Nel Consiglio di Facoltà, l’ultimo del 2005 –quello del 19 dicembre-, è stato affrontato l’argomento fondi. A farlo è stato il Rettore Guido Trombetti, davanti ad una platea attenta ed interessata. Ne dà conferma il docente segretario del Cdf, Luigi Musella, docente di Storia Contemporanea. “La relazione – dice – ha riguardato i fondi del finanziamento ordinario di cui l’Ateneo può disporre. Il Rettore ha spiegato quali sono le forme decise dal Governo per l’assegnazione dei finanziamenti. È stata una discussione piuttosto complessa, proprio sul piano matematico. I fondi, stando ai criteri adottati, sono ripartiti in base al numero degli iscritti; altri a seconda del rendimento che l’Ateneo è in grado di produrre; una terza parte relativa alle attività specifiche”. “E’ stata l’occasione per far emergere alcune osservazioni, tra cui il forte squilibrio degli atenei italiani. Rispetto alle università del nord, la Federico II, ma con essa tutte le altre del Mezzogiorno, esce penalizzata a causa del modello adottato dal Governo. In più è emerso che la Federico II ha un numero elevato di personale sia docente che Ata. La critica che si può fare per ciò che concerne l’elargizione dei fondi interessano anche ulteriori parametri presi in considerazione”. Ad esempio alcune università del Nord possono finanziarsi grazie al contributo di enti sia pubblici che privati, e proporzionalmente, dalla loro capacità di rapportarsi al territorio, sono favorite dalla ricchezza del contesto produttivo. Un caso assai diverso dalla realtà del Mezzogiorno, dove la crisi economica ed occupazionale continua a farsi sentire. “Noi operiamo – ha aggiunto Musella – in un ambito economico più arretrato, il che ci penalizza parecchio. E’ chiaro che ci saranno sempre meno soldi per la didattica e per le attività di ricerca”. Altra variabile a sfavore è la sorta di cannibalismo tra le stesse facoltà che si è venuto a creare sulla scorta del modello presentato. “Mi sembra difficile, se non addirittura impossibile, commisurare la produttività del dipartimento di Storia, che gravita nel campo delle materie umanistiche, con un laboratorio di Ingegneria. Adottare lo stesso sistema diventa assurdo”. “D’altra parte, però, – aggiunge il professore – come si legge dall’analisi ministeriale, il sovrannumero di personale, dovuto alle politiche introdotte nel corso degli ultimi trent’anni, ci crea un enorme danno”. La risposta del Cdf è stata compatta. “I colleghi hanno preso atto dei provvedimenti governativi e legislativi illustrati dal rettore, dimostrando le proprie osservazioni al modello teorico seguito, e anche le giuste autocritiche ben motivate in riferimento ad alcune problematiche. Certo si è lamentata la scarsa considerazione usata dal ministro Moratti nell’applicare gli stessi parametri su base nazionale, senza alcuna considerazione delle realtà territoriali”. In quanto agli sviluppi in merito alle modifiche da apportare alla didattica, si aspetta l’attuazione dei provvedimenti in atto, per poi adeguarsi alle novità che si presentano. “E’ inutile mettere in moto una macchina amministrativa che andrebbe a breve riorganizzata. Sarebbe una doppia fatica”.
(E. Di M.)
(E. Di M.)







