Anche dopo quarant’anni di docenza, il prof. Giuseppe Gentile, ordinario di Elettrotecnica alla Facoltà di Ingegneria, continua ad emozionarsi alla prima lezione del corso. “Mi piace molto conoscere la nuova platea che mi seguirà, almeno per un semestre, e instaurare un bel rapporto, come è sempre stato. I ragazzi devono essere protagonisti del loro futuro, ed è questo quello che cerco di trasmettere loro”, afferma Gentile, settant’anni, napoletano, che fa il punto sui grandi cambiamenti dell’Università italiana, ricordando la sua esperienza da studente. “Ai miei tempi – dice – c’era un’Università d’élite, dove lo studente era considerato un oggetto e il rapporto con i docenti non esisteva affatto. Seguivamo i corsi in aule affollatissime, in un clima teso”. Oggi, fortunatamente, la situazione è cambiata, anche se, secondo Gentile, “dal punto di vista qualitativo, con l’introduzione del ‘3+2’, si è verificato un peggioramento. E’ stato compresso in tre anni ciò che si studiava in cinque, forse è stata anche colpa nostra che avremmo dovuto rimettere il tutto in discussione, ma, per pigrizia, non lo abbiamo fatto”. Secondo il professore, che ha vissuto l’alternarsi di diverse legislature, “il periodo peggiore è quello attuale, con un Ministro dell’Istruzione che esprime una grande volontà di tagliare le risorse. Ingegneria è una Facoltà ricca di docenti, e forse sta soffrendo meno di altre, ma, nei prossimi dieci anni, si verificherà una situazione drammatica soprattutto se si procederà con i pensionamenti senza mai pensare a nuove assunzioni”. Dalla grande sensibilità sindacalista, è stato segretario di CGIL, oltre che Presidente dell’Adisu (Azienda per il Diritto allo studio Universitario) per tre anni (dal 2005 la 2008), il docente dice: “Ho lavorato molto, rendendomi conto, purtroppo, che il diritto allo studio non è garantito a tutti e che si registra una situazione generale di tagli progressivi da parte del Governo. Prendiamo, ad esempio, le borse di studio. Durante la mia Presidenza all’Adisu, in Italia sono stati stanziati 140milioni di euro per le borse. Pochissimo, se messi a confronto con il miliardo e mezzo della Germania. In Italia, poi, la Campania è il fanalino di coda, in quanto si avverte anche una sorta di disinteresse da parte della Regione verso il diritto allo studio, e si registra il più alto numero di idonei senza borsa. In passato siamo riusciti a garantire una copertura pari al quarantadue per cento, una quota molto limitata, soprattutto se paragonata alla copertura totale delle regioni del Nord, e, attualmente, è ancora più ristretta”. A ciò si aggiunge un particolare meccanismo di co-finanziamento, per cui, “all’atto dell’iscrizione, gli studenti campani versano un contributo regionale inferiore rispetto a quello dei giovani settentrionali. Di conseguenza, il Governo stanzia meno fondi”. E, in linea con le ultime disposizioni ministeriali, tra qualche anno, la Facoltà di Ingegneria non esisterà più. “Saranno creati grossi Dipartimenti o, forse, una Scuola Politecnico che accorperà Ingegneria, Architettura e le discipline di base di Scienze. Magari sarà l’erede dell’attuale Polo delle Scienze e delle Tecnologie, in una logica di articolazione federativa dell’Ateneo, che spero porterà ad un sistema più efficiente e simile a quello esistente nei Paesi industrializzati”, conclude il professore che, probabilmente, continuerà a tenere il suo corso nel secondo semestre.
(Ma.Es.)
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