai suoi visitatori, nei più preziosi dettagli e nelle scene della vita di tutti i giorni, grazie alla mostra intitolata “Casa di Re. Un secolo di storia alla Reggia di Caserta 1752-1860”. Nata da una stretta collaborazione tra la Seconda Università degli Studi di Napoli, la Soprintendenza di Caserta e la Regione Campania, la mostra è stata inaugurata lo scorso 7 dicembre e durerà fino al 13 marzo, anche se già si pensa di prorogarne la chiusura dato il vasto successo di pubblico. Finanziato con i fondi europei, l’evento si è potuto giovare anche del contributo dell’Istituto Banco di Napoli Fondazione e della partecipazione delle seterie Alois Industrie Tessili, oltre che del partenariato con il Comune e la Provincia di Caserta. Ma la grande protagonista di quest’iniziativa è la Seconda Università degli Studi di Napoli. Per ben due anni i docenti, i ricercatori e i dottorandi delle Facoltà di Lettere di Santa Maria Capua Vetere ed Architettura di Aversa hanno lavorato al progetto “Casa di Re”. Nel saluto ai partecipanti all’inaugurazione della mostra il Rettore Antonio Grella ha sinteticamente ed efficacemente espresso il significato profondo dell’apporto dato dalla SUN alla sua realizzazione: “è un’iniziativa che risponde perfettamente alla vocazione territoriale del nostro Ateneo e si collega ad uno dei suoi principali filoni di ricerca: la conoscenza storica e artistica di Terra di Lavoro. ‘Casa di Re’ è una mostra che interpreta appieno il senso del sorgere di questo Ateneo nella provincia di Caserta, nato con l’obiettivo di contribuire alla crescita civile e culturale di un territorio ricco di preesistenze archeologiche, architettoniche e artistiche”. In questo evento l’arte è funzionale alla ricostruzione storica. Percorrere le stanze regali dà modo di prendere coscienza della funzione politica e artistica che la Reggia ebbe nell’ambito della storia europea, attraverso un arco di tempo che va dalla posa della prima pietra, il 20 gennaio 1752, fino alla caduta del regno borbonico, nel 1860. Grazie ad alcuni prestiti eccezionali è possibile ammirare oltre 400 opere, soprattutto dipinti, realizzate dai maggiori artisti dell’epoca, tra cui Francesco Solimena, Antonio Canova, Pompeo Batoni, Anton Raphael Mengs, Francois Gerard. “L’intento è quello di ravvivare l’interesse del pubblico per il monumento borbonico – dice la prof. Rosanna Cioffi, coordinatrice dei curatori della mostra- volevamo presentare la Reggia in una chiave nuova, attraverso spunti inediti. Di particolare richiamo è ad esempio la possibilità di visitare le retrostanze, che non fanno parte degli ambienti reali. E poi sono stati allestiti degli spazi dedicati alla scienza e alla tecnologia, perfino a curiosità come i giochi progettati per l’intrattenimento a corte”. L’intero primo piano del palazzo è attraversato dalle sei sezioni in cui si articola la mostra. Seguendo dei drappi di seta multicolore il visitatore potrà osservare arredi, oggetti e opere pittoriche testimoni di un secolo di fasti. Intenso l’impegno profuso dagli studiosi della Seconda Università. Il prof. Luigi Mascilli Migliorini si è occupato del dialogo tra arte e storia, elaborando un saggio dal titolo “Forma e storia di una sovranità”. L’aspetto propriamente artistico è stato invece curato da Fernando Mazzocca, Enrico Colle e Carlo Sisi. Il prof. Alfonso Gambardella, Preside della Facoltà di Architettura, e Massimo Capaccioli si sono interessati degli schemi architettonici post vanvitelliani e degli aspetti scientifici e tecnologici che contraddistinsero il secolo in questione. Tra i curatori anche la soprintendente Giovanna Petrenga, mentre responsabile dell’allestimento è il prof. Cherubino Gambardella, il quale, come evidenzia la prof. Cioffi, è riuscito a realizzare “un allestimento nel segno del contemporaneo, quanto meno invasivo possibile degli spazi e degli arredi preesistenti, ma che necessariamente comunicasse al pubblico la sensazione di essere contemporaneamente nella Reggia e in una mostra”. Due anni di lavoro cui non hanno preso parte solo docenti e ricercatori, ma anche neolaureati, laureandi e dottorandi che hanno curato le schede dell’esposizione e molti dei quali sono attualmente impegnati nell’attività di guida ai visitatori. Gli studenti intanto svolgono le loro tesi di laurea sulla storia, l’arte e l’architettura della Reggia e studiano il catalogo della mostra. “Da sempre il palazzo reale è per i nostri ragazzi un laboratorio privilegiato- dice Rosanna Cioffi, docente al Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali- Il legame che il nostro Ateneo ha con il territorio è molto forte e si esprime proprio attraverso progetti come questo. ‘Casa di Re’ nasce da una proposta innovativa perché universitaria. Dietro c’è l’apporto non di singoli esperti come avviene di solito, ma di tutta la SUN”. Il felice incontro tra l’università e il monumento artistico presente sul suo territorio può divenire anche il punto di partenza per sperimentare forme di didattica nuove e coinvolgenti. I 70 studenti che seguono il corso di Metodologia di Storia dell’Arte ad esempio sono stati portati fuori dalle aule. Per loro le lezioni si stanno svolgendo nelle stanze del re, appunto, e il testo dal quale studiano è il catalogo della mostra. “I ragazzi sono entusiasti di poter apprendere in questo modo, vedendo le opere con i loro occhi, facendone esperienza diretta- dice la prof. Cioffi- mentre coloro che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento, soprattutto neolaureati, possiedono oggi un bagaglio di competenze senz’altro più ricco”. Un’esperienza di crescita per tutti, i cui risultati sono sotto gli occhi del grande pubblico. Per chi volesse visitarla, la mostra è aperta tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9 alle 19. Si tratta anche di un’occasione per vedere la collezione d’arte contemporanea “Terrae motus”, comprendente opere ispirate dal sisma del 1980, inglobata dall’itinerario di “Casa di Re”.
Sara Pepe
Sara Pepe