Per la prima volta dalla sua istituzione Sociologia della Federico II sarà guidata da un docente che non è un sociologo. Il 14 novembre, infatti, il prof. Stefano Consiglio, economista e docente di Organizzazione Aziendale, ha vinto la sfida con il prof. Gianfranco Pecchinenda, che insegna Sociologia della Conoscenza, per la successione ad Enrica Amaturo, alla direzione del Dipartimento di Scienze Sociali. Consiglio ha ottenuto 40 preferenze, Pecchinenda si è fermato a 16. Quattro le schede bianche o nulle. Si è risolta, dunque, in prima battuta, senza che ci sia stata la necessità di ricorrere ad un secondo o ad un terzo turno, la partita. Il nuovo Direttore entrerà in carica a gennaio, quando l’incarico di Amaturo, che era reduce da due mandati e non poteva più candidarsi, scadrà. “Mi ha fatto molto piacere – commenta a caldo Consiglio – la grande partecipazione che c’è stata a questa elezione da parte di tutte le componenti del Dipartimento. Sono certo che con il collega Pecchinenda e la componente che lo ha votato le cose andranno benissimo. C’è un solido rapporto personale ed il dibattito delle settimane che hanno preceduto il voto è stato sempre corretto ed incentrato sui temi, sulle scelte, mai sulle persone. Spero di proseguire nell’ottimo lavoro che ha realizzato la prof.ssa Amaturo e per questo confido di poter contare sul sostegno dell’intero Dipartimento. Non è mai un singolo Direttore che determina nel bene o nel male la vita della struttura, ma è la squadra”. Riguardo alla novità di un economista al vertice di Sociologia, poi, dice: “È vero, se ci limitiamo a considerare la presidenza della Facoltà, prima della riforma, o la direzione del Dipartimento post riforma. È pur vero, però, che all’epoca della Facoltà ci sono stati colleghi non sociologi che erano direttori di Dipartimento. Per esempio la prof.ssa Gribaudi, una storica. In ogni caso, ribadisco, io sarò il direttore di tutti e non ho certo intenzione di disperdere un patrimonio che si è accumulato nei decenni a Sociologia. Mi occupo di organizzazioni aziendali e so bene quanto le solide radici siano importanti per la vita di una istituzione, quale essa sia”.
Il prof. Pecchinenda, lo sconfitto, non nasconde la sua delusione a poche ore dal voto. “Mi ero messo in gioco – dice – per proporre un’alternativa che fosse in grado di salvaguardare la specificità di Sociologia. Non tanto per me, quanto per i più giovani. La mia proposta non è stata recepita e naturalmente non posso che prenderne atto. È chiaro, ormai, che siamo diventati un Dipartimento diverso da quello che è stato in passato ed è altrettanto chiaro che alla Federico II chi vorrà continuare a svolgere ricerca e didattica in ambito sociologico non avrà più come unico punto di riferimento il Dipartimento di Scienze Sociali. Si chiude una lunga stagione e forse è il segno di questi nostri tempi nei quali la Sociologia come disciplina non va di moda ed è considerata sempre più residuale. Ho la sensazione che il voto di oggi, senza ovviamente alcuna critica al prof. Consiglio, al quale formulo auguri e complimenti, simbolicamente rappresenti la fine di uno sforzo di emancipazione ed autonomia che i sociologi dell’Ateneo federiciano avevano avviato trenta o forse addirittura quaranta anni fa”. Queste le reazioni a caldo dei protagonisti della sfida.
Il prof. Pecchinenda, lo sconfitto, non nasconde la sua delusione a poche ore dal voto. “Mi ero messo in gioco – dice – per proporre un’alternativa che fosse in grado di salvaguardare la specificità di Sociologia. Non tanto per me, quanto per i più giovani. La mia proposta non è stata recepita e naturalmente non posso che prenderne atto. È chiaro, ormai, che siamo diventati un Dipartimento diverso da quello che è stato in passato ed è altrettanto chiaro che alla Federico II chi vorrà continuare a svolgere ricerca e didattica in ambito sociologico non avrà più come unico punto di riferimento il Dipartimento di Scienze Sociali. Si chiude una lunga stagione e forse è il segno di questi nostri tempi nei quali la Sociologia come disciplina non va di moda ed è considerata sempre più residuale. Ho la sensazione che il voto di oggi, senza ovviamente alcuna critica al prof. Consiglio, al quale formulo auguri e complimenti, simbolicamente rappresenti la fine di uno sforzo di emancipazione ed autonomia che i sociologi dell’Ateneo federiciano avevano avviato trenta o forse addirittura quaranta anni fa”. Queste le reazioni a caldo dei protagonisti della sfida.
