Si respira tensione nei corridoi silenziosi della Facoltà di Lettere: è tempo di esami, arrivati anche quest’anno seppur con un lieve ritardo dovuto all’occupazione di dicembre. “Oggi devo sostenere il primo esame di quest’anno accademico – racconta Veronica, iscritta a Lettere Moderne, in attesa davanti lo studio della prof.ssa Silvia Acocella, Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea – Era stato fissato per il 21 e poi rimandato ad oggi (25 gennaio, n.d.r.). Quasi per tutti i miei colleghi è così, visto che abbiamo seguito i corsi fino al 19 di questo mese, per recuperare i giorni di protesta. Questo ritardo ci ha un po’ scombussolati, perché adesso abbiamo tutti gli appelli concentrati tra gli ultimi giorni di gennaio e i primi di febbraio”. Mentre Veronica aspetta il suo turno da sola, Viviana e Maria Pia cercano di darsi forza a vicenda e ripetono per l’ennesima volta gli appunti della docente. “E’ un esame molto interessante – raccontano – però bisogna ricordare tantissimi autori minori e non sempre è facile. L’aspetto che lo rende accattivante è che, comunque, abbraccia un periodo storico molto vicino a noi: studiamo autori, come Calvino o Ungaretti, che in passato avevamo già letto per interesse personale”. “E’ un insegnamento più ‘digeribile’ del classico esame di Storia della letteratura – spiega anche Maurizia – Approcciarsi allo studio degli autori del Novecento è avvincente e rilassante, perché sono vicini a noi, alle nostre problematiche”. Per gli studenti di Lettere Moderne, si presenta come il terzo esame di letteratura (dopo Letteratura Italiana I e II) e per molti rappresenta quasi una pausa dagli esami convenzionali, diventa un tuffo nelle proprie letture quotidiane, un modo per capire meglio autori che hanno caratterizzato la loro adolescenza. Allora, anche se l’esame prevede lo studio da un fitto manuale, accompagnato dalla lettura di sette-otto opere selezionate dal docente, non ci si annoia mai. Anzi: “il corso è molto interessante e si segue facilmente. La professoressa spiega cose che non ci sono sul libro, fa collegamenti, approfondimenti. Insomma, seguire fa la differenza, anche perché, a quanto ho capito, – aggiunge Viviana – la docente desidera un approccio critico alla materia. E’ quello che farò all’esame, esponendo un mio approccio personale agli autori, in particolare Calvino. Spero che mi vada bene!”. La speranza di un esito positivo è un sentimento comune tra gli studenti, concordi sul fatto che la prof.ssa Acocella non ha mezze misure: “non ci sono bocciati veri e propri – afferma Maria Pia – ma vieni gentilmente invitato a ripresentanti, e non perché sei andato male, ma perché puoi andare meglio”. Insomma 22 o 23 se ne vedono pochi, “soltanto qualcuno a cui mancano pochi esami alla laurea”, mentre per gli altri ragazzi si punta al 28 o al 30. “E’ un sistema discutibile – afferma Luisa – perché io devo essere libera di poter accettare anche un 24, ad esempio; mentre se vali meno di 30 la prof.ssa ti rimanda alla seduta successiva”.
Di diversa natura sono, invece, i problemi per gli studenti in attesa dell’esame di Glottologia, con la prof.ssa Francesca Dovetto. “Per me questa è l’ottava volta”, afferma Daniela, mentre un brusio di commenti si alza anche fra gli altri ragazzi. La questione sembra essere comune: “non capiamo il metodo di valutazione della docente”, sintetizzano Chiara e Filomena. In pratica, l’esame consta di una parte scritta, con domande a risposta aperta, e una parte orale, alla quale si accede se superato lo scritto. Ma sono pochi a raggiungere il secondo step. “Le domande non sono difficili in senso assoluto, anzi sono sempre attinenti al programma e al testo, ma sono troppo generiche e necessitano di una risposta così ampia che a noi non basta il tempo”. Insomma, un’ora e mezza è insufficiente, affermano le studentesse fuori dall’aula: “se scegli di rispondere in maniera più sintetica non va bene, e se rispondi in maniera esaustiva a tutte le domande non riesci a finire il compito. Si tratta di una vera e propria roulette. L’unica cosa che possiamo dire è che bisogna provare, provare, provare… finché non ti va bene”. “Sicuramente bisogna seguire il corso – aggiunge Carla – altrimenti non ci capisci niente. Esercitarsi a casa con le domande scritte, per cercare di acquisire il dono della sintesi, è di sicuro utile. Sperando che sia anche sufficiente!”.
