E’ dura, “si deve studiare dalla mattina alla sera”

Affrontare seriamente i primi esami fondamentali, in particolare l’Analisi e la Fisica, cercare il confronto con docenti e colleghi e non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà: sono questi i consigli degli studenti di Ingegneria ai colleghi più giovani che si apprestano ad intraprendere il proprio cammino universitario. 
Cristiano Cozzolino, Antonella Carlone e Francesca Di Pinto, quarto anno della Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura, hanno scelto gli studi senza avere punti di riferimento, perché, raccontano, “quando ci siamo iscritti, il Corso esisteva da soli tre anni e non c’erano ancora laureati. Però ci sembrava interessante che il percorso riunisse le figure dell’ingegnere e dell’architetto”. L’impostazione degli studi “è già orientata alla professione, facciamo molti laboratori, lavori in gruppo, impariamo ad usare programmi specifici e ad ascoltare le richieste del committente”. I corsi sono annuali ma, attenzione, “anche se gli esami sembrano lontani, si deve studiare dal primo giorno”. In ogni caso “è meglio lasciarsi dietro un esame scientifico piuttosto che un laboratorio”. Pochi e seguiti: “i docenti ci conoscono e notano le assenze; per alcuni corsi, d’altra parte, è prevista la frequenza obbligatoria ”.
Voglia di realizzare progetti e dire ‘l’ho fatto io’. È la molla che ha spinto Katia Fusco e Federica Salasso, studentesse al primo anno, a scegliere Ingegneria Edile. Però “sono studi molto difficili, che obbligano a molte rinunce. I tempi sono molto stretti, corsi ed esami praticamente si accavallano, e si deve essere sempre concentrati. Le materie sono molto interessanti e i professori, che hanno dei curricula impressionanti, sanno farci appassionare”. Calibrare programmi e tempo, la principale difficoltà: “ci sono interi libri da studiare e disegni da presentare. Fino ad ora, solo il 2 per cento degli studenti del primo anno ha superato l’esame di Disegno, che è molto difficile, perchè si deve tener conto di ribaltamenti e assonometrie realizzando linee precise e accurate”. Per andare avanti si deve: “studiare dal primo giorno, senza mai concedersi pause. Stare sempre all’università, confrontarsi con gli altri e, soprattutto, fare bene Analisi”.
Uno dei Corsi più innovativi del settore dell’Informazione è quello in Ingegneria Biomedica. Rossella Simonetti e Silvia Pandolfi, al secondo anno, sono state colpite “dalla presenza di materie diverse da un percorso classico, soprattutto l’Elettronica e la Biologia. Molti pensano che Biomedica non sia un vero percorso ingegneristico, eppure senza la Matematica non si va avanti”. Gli studi sono duri: “gli argomenti affrontati, però, hanno un riscontro reale. Non si ha a che fare con dati astratti, le apparecchiature misurano valori reali, legati al corpo umano e alla sua salute”. Cosa che non guasta, “gli sbocchi sono molto interessanti”.
Giovanni Iaquinto, Giuseppe Montanino e Roberta Roccetti sono al terzo anno di Ingegneria Chimica. “Ci occupiamo di tutto quello che riguarda gli impianti: progettazione, reazioni, gestione, produzione di materie prime”. I ‘pro’ di questo percorso: “le prospettive sono buone ma le opportunità migliori sono all’estero”. Le difficoltà: “si suda anche per avere il voto minimo e, spesso, il risultato non ripaga gli sforzi, però tutto quello che si fa resta come cultura personale”. L’aspirazione più diffusa è quella di diventare progettista, ma la maggior parte diventa ingegnere di processo, dedito a seguire le operazioni industriali. Un consiglio prezioso, trovare subito il proprio metodo di studio: “ci sono tanta Matematica e Fisica e chi non è abituato a studiare può trovarsi in difficoltà. Servono molta volontà per non scoraggiarsi, anche quando si ripete quattro volte Analisi, e tanta cioccolata”.
Passione per i motori. È la motivazione alla base della scelta di Alberto Veneziano, Marco Pugliese e Giuseppe Zenno, al terzo anno di Ingegneria Meccanica. “In realtà, nel corso del triennio, si fa ben poco di attinente ai motori. C’è qualcosa di più alla Magistrale, ma niente in confronto alle università di Torino e Modena”. Per laurearsi in tempo si deve stare “dalla mattina alla sera a studiare”. Materia fondamentale, la Fisica: “dinamica, fluidodinamica, termodinamica”. Attenzione al primo anno: “occorre acquisire un metodo e capire cosa si studia senza imparare nulla meccanicamente”. Un po’ di ottimismo: “anche chi alle superiori ha zoppicato, ce la può fare, ma si deve impegnare”. Al termine degli studi le prospettive sono buone: “una statistica recente rileva che, tra i laureati assunti, uno su quattro è ingegnere”. L’anno più impegnativo è il secondo, dove compaiono gli esami più selettivi: Fisica Matematica, Scienza delle Costruzioni, Meccanica Applicata alle Macchine. Ma “per i meccanici l’esame più difficile non è Scienza delle Costruzioni ma Costruzioni di Meccaniche”, disciplina del terzo anno che rappresenta la sintesi di tutto il percorso svolto: “se si studiano bene Analisi e Fisica al primo anno, tutto è più semplice”. Un consiglio: “affrontate prima gli esami più difficili, se possibile appena finisce il corso, perché i docenti sono più disponibili. Serve più che farli tutti”.
Pasquale Scarano e Giovanni Di Salvatore studiano alla Specialistica in Ingegneria Elettronica: “è un ramo che non smetterà mai di evolversi. L’elettronica è dovunque”. Organizzare lo studio, prima di cominciare: “non esistono libri di testo, i pochi disponibili sono in inglese, si devono fare ricerche su internet e poi seguire, andare a ricevimento. È pesante”. L’avvenire, nonostante tutto, sembra buono: “il nostro continua ad essere un settore propositivo, in cui il precariato non è eccessivamente lungo”. Fare bene tutte le matematiche e la Fisica: “l’Analisi si ritrova ovunque, anche negli esami di Elettronica, in cui può sembrare ci sia minore attinenza. Argomenti come i rotori e le divergenze, di Analisi II, si ripresenteranno continuamente. Se ci si blocca un anno su un esame di Matematica, forse è il caso di valutare bene la propria scelta”.
Gianluca Sarracco, Specialistica in Ingegneria Strutturale e Geotecnica, è laureato triennale in Ingegneria Civile. I primi grandi ostacoli, Meccanica Razionale e Scienza delle Costruzioni: “sono gli esami che danno la spina dorsale al futuro ingegnere. Però basta studiare e, soprattutto, seguire i corsi. Senza il lavoro in aula ed il dialogo con il docente non si comprende l’approccio”. 
    Simona Pasquale
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