Frequenti e ripetute bocciature a Cinese III

Si può cadere nello sconforto per un esame non superato? Certamente, ma fino a che punto? Si può arrivare a sentirne le ripercussioni nella sfera personale? Sono quesiti ai quali possono facilmente rispondere alcuni studenti dell’Orientale. Soprattutto, a quanto pare, chi studia lingue come il Cinese. Nell’Ateneo ormai se ne sentono tante: chi abbandona completamente l’università, chi decide di cambiare lingua all’ultimo anno pur di laurearsi, chi si chiude completamente in se stesso. È il caso di una studentessa in particolare che, per un mese, dopo aver appreso dell’ennesima bocciatura alla prova scritta di Cinese III della professoressa Sandra Martina Antonelli Carletti, ha avuto un attimo di sconforto, a tal punto da pensare che ci dovesse essere per forza qualcosa in lei da cambiare. “L’ho provato tre volte – racconta – è la media per tutti avere almeno tre bocciature. A settembre ero proprio sicura di averlo superato. Ho finito gli esercizi, la composizione e la traduzione. Ma, comunque, non ce l’ho fatta. Ho trascorso il mese di agosto sui libri per quest’esame”. Durante l’ultima sessione autunnale 76 studenti su 100 non hanno superato lo scritto. “Un problema di fondo dovrà pur esserci – si chiedono gli studenti – Per molti è l’ultimo esame e il colpo lo si accusa di più. Ci si ritrova a dover pagare le tasse a causa di Cinese. Ho sentito addirittura di una studentessa che dopo aver tentato l’esame 6 volte ha deciso di abbandonare gli studi”. Ma la colpa, a quanto pare, non sta tutta da una parte. “La docente è particolarmente esigente – spiega la ragazza – Ad esempio, per essere chiari, il titolo della traduzione quest’anno era ‘La narrativa negli anni ’90’. Molti hanno scritto, invece, ‘La narrativa degli anni ’90’ che in italiano ha lo stesso senso. Però, in cinese, ‘degli’ viene preceduto da una particella che in questo caso non c’era nella frase. Lei ha considerato anche questo come errore senza tener conto del fatto che per noi il significato in entrambi i casi non cambia”. Pare, inoltre, che la prof.ssa Carletti dia particolare importanza alla traduzione: “Ci sono miei colleghi i quali, pur non avendo finito la composizione, riescono a superare l’esame con 18 grazie alla parte della traduzione. A quanto pare la docente ha un metro di giudizio un po’ particolare e non del tutto chiaro”. Ma cosa si prova nell’apprendere di non aver superato l’esame per l’ennesima volta? “Arrivati ad un certo punto, te lo aspetti. Ormai per noi è diventata la routine. Ad ogni modo noi ci rendiamo perfettamente conto che il problema non deriva solamente dalla docente. Ci sono anche persone che una volta arrivati a correzione verificano che effettivamente il compito non valeva la sufficienza. Quello che vorremmo, infatti, è solo qualche finestra d’esame in più. È una prova complicata e, se avessimo la possibilità di provarci più volte, magari le nostre chances aumenterebbero”.
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