Economia Aziendale ostico per gli studenti di Giurisprudenza

Ostico per gli studenti di Giurisprudenza, più semplice per quelli di Economia, ma ugualmente impegnativo l’esame di Economia Aziendale alla Parthenope, che dà pensiero ai prenotati del 27 novembre con la prof.ssa Susy Di Vaio. “Siamo qui per l’esame dopo una settimana intensa di studi”, annuncia Claudio Liguori, al quinto anno di Giurisprudenza. Il collega Michele Mallardo è teso, ma felice di sostenere l’esame nel giorno prestabilito: “ho fatto il passaggio dalla Federico II perché lì gli esami venivano rinviati in continuazione, gli orari di ricevimento non erano rispettati, c’era una totale disorganizzazione in Segreteria. Qui siamo di meno e all’appello si ricordano di noi”. Entrambi i Corsi di Laurea affrontano la prova con qualche differenza nelle modalità di svolgimento: “per noi di Economia lo scritto consiste in cinque domande da sei punti massimo ciascuna sulla parte generale dell’azienda e sul bilancio, più un esercizio sull’autofinanziamento, che gli studenti di Giurisprudenza non hanno, il resto dell’esame è uguale”, descrive Salvatore Oliviero, al terzo anno di Economia Aziendale. Dopo lo scritto c’è l’orale: “puoi accedervi anche con 17, ma io ho preferito rifiutare il voto la volta scorsa. Non ho problemi ad affrontarlo, ma vorrei che ci fosse più applicazione pratica delle materie che incontriamo. In Erasmus a Jaén, per spiegarci il Diritto dell’Unione Europea, ci hanno mostrato articoli di attualità sull’applicazione del trattato di Lisbona, così sei stimolato a studiare, qui non succede”, afferma Antonio Nunziata, quinto anno di Giurisprudenza. Il collega Marco ha provato a superarlo quattro volte: “studio molto, ma trovo difficoltà con la materia, gli altri esami li supero con tranquillità. Qui non basta centrare l’argomento nelle risposte, bisogna anche approfondirlo per passare l’esame, ed io non sono in grado di farlo, nonostante le lezioni private”. Maria pensa addirittura che non vi sia motivo sostenerlo a Giurisprudenza: “Economia è una materia che non ci appartiene, se avessi voluto impararla, mi sarei iscritta all’omonimo Corso di Studi. Voglio fare il notaio, non so a cosa mi può servire. I docenti spiegano bene, ma sono troppo esigenti. Devono entrare nell’ottica di non poter pretendere le stesse cose dai due Corsi”, lamenta la studentessa del quarto anno, “in più non siamo abituati all’esame scritto, tantomeno a risposta multipla con domande a trabocchetto”. L’esame cambia a seconda della frequenza in aula: “ho studiato e l’ho superato, per me che sono corsista è stato facile, ma a luglio ne è passato uno su 20. Chi non segue ha domande diverse”. Maria denuncia problemi inerenti la carenza di spazi e servizi: “ho seguito a Nola fino a due anni fa, ora devo arrivare tre volte la settimana a Palazzo Pacanowski per le 8.40. A mio avviso il corso inizia troppo presto, già le 9.00 sarebbe meglio. In più devo pagare 14 euro di parcheggio al giorno, avendo la smart, perché non posso lasciarla all’interno della struttura”. Per concludere niente mensa, né aule studio sufficienti: “possiamo comprarci al massimo un panino freddo e abbiamo solo due aule studio, di cui una è sempre chiusa”.
La docente
“Non è un’anomalia”
Alle riflessioni degli studenti, risponde la prof.ssa Susy Di Vaio. In merito alla presenza dell’Economia Aziendale nel curriculum di Giurisprudenza: “qualcuno la potrebbe considerare un’anomalia, ma non lo è. Dipende da che tipo di giurista vuoi diventare. Il tuo cliente spesso è un’azienda con la quale non si può discutere, l’unico strumento a disposizione per interagirvi è il bilancio, che ogni professionista deve saper leggere”. La conoscenza del giurista dev’essere completa, così come quella dell’economista: “chi si occupa di un’azienda allo stesso modo deve conoscere le norme che ne regolano il funzionamento”. L’insegnamento della docente conta 150 corsisti: “ho dovuto chiedere un’aula più grande per farli entrare tutti, ma chi mi ha seguito sa che spiego anche più di una volta un concetto e tento di far interagire gli studenti, tant’è che mi dicono li faccio ragionare troppo”. L’esame scritto ha suscitato perplessità in alcuni: “il mio esame è scritto ed orale perché lo studente deve imparare non solo a leggere, ma anche ad interpretare il bilancio. Deve conoscere le operazioni straordinarie nelle aziende come: fusione, trasformazione, liquidazione e deve saperle esporre”. Non c’è distinzione tra corsisti e non: “in aula chiamo tutti per nome, proprio perché non voglio farmi influenzare dalla frequenza dello studente durante la correzione del compito. Prevedo sempre l’orale quando l’elaborato non mi convince, perché spesso chi viene a tentare l’esame ha più possibilità di cavarsela allo scritto, dato che è meno emozionato di chi ha studiato tanto”. Nessuno è una semplice matricola: “il docente ha il dovere di far rispettare le regole, ma anche quello di ascoltare i problemi del singolo, perciò ho lasciato il mio indirizzo e-mail a tutti gli studenti e quello di telefono ai tesisti. Non ho previsto un orario di ricevimento fisso, quando hanno bisogno possono contattarmi e fissare appuntamento. A volte ricevo anche su Skype, mi adeguo alla generazione a portata di click”. Una volta laureati, bisogna avere le idee chiare: “nessun vento è favorevole al marinaio che non sa in quale porto approdare, come direbbe Seneca. Siamo responsabili della collocazione su mercato dei nostri studenti, perciò organizzo numerose iniziative che coinvolgono aziende (soprattutto del settore marittimo), laureati e laureandi, come il convegno al Propeller Club di Napoli ed il seminario di Cost Accounting con la MSC Crociere”.
Allegra Taglialatela
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