Fisica e Matematica, “affrontateli subito”

“Qualcuno può pensare che quella di Aversa sia un’Università di provincia ma non è così”, afferma Nicola Macchione, studente 23enne, al terzo anno di Ingegneria civile e ambientale che ha scelto la Sun “perché me l’hanno consigliata alcuni miei amici di qualche anno più grandi”. “I docenti – continua – sono molto preparati e disponibili, di conseguenza la didattica è ottima, come anche l’organizzazione. Mi trovo davvero bene”. Giuseppe Pezone, studente di Ingegneria Informatica, originario di Parete, dice: “I nostri docenti credono in un progetto importante: lo sviluppo di un’Università nel casertano, ma la Facoltà non va scelta esclusivamente per una questione logistica. E’ necessario prendere in considerazione le propensioni personali oltre che le passioni”. Secondo Luigi Macchia, 25enne laureando in Ingegneria civile e ambientale, “le Facoltà della Sun, distribuite su tutto il territorio casertano, offrono una possibilità di riscatto sociale a tutti i giovani che vivono quei luoghi”. La situazione logistica, negli anni, è andata cambiando in meglio. “Quando mi sono iscritto, circa cinque anni fa, – racconta Luigi – seguivamo le lezioni nei cinema Metropolitan e Cimarosa di Aversa, con i disagi che si possono immaginare (acustica pessima, poltrone non adatte a studenti universitari che hanno necessità di prendere appunti). In seguito, è stato realizzato un aulario in via Michelangelo, oltre ai lavori, ancora in corso, presso la sede centrale di via Roma”. Fisica e Matematica restano gli scogli del primo anno. “Sosteneteli per primi – suggeriscono i ragazzi – perché pongono le basi per lo studio degli altri esami”. “La cosa migliore – dice Luigi – è studiare in gruppi di quattro o cinque persone, perché ci si confronta, si comprendono bene le tematiche e si impara anche a gestire lo studio”. La costanza è un altro ingrediente fondamentale. “Non basta seguire le lezioni – afferma Domenico Bo, dottorando di ricerca in Ingegneria civile il quale, al terzo anno, ha scelto di trascorrere sei mesi presso l’Università di Madrid, grazie al programma di mobilità Erasmus – bisogna studiare man mano e fin dal primo giorno. Al primo anno, ho commesso l’errore di sottovalutare lo studio: seguivo i corsi in maniera passiva e, una volta a casa, mi dedicavo ad altro. Presto, però, mi sono reso conto che, ad Ingegneria, ci vuole una buona dose d’impegno, quindi per tutto il secondo anno mi sono dedicato completamente allo studio in modo da recuperare il tempo perso in precedenza”. Giudizi positivi anche per il corpo docente. “A parte qualche eccezione, – dice Pasquale Amato, rappresentante degli studenti, originario di Casapesenna – i professori sono tutti molto disponibili, giovani e con una mentalità vicino alla nostra, per cui non bisogna avere alcun timore a porre domande. Abbiamo instaurato un ottimo rapporto anche col Preside”.
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