Cosa consente a un laureato in Sociologia di posizionarsi più in alto di un laureato in Economia nella graduatoria di ammissione ad un master post-lauream? La risposta è semplice: gli studi di Sociologia insegnano a reinventarsi. Con i tempi che corrono, non è cosa da poco. Lo sostiene Rosario D’Angelo, studente del vecchio ordinamento e consigliere di ateneo, secondo il quale l’ampiezza e la multidisciplinarietà di questi studi è al contempo la loro forza e il loro limite. “Parlo da studente del vecchio ordinamento, quindi il mio discorso è generale, astrae dalle peculiarità di nuovi corsi di laurea triennali come quello in Culture digitali. Di sicuro, il tipo di materie che studiamo e il modo in cui le studiamo ci permette di sviluppare grande apertura mentale e capacità di risolvere problemi complessi. Da un lato dunque ci prepariamo ad assumere la veste del sociologo, una figura che non ha un ruolo ben definito, dall’altro acquisiamo delle capacità che ci consentono di adattarci un po’ ovunque”. Rosario si convinse per Sociologia subito dopo il diploma, grazie a un incontro svoltosi nell’ambito di Orientarsi all’Università, evento organizzato ogni anno da Ateneapoli. “Rimasi colpito dalle parole della Preside Amaturo – racconta- ci disse che il sociologo deve sapersi confrontare continuamente con situazioni nuove. Era quello che volevo per me. Se si ama cambiare, Sociologia va bene, la sconsiglierei invece a chi pensa ancora al posto fisso”. Sociologia non è fatta per persone statiche. Anche i professori sono accademici diversi dal solito. “Non sono docenti che si rinchiudono nei loro studi e basta. Hanno un dialogo costante con noi, che vorremmo addirittura avere più tempo a disposizione per ascoltarli. Almeno per noi del vecchio ordinamento, 48 ore di corso sono poche”. Rosario questa scelta la rifarebbe senza alcun dubbio, e come lui Roberta Inarta, studentessa del vecchio ordinamento e consigliere d’ateneo. Roberta non scoraggerebbe mai qualcuno che volesse avvicinarsi alla Facoltà di Sociologia: a lei piace troppo. Tant’è che cerca di fare proseliti informando gli amici più giovani e cercando di soddisfare le loro curiosità. “Vorrei riuscire a trasmettere agli altri il mio entusiasmo, perciò gli aspiranti sociologi che vogliono chiedermi qualcosa non devono farsi indietro, neppure se siamo sulla spiaggia!”. I suoi consigli sono semplici ma niente affatto banali: seguire le lezioni e vivere la Facoltà. Anzi, vivere le Facoltà, ossia l’ateneo. “Secondo me è importante che uno studente di Sociologia si informi su ciò che gli accade intorno, che non se ne stia chiuso sotto una campana di vetro, altrimenti anche la laurea con 110 e lode diventa inutile. E’ bene seguire i convegni, i cineforum, le iniziative organizzate dalla Facoltà ed essere informati su quanto avviene anche altrove. E’ bene stare a contatto con colleghi e docenti. So che soprattutto per gli studenti del nuovo ordinamento è difficile, visti i ritmi di studio che hanno, ma uno sforzo va fatto ugualmente”.