La sessione estiva degli esami è partita un po’ a rilento a Giurisprudenza. I pochi studenti che affollano le aule nei giorni delle prove si definiscono audaci. “Con un calendario così articolato c’era da aspettarsi la diserzione -commenta Carmela Saggese, matricola- Oggi siamo una quarantina a sostenere l’esame di Filosofia del diritto con il prof. Angelo Abignente. Praticamente nessuno, rispetto ai frequentanti il corso. Purtroppo, il 3 giugno, a qualche giorno dalla fine delle lezioni, non tutti hanno il coraggio di affrontare la prova”. È in aula solo per cercare di scoprire gli argomenti più gettonati, Sabrina Sannino, studentessa del primo anno: “Il corso di Filosofia è finito da sole 96 ore. Troppo poco tempo per sedimentare gli argomenti ed esporli in modo adeguato”.
Anche agli esami di Storia del diritto medioevale e moderno, prof.ssa Cristina Vano, non c’è quella confusione che ci si aspetta di trovare, in una sessione con opportunità limitate. “È proprio una sfida essere in aula oggi – racconta Elisabetta D’Amore- Dopo la fine delle lezioni mi sono sentita una trottola, tra la riorganizzazione degli appunti e la ripetizione di tutto il manuale, avrò avuto scarso una settimana. Purtroppo credo di essere stata penalizzata dalla fretta: il mio 24 testimonia che non sempre la fortuna aiuta gli audaci”. Voto non proprio esaltante anche per Maurizio De Cicco: “Dopo aver seguito le lezioni e fatto tutto il possibile per affrontare l’esame quanto prima – spiega la matricola- ricevere 22 non è proprio il massimo. Però va bene così. Al primo anno preferisco un esame in più ad una media brillante”. “Con queste date – afferma Girolamo De Falco- o ti butti nella mischia con il rischio di prendere voti non proprio eccellenti, o rifletti e studi con calma, correndo il pericolo di restare indietro. Fra le due opzioni ho scelto quella, a mio avviso, con meno ripercussioni sul futuro. Meglio un 20 oggi, che vedere trascorrere la sessione con un’unica disciplina all’attivo”.
Più affollata la seduta di esami di Diritto Costituzionale, prof. Massimo Villone. “Spero di riscattare un primo semestre non proprio brillante- dice Sara Petrella- Dopo aver finito il corso, a dicembre, non ho avuto il coraggio di affrontare la disciplina. A distanza di qualche mese credo di aver fatto bene, ora mi sento molto più sicura, il tempo a disposizione mi ha aiutato a capire meglio i meccanismi”. “A gennaio la prova fu un vero e proprio azzardo- spiega Nicola Perrotta- Il prof. Villone spazzò via la maggior parte dei presenti in aula, compreso me. Quell’esperienza mi ha insegnato che alcune materie necessitano di tempo per poter essere acquisite e discusse innanzi ad una commissione esaminatrice”. Oggi invece lo studente torna a casa con 28: “Per questo capisco la diserzione agli esami subito dopo la fine del corso”.
Qualche nota stonata arriva dagli esami di Economia Politica, prof. Gaetano Cuomo. Da sempre la materia, considerata ostile, miete numerose vittime fra chi non è proprio a suo agio con formule e grafici. “È la terza volta che affronto lo scritto – racconta Monica Ferrara- Le sessioni si susseguono ed il risultato non cambia. Per mia sfortuna non lego molto con i numeri e i diagrammi cartesiani non fanno proprio per me. Spero vada bene, ad ottobre vorrei laurearmi, non voglio più perdere tempo per una disciplina non caratterizzante il corso di studi”. “Economia è un esame spesso tralasciato da noi studenti – afferma Alfredo Desiderio- La disciplina viene affrontata alla fine degli studi perché presenta difficoltà. In aula, infatti, siamo per lo più ragazzi grandi, stanchi di combattere con numeri e formule. Questo stato d’animo influenza anche la buona riuscita della prova. Se non sbaglio il voto più alto di questa giornata, non supera il 26”. In effetti, i voti non sono proprio entusiasmanti. “Torno a casa con 23 – dichiara Valentina Di Bernardo- di certo non sono contenta, la mia media ne risentirà, ma meglio andare avanti. Dopo quest’ultimo sforzo potrò chiedere finalmente la tesi, il mio 23 vale più di un 30”.
Poco affollata la seduta d’esame di Diritto Internazionale, prof. Massimo Iovane. “La sessione estiva non è da grandi numeri – commenta Bernardo Falivene- La breve distanza fra esami e fine delle lezioni intimorisce gli studenti, non tutti sono capaci di studiare e seguire più materie contemporaneamente. Io, ad esempio, per non lasciare indietro le discipline del primo semestre del III anno, ho preferito starmene a casa in questi mesi. Non avrebbe avuto senso prendere appunti su Procedura Civile e Scienza delle finanze quando nella scorsa sessione le cose non sono andate bene. Spero di rifarmi al più presto”. “Purtroppo non è andata come speravo – racconta Viviana Farina- il prof. Iovane è davvero esigente e la mia scarsa preparazione sulle sentenze a livello europeo, ha inficiato l’esito della prova. Ho rifiutato 20, davvero non posso permettere ad un esame relativamente semplice di rovinarmi la media. Purtroppo il prossimo appello è tra meno di un mese, non credo che il docente mi permetterà di sostenere nuovamente la prova. Questa sessione con date così ravvicinate è davvero ridicola”. Sorte un po’ diversa per Federica D’Onofrio: “Sono soddisfatta del mio 28, ma quanta fatica c’è dietro un voto così alto! La cattedra è davvero esigente, insiste molto sui particolari, sulle note, sulle più piccole sentenze. È un esame che nella sua semplicità non si può raffazzonare in poco tempo. Occorre seguire il corso”. “Se in aula siamo pochi – dice Domenico Fascelli- è colpa degli appelli ravvicinati. Se sbagli a giugno, non puoi più tornare dopo poco più di 20 giorni. Per questo molti ragazzi scelgono il mese di luglio, semplicemente per sentirsi più preparati”.
Grande confusione agli esami di Diritto Penale, prof. Sergio Moccia. Il docente, titolare di ben due cattedre, non soffre crisi di presenze. “È sempre così- spiega Roberta Scognamiglio- A lezione, ai seminari integrativi, agli esami c’è sempre gente. Peccato che però l’entusiasmo si freni alla sola presenza in aula. Il docente, pur essendo molto cordiale, in sede di esame pretende il massimo e spesso i risultati deludono le aspettative. Tanto più che gli appelli della sessione estiva sono a meno di un mese l’uno dall’altro. Se si sbaglia il primo colpo, difficile che il docente permetta di tornare poco dopo”. “Siamo alle solite – incalza Maria Sellitti- sono stata invitata a ritornare ad ottobre. La mia preparazione è stata considerata ‘non recuperabile’ in meno di un mese. Ma se luglio dura fino al 31 perché terminare le prove il 2? Così ci precludono di procedere spediti”. Alcuni ragazzi avanzano la richiesta di due appelli in un mese, “magari una data ad inizio mese ed una alla fine – propone Sebastiano Russo- Molte volte gli esami dello stesso semestre vengono fissati a 24 ore di distanza l’uno dall’altro. Con due date ci sarebbero maggiori possibilità di recupero”. “È andata bene – commenta Lucia Ruggiero – la mia costanza è stata premiata e torno a casa con 27. In questi mesi però ho faticato tanto per stare dietro a tutto, sono stanca, eppure gli esami sono appena iniziati. Purtroppo è proprio la sessione che strema perché si combatte contro il tempo”.
Susy Lubrano
Anche agli esami di Storia del diritto medioevale e moderno, prof.ssa Cristina Vano, non c’è quella confusione che ci si aspetta di trovare, in una sessione con opportunità limitate. “È proprio una sfida essere in aula oggi – racconta Elisabetta D’Amore- Dopo la fine delle lezioni mi sono sentita una trottola, tra la riorganizzazione degli appunti e la ripetizione di tutto il manuale, avrò avuto scarso una settimana. Purtroppo credo di essere stata penalizzata dalla fretta: il mio 24 testimonia che non sempre la fortuna aiuta gli audaci”. Voto non proprio esaltante anche per Maurizio De Cicco: “Dopo aver seguito le lezioni e fatto tutto il possibile per affrontare l’esame quanto prima – spiega la matricola- ricevere 22 non è proprio il massimo. Però va bene così. Al primo anno preferisco un esame in più ad una media brillante”. “Con queste date – afferma Girolamo De Falco- o ti butti nella mischia con il rischio di prendere voti non proprio eccellenti, o rifletti e studi con calma, correndo il pericolo di restare indietro. Fra le due opzioni ho scelto quella, a mio avviso, con meno ripercussioni sul futuro. Meglio un 20 oggi, che vedere trascorrere la sessione con un’unica disciplina all’attivo”.
Più affollata la seduta di esami di Diritto Costituzionale, prof. Massimo Villone. “Spero di riscattare un primo semestre non proprio brillante- dice Sara Petrella- Dopo aver finito il corso, a dicembre, non ho avuto il coraggio di affrontare la disciplina. A distanza di qualche mese credo di aver fatto bene, ora mi sento molto più sicura, il tempo a disposizione mi ha aiutato a capire meglio i meccanismi”. “A gennaio la prova fu un vero e proprio azzardo- spiega Nicola Perrotta- Il prof. Villone spazzò via la maggior parte dei presenti in aula, compreso me. Quell’esperienza mi ha insegnato che alcune materie necessitano di tempo per poter essere acquisite e discusse innanzi ad una commissione esaminatrice”. Oggi invece lo studente torna a casa con 28: “Per questo capisco la diserzione agli esami subito dopo la fine del corso”.