Il programma
Relativamente ai progetti ed ai programmi del nuovo Direttore, Consiglio ne traccia una sintesi nella lettera che il 7 novembre aveva inviato ai suoi colleghi per presentare la sua candidatura. Scrive: “Sono legato a questo Dipartimento ed in particolare a tutte le persone che vi lavorano (ci sono arrivato un po’ per caso 12 anni fa); con la modifica dello Statuto sono andato, per un paio di anni, nel Dipartimento di Economia, Management e Istituzioni, ma poi la qualità dei rapporti personali instaurati e la stimolante condivisione di progetti scientifici multidisciplinari mi hanno indotto a ritornare al Dipartimento di Scienze Sociali”. Ricorda: “nella mia storia accademica alla Federico II ho ricoperto diversi ruoli istituzionali”. Ossia, gli incarichi di Direttore del Dipartimento di Sociologia Gino Germani, di Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Management del Patrimonio Culturale, di Vice-presidente del Polo delle Scienze Umane e Sociali, di componente del Presidio di Qualità, di membro dell’organo di indirizzo dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Federico II, e di componente del direttivo Federica Web Learning. Le ragioni della sua candidatura: “penso che il nostro Dipartimento abbia le potenzialità per migliorare e per fare crescere ulteriormente il proprio ruolo nell’Ateneo e al di fuori di esso, nella società e nelle istituzioni. Siamo un gruppo coeso, siamo riusciti a valorizzare le differenti componenti che ci caratterizzano e a rispondere al bisogno di multidisciplinarità che questi tempi richiedono”.
Ricerca, didattica e terza missione i punti sui quali il nuovo Direttore si sofferma nel documento. Per quanto concerne la ricerca, occorre “consolidare le nostre collaborazioni a livello di Dipartimento, di Ateneo, e sul fronte regionale, nazionale e internazionale. Gli osservatori ed i laboratori rappresentano una formula importante per rafforzare la collaborazione interna includendo ricercatori provenienti da altre strutture”. E cita come esempio il Lirmac (Laboratorio interdisciplinare di ricerca su mafia e corruzione), l’Archivio multimediale delle memorie, il Funes (atelier di ricerca sulla narrazione e l’immaginario), l’Osservatorio LGTB, quello Territoriale Giovani, quello sulla Salute, Formazione e Territorio, il neonato Osservatorio sul Turismo, il Seminario Permanente Etica Bioetica e Cittadinanza. Secondo Consiglio, poi, bisognerà a livello interdipartimentale consolidare il ruolo nelle Task Force di Ateneo e “valorizzare la nostra presenza in strutture come il Lupt, all’interno del quale già diversi docenti sono presenti”. Ancora, “all’esterno del nostro Ateneo dobbiamo rafforzare la collaborazione con i distretti tecnologici regionali con cui già collaboriamo (Databenc e Stress) e con i Cluster Nazionali per migliorare la nostra presenza in progettualità sui bandi nazionali ed internazionali. Su quest’ultimo fronte dobbiamo valorizzare inoltre le nostre relazioni internazionali e fare in modo che il Dipartimento possa partecipare a progetti europei in qualità di partner”.