Più rilassati i ragazzi che stanno per sostenere l’esame di Storia della Filosofia con il prof. Antonio Carrano. Tra una ripetizione e l’altra, spiegano: “non si tratta di un esame difficile, anche perché il professore non è troppo esigente, almeno con noi di Lettere. Il programma non è esageratamente ampio perché va, grossomodo, dall’Umanesimo a Kant”. “E’ la filosofia del liceo – evidenzia Giuseppe – Per noi è molto più facile di Teoretica o Morale”. Girando tra i corridoi si incontra anche chi ha appena sostenuto l’esame di Storia Medievale con il prof. Giovanni Muto. “Bisogna avere molta memoria e seguire le lezioni – raccontano due studentesse – Il professore offre la possibilità di sostenere uno scritto a dicembre sulla parte istituzionale, ed è davvero un’ottima opportunità perché, se si supera questo, all’esame vero e proprio bisogna portare solo i saggi”. Il docente – consigliano – “insiste molto sulla crisi del ’600, una vera passione, quindi è importante non farsi trovare impreparati su quest’argomento!”.
Valentina Orellana
Di diversa natura sono, invece, i problemi per gli studenti in attesa dell’esame di Glottologia, con la prof.ssa Francesca Dovetto. “Per me questa è l’ottava volta”, afferma Daniela, mentre un brusio di commenti si alza anche fra gli altri ragazzi. La questione sembra essere comune: “non capiamo il metodo di valutazione della docente”, sintetizzano Chiara e Filomena. In pratica, l’esame consta di una parte scritta, con domande a risposta aperta, e una parte orale, alla quale si accede se superato lo scritto. Ma sono pochi a raggiungere il secondo step. “Le domande non sono difficili in senso assoluto, anzi sono sempre attinenti al programma e al testo, ma sono troppo generiche e necessitano di una risposta così ampia che a noi non basta il tempo”. Insomma, un’ora e mezza è insufficiente, affermano le studentesse fuori dall’aula: “se scegli di rispondere in maniera più sintetica non va bene, e se rispondi in maniera esaustiva a tutte le domande non riesci a finire il compito. Si tratta di una vera e propria roulette. L’unica cosa che possiamo dire è che bisogna provare, provare, provare… finché non ti va bene”. “Sicuramente bisogna seguire il corso – aggiunge Carla – altrimenti non ci capisci niente. Esercitarsi a casa con le domande scritte, per cercare di acquisire il dono della sintesi, è di sicuro utile. Sperando che sia anche sufficiente!”.
Più rilassati i ragazzi che stanno per sostenere l’esame di Storia della Filosofia con il prof. Antonio Carrano. Tra una ripetizione e l’altra, spiegano: “non si tratta di un esame difficile, anche perché il professore non è troppo esigente, almeno con noi di Lettere. Il programma non è esageratamente ampio perché va, grossomodo, dall’Umanesimo a Kant”. “E’ la filosofia del liceo – evidenzia Giuseppe – Per noi è molto più facile di Teoretica o Morale”. Girando tra i corridoi si incontra anche chi ha appena sostenuto l’esame di Storia Medievale con il prof. Giovanni Muto. “Bisogna avere molta memoria e seguire le lezioni – raccontano due studentesse – Il professore offre la possibilità di sostenere uno scritto a dicembre sulla parte istituzionale, ed è davvero un’ottima opportunità perché, se si supera questo, all’esame vero e proprio bisogna portare solo i saggi”. Il docente – consigliano – “insiste molto sulla crisi del ’600, una vera passione, quindi è importante non farsi trovare impreparati su quest’argomento!”.
Valentina Orellana