Qualche nota stonata arriva dagli esami di Economia Politica, prof. Gaetano Cuomo. Da sempre la materia, considerata ostile, miete numerose vittime fra chi non è proprio a suo agio con formule e grafici. “È la terza volta che affronto lo scritto – racconta Monica Ferrara- Le sessioni si susseguono ed il risultato non cambia. Per mia sfortuna non lego molto con i numeri e i diagrammi cartesiani non fanno proprio per me. Spero vada bene, ad ottobre vorrei laurearmi, non voglio più perdere tempo per una disciplina non caratterizzante il corso di studi”. “Economia è un esame spesso tralasciato da noi studenti – afferma Alfredo Desiderio- La disciplina viene affrontata alla fine degli studi perché presenta difficoltà. In aula, infatti, siamo per lo più ragazzi grandi, stanchi di combattere con numeri e formule. Questo stato d’animo influenza anche la buona riuscita della prova. Se non sbaglio il voto più alto di questa giornata, non supera il 26”. In effetti, i voti non sono proprio entusiasmanti. “Torno a casa con 23 – dichiara Valentina Di Bernardo- di certo non sono contenta, la mia media ne risentirà, ma meglio andare avanti. Dopo quest’ultimo sforzo potrò chiedere finalmente la tesi, il mio 23 vale più di un 30”.
Poco affollata la seduta d’esame di Diritto Internazionale, prof. Massimo Iovane. “La sessione estiva non è da grandi numeri – commenta Bernardo Falivene- La breve distanza fra esami e fine delle lezioni intimorisce gli studenti, non tutti sono capaci di studiare e seguire più materie contemporaneamente. Io, ad esempio, per non lasciare indietro le discipline del primo semestre del III anno, ho preferito starmene a casa in questi mesi. Non avrebbe avuto senso prendere appunti su Procedura Civile e Scienza delle finanze quando nella scorsa sessione le cose non sono andate bene. Spero di rifarmi al più presto”. “Purtroppo non è andata come speravo – racconta Viviana Farina- il prof. Iovane è davvero esigente e la mia scarsa preparazione sulle sentenze a livello europeo, ha inficiato l’esito della prova. Ho rifiutato 20, davvero non posso permettere ad un esame relativamente semplice di rovinarmi la media. Purtroppo il prossimo appello è tra meno di un mese, non credo che il docente mi permetterà di sostenere nuovamente la prova. Questa sessione con date così ravvicinate è davvero ridicola”. Sorte un po’ diversa per Federica D’Onofrio: “Sono soddisfatta del mio 28, ma quanta fatica c’è dietro un voto così alto! La cattedra è davvero esigente, insiste molto sui particolari, sulle note, sulle più piccole sentenze. È un esame che nella sua semplicità non si può raffazzonare in poco tempo. Occorre seguire il corso”. “Se in aula siamo pochi – dice Domenico Fascelli- è colpa degli appelli ravvicinati. Se sbagli a giugno, non puoi più tornare dopo poco più di 20 giorni. Per questo molti ragazzi scelgono il mese di luglio, semplicemente per sentirsi più preparati”.
Grande confusione agli esami di Diritto Penale, prof. Sergio Moccia. Il docente, titolare di ben due cattedre, non soffre crisi di presenze. “È sempre così- spiega Roberta Scognamiglio- A lezione, ai seminari integrativi, agli esami c’è sempre gente. Peccato che però l’entusiasmo si freni alla sola presenza in aula. Il docente, pur essendo molto cordiale, in sede di esame pretende il massimo e spesso i risultati deludono le aspettative. Tanto più che gli appelli della sessione estiva sono a meno di un mese l’uno dall’altro. Se si sbaglia il primo colpo, difficile che il docente permetta di tornare poco dopo”. “Siamo alle solite – incalza Maria Sellitti- sono stata invitata a ritornare ad ottobre. La mia preparazione è stata considerata ‘non recuperabile’ in meno di un mese. Ma se luglio dura fino al 31 perché terminare le prove il 2? Così ci precludono di procedere spediti”. Alcuni ragazzi avanzano la richiesta di due appelli in un mese, “magari una data ad inizio mese ed una alla fine – propone Sebastiano Russo- Molte volte gli esami dello stesso semestre vengono fissati a 24 ore di distanza l’uno dall’altro. Con due date ci sarebbero maggiori possibilità di recupero”. “È andata bene – commenta Lucia Ruggiero – la mia costanza è stata premiata e torno a casa con 27. In questi mesi però ho faticato tanto per stare dietro a tutto, sono stanca, eppure gli esami sono appena iniziati. Purtroppo è proprio la sessione che strema perché si combatte contro il tempo”.
Susy Lubrano