Quanto alla didattica, “abbiamo la necessità di rispondere velocemente ed efficacemente all’incremento di iscritti degli ultimi anni, cercando di consolidarlo ampliando la nostra capacità di attrazione degli studenti da altre regioni d’Italia. Dobbiamo dedicare la massima attenzione alla nostra articolata offerta didattica fatta di due Triennali, tre Magistrali, corsi di Master, soprattutto in ambito sanitario. Su questo fronte dobbiamo continuare il ragionamento avviato sulla creazione di un ulteriore percorso Magistrale”. Un capitolo a parte merita il dottorato: “che ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello del Dipartimento e sul quale continueremo a investire valorizzando l’interdisciplinarietà sia sul fronte scientifico sia su quello gestionale. Per fare tutto questo però dobbiamo incrementare il nostro impegno, ripartendo in modo equilibrato i carichi di lavoro, potenziando il numero di componenti del nostro Dipartimento, all’interno di una strategia includente e condivisa”. Per consolidare bisogna migliorare ed ampliare le infrastrutture e la qualità degli spazi “valutati non adeguati dai nostri studenti”. Su questo fronte, sottolinea, “dobbiamo aprire un cantiere strategico; la bellezza delle nostre sedi merita di essere curata e tutelata da parte di tutta la comunità del Dipartimento dai docenti, al personale, agli studenti”. Un cenno al placement: “la nostra capacità di attrarre studenti è legata, infatti, anche al nostro impegno su questo fronte”. Il dialogo con gli studenti “è centrale, da loro possono venire idee e supporto fattivo. Ho uno splendido rapporto con gli studenti del corso di Management del Patrimonio Culturale prima da Coordinatore ora da responsabile tutoraggio e placement. Sono certo che sarà così anche nella mia funzione di direttore”.
Ricerca, didattica e terza missione i punti sui quali il nuovo Direttore si sofferma nel documento. Per quanto concerne la ricerca, occorre “consolidare le nostre collaborazioni a livello di Dipartimento, di Ateneo, e sul fronte regionale, nazionale e internazionale. Gli osservatori ed i laboratori rappresentano una formula importante per rafforzare la collaborazione interna includendo ricercatori provenienti da altre strutture”. E cita come esempio il Lirmac (Laboratorio interdisciplinare di ricerca su mafia e corruzione), l’Archivio multimediale delle memorie, il Funes (atelier di ricerca sulla narrazione e l’immaginario), l’Osservatorio LGTB, quello Territoriale Giovani, quello sulla Salute, Formazione e Territorio, il neonato Osservatorio sul Turismo, il Seminario Permanente Etica Bioetica e Cittadinanza. Secondo Consiglio, poi, bisognerà a livello interdipartimentale consolidare il ruolo nelle Task Force di Ateneo e “valorizzare la nostra presenza in strutture come il Lupt, all’interno del quale già diversi docenti sono presenti”. Ancora, “all’esterno del nostro Ateneo dobbiamo rafforzare la collaborazione con i distretti tecnologici regionali con cui già collaboriamo (Databenc e Stress) e con i Cluster Nazionali per migliorare la nostra presenza in progettualità sui bandi nazionali ed internazionali. Su quest’ultimo fronte dobbiamo valorizzare inoltre le nostre relazioni internazionali e fare in modo che il Dipartimento possa partecipare a progetti europei in qualità di partner”.
Quanto alla didattica, “abbiamo la necessità di rispondere velocemente ed efficacemente all’incremento di iscritti degli ultimi anni, cercando di consolidarlo ampliando la nostra capacità di attrazione degli studenti da altre regioni d’Italia. Dobbiamo dedicare la massima attenzione alla nostra articolata offerta didattica fatta di due Triennali, tre Magistrali, corsi di Master, soprattutto in ambito sanitario. Su questo fronte dobbiamo continuare il ragionamento avviato sulla creazione di un ulteriore percorso Magistrale”. Un capitolo a parte merita il dottorato: “che ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello del Dipartimento e sul quale continueremo a investire valorizzando l’interdisciplinarietà sia sul fronte scientifico sia su quello gestionale. Per fare tutto questo però dobbiamo incrementare il nostro impegno, ripartendo in modo equilibrato i carichi di lavoro, potenziando il numero di componenti del nostro Dipartimento, all’interno di una strategia includente e condivisa”. Per consolidare bisogna migliorare ed ampliare le infrastrutture e la qualità degli spazi “valutati non adeguati dai nostri studenti”. Su questo fronte, sottolinea, “dobbiamo aprire un cantiere strategico; la bellezza delle nostre sedi merita di essere curata e tutelata da parte di tutta la comunità del Dipartimento dai docenti, al personale, agli studenti”. Un cenno al placement: “la nostra capacità di attrarre studenti è legata, infatti, anche al nostro impegno su questo fronte”. Il dialogo con gli studenti “è centrale, da loro possono venire idee e supporto fattivo. Ho uno splendido rapporto con gli studenti del corso di Management del Patrimonio Culturale prima da Coordinatore ora da responsabile tutoraggio e placement. Sono certo che sarà così anche nella mia funzione di direttore”